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nuova fotografia italiana ny italiensk fotografi - Artericambi

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14<br />

clonazione. Temi intrinsecamente <strong>fotografi</strong>ci, com’è evidente, e dunque tanto più fertili e necessari. Ognuno però<br />

a noi pare che riesca a dare di questi temi una versione singolare, non scontata, non succube dello loro attualità<br />

ma anzi capace di spostarla su altri fronti compatibili, anzi perfettamente integrati a quelli degli altri autori che qui<br />

presentiamo.<br />

Simone Schiesari, per esempio, se con la sua prima serie, inquadrature serrate di ambigui volti di soldatini di<br />

piombo, affrontava di petto l’ambiguità tra realtà e finzione al centro delle tematiche postmoderne, con le serie<br />

seguenti – attraverso variazioni peraltro minime, sottili, sofisticate – si sposta su tutt’altro fronte: basta togliere i<br />

caschi ai soldatini di piombo della prima serie perché quei volti assumano un senso diverso, che l’autore lega alla<br />

questione sì della moltiplicazione, della clonazione, del postumano, ma legandolo al tema della morte, anzi del postmortem.<br />

La serie seguente sembra cambiare registro, ma solo di quel tanto che illumina di luce <strong>nuova</strong> anche le serie<br />

precedenti: ora si tratta di volti dipinti – ritratti rinascimentali –, opposti per fattezze e atmosfera ai precedenti; ora<br />

sono dei giovani dalla pelle vellutata e dall’espressione ammiccante. A venire in primo piano è lo sguardo, che allora<br />

riscopriamo nei volti precedenti, quelli dei soldati, apparentemente opposto ma in realtà allo stesso modo mortifero,<br />

ovvero “perturbante”, unheimlich, come Freud ci ha insegnato.<br />

Moira Ricci infine usa l’elaborazione digitale, la manipolazione delle immagini, come ormai è uso comune e diffuso,<br />

ma non per proiettare il reale nell’immaginario, nella finzione compensatoria, ma per toccare diversamente il fondo di<br />

verità che sta in ogni invenzione. Niente Second Life bensì una Primary Life. Così Ricci ricostruisce la documentazione,<br />

fittizia ma presentata come reale, di racconti popolari su bambini leggendari, misti di umano e animale o addirittura<br />

minerale, evidentemente impossibili ma che rimandano a uno spunto immaginifico, all’apparenza visiva del soggetto,<br />

e a un sentire che si interroga sul rapporto tra realtà e verità. È la funzione da sempre attribuita alla <strong><strong>fotografi</strong>a</strong>, quella<br />

di “prova” dell’esistenza, che tutti oggi danno per inficiata dalla manipolabilità dell’immagine, che invece Ricci mette<br />

al servizio di un’altra verità, quella che non è sinonimo di realtà ma in dialettica con “altro”, a ciascuno di dire quale.<br />

Molti altri <strong>fotografi</strong> e artisti interessanti e di valore sono necessariamente rimasti fuori dalla nostra selezione, ma il<br />

panorama che abbiamo cercato di restituire a noi pare rispecchiare alcune questioni fondamentali e insieme la varietà<br />

della situazione <strong>italiana</strong>, senza sacrificare al disegno generale la singolarità di ogni autore. Su questa ci permettiamo di<br />

insistere in chiusura, sperando di trarre vantaggio da essa come in una di quelle <strong>fotografi</strong>e dove tutto è perfettamente<br />

illuminato e a fuoco, e mentre si vedono distintamente e chiaramente ogni dettaglio e figura, pare anche di vedere<br />

l’aria che li separa, lo spazio che li contiene, e un certo senso che li lega.

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