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nuova fotografia italiana ny italiensk fotografi - Artericambi

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76<br />

Armin Linke<br />

Linke è nato a Milano nel 1966. Quando dice che ha scelto la <strong><strong>fotografi</strong>a</strong> come medium con l’idea, l’illusione o la<br />

speranza, di cambiare la realtà rappresentandola, gli si può credere, perché è veramente quanto riesce a fare. Ogni<br />

sua immagine arriva a mostrare ciò che rappresenta diversamente da come lo vediamo comunemente. Tutto ci appare<br />

in maniera sorprendente come qualcosa di mai visto. Tutto sembra notevole, mirabile, diverso da come l’avevamo<br />

visto o immaginato.<br />

Due credo che siano le ragioni per cui Linke riesce a restituircele in questo modo. Una è che la sua attenzione non<br />

è per la cosa in sé, che sia un paesaggio, una grande costruzione dell’uomo, un’architettura, o anche un interno o una<br />

persona, ma per lo spazio inteso come luogo di interrelazione con l’uomo, dove gli uomini si situano, che è stato ed è<br />

modificato da loro e che determina il loro comportamento. L’ambito della sua ricerca è cioè quello di un’antropologia<br />

dello spazio umano.<br />

Di questa parte del discorso Linke raggiunge l’acme del suo effetto quando scova luoghi o architetture dal difficile<br />

reperimento o accesso, quindi per la maggior parte di noi mai visti davvero – è del resto la mission classica del<br />

reporter –, ma ancor più quelli dove l’uomo ha realizzato o ancora sperimenta, con forme nuove di “artificialità”,<br />

ambienti nuovi e futuribili.<br />

La seconda ragione è legata a questo. Linke lavora come un archeologo del futuro, nel doppio senso dell’espressione:<br />

guarda il presente come fosse un archeologo venuto dal futuro, ma lo guarda anche come anticipazione, segno di<br />

un cambiamento in atto, suggerendoci di immaginare come sarà la vita dell’uomo in futuro. Per lui la <strong><strong>fotografi</strong>a</strong> non è<br />

registrazione del passato, cattura dell’istante che non tornerà più, documentazione di ciò che va scomparendo, ma<br />

occasione di vedere i segni di ciò che verrà, documento per coloro che lavorano per il futuro.<br />

Per queste stesse ragioni Linke non ama presentare le proprie immagini classicamente e cerca sempre di inventare<br />

modi nuovi di esporle, per spostare l’attenzione in avanti e per rendere il pubblico partecipe, interattivo. Così la<br />

destinazione principale del suo lavoro è un archivio di tutte le immagini, ora che Internet lo permette più agevolmente,<br />

dunque sul suo sito, dove lo spettatore è invitato a scegliere da sé le immagini che preferisce, a studiarne da sé una<br />

sequenza significativa che diventi una pubblicazione unica decisa da lui. Il progetto si chiama Book on demand. Nella<br />

sua semplicità e chiarezza è un’idea che coniuga perfettamente la riproducibilità infinita con l’unicità, che realizza in<br />

un’infinita varietà il senso di un archivio, anch’esso non deposito della storia ma progetto della propria realtà. Un poco<br />

cambiandola, appunto, attraverso la <strong><strong>fotografi</strong>a</strong>.

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