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nuova fotografia italiana ny italiensk fotografi - Artericambi

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122<br />

Simone Schiesari<br />

Nato a Rovigo nel 1974, Schiesari fotografa volti. La prima serie mostra facce di soldati dai tratti gonfi e molli,<br />

evidentemente modellati a mano, anche se estremamente dettagliati. Il senso dell’operazione parte dunque da<br />

quello che è il tema cardine del postmoderno: realtà o finzione? Risposta: “perturbante”, vero ed evidentemente finto<br />

insieme, inquietante doppio di un’umanità possibile. Sono dei soldatini di piombo, certo, ma, come suggerisce il titolo<br />

Plumbei. sono anche un’umanità plumbea, severa, imbronciata, scura, tetra. La varietà delle espressioni, all’interno di<br />

questa gamma, è il centro allarmante stesso dell’effetto conturbante della verosimiglianza. Sono poi, evidentemente,<br />

la metafora di un’umanità in guerra, in perenne conflitto, in oscura ostilità.<br />

Il tema si arricchisce di un ulteriore aspetto quando, nella serie seguente, tolti i caschi ai soldatini, avvicinato<br />

ulteriormente il primo piano, i personaggi diventano dei “post mortem human surrogate”, dei cloni, dei surrogati, dei<br />

sostituti. La dizione “post mortem” è centrale: siamo dopo la morte, nei vari sensi dell’espressione, di esseri che ci<br />

sostituiranno dopo la nostra morte, ma anche di esseri al di là dell’idea stessa di morte. Sono esseri “altri”, siamo noi<br />

stessi “altri”, noi già sostituti, già surrogati.<br />

La versione meno fosca e anzi apparentemente felice del tema la dà la terza serie. Qui i volti sono di bei giovani<br />

dalle espressioni intense ma non scure, anzi a volte liete e ammiccanti. Finti anche questi, certo, stessa inquadratura<br />

ravvicinata, ma siamo passati dalla scultura alla pittura. Evidentemente volti tratti da quadri del Rinascimento italiano,<br />

sono ripuliti dalle craquelures, dalla materia pittorica, per diventare distesi e verosimili, giovani e piacenti. Ma, alla<br />

luce delle serie precedenti, siamo ancora nell’ambito dei surrogati? del dopo morte? L’effetto perturbante resta,<br />

anche se cambiato, più sottile, come di un’immagine riflessa in uno specchio.<br />

Emerge inoltre ancora più forte che nelle serie precedenti la forza e il senso dello sguardo: tutti questi volti in effetti<br />

non fanno altro che guardarci, intensamente, fissamente. Ora, da dove ci guardano dunque? Non dalla lontananza<br />

dei tempi – come il Giovane che guarda Lorenzo Lotto di Giulio Paolini –, non dal passato, ma dal futuro appunto, da<br />

un mondo che ancora non sappiamo immaginare, inquietante giovinezza che verrà dopo la morte.

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