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nuova fotografia italiana ny italiensk fotografi - Artericambi

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24<br />

Carlo Fei<br />

Nato a Firenze nel 1955, Fei lavora per serie nette e precise. Un oggetto per volta, posto al centro, su fondo nero,<br />

stampa perlopiù, o preferibilmente, in grande formato. Due sono le serie madri, dai titoli significativi: Né più né meno,<br />

Fatti di niente, a cui si aggiungono dei sottotitoli che descrivono semplicemente quello che vediamo: “Batterie”,<br />

“Numeri”, “Bottoni”, “Talismani”, “Palle”, “Nomi”... La chiarezza è limpida e sconcertante, non permette punti di fuga,<br />

centra l’attenzione, chiede concentrazione. Sono oggetti di meditazioni, isolati ad uno ad uno e ingranditi quasi<br />

a nostra dimensione, cioè in modo che ci stiano di fronte sul nostro stesso piano, a tu per tu, come se anche loro<br />

guardassero e pensassero a noi. Il fondo nero li rende netti e astratti al tempo stesso, l’illuminazione ne evidenzia la<br />

presenza senza enfatizzare nessun dettaglio né giocare con sfocature o tagli.<br />

Che cosa sono dunque? I titoli, allusivi e impertinenti, ironici ma secchi, ci mettono sulla strada. Composti da<br />

negazioni, in realtà sono delle nette affermazioni, quando non degli ossimori: “né più né meno” significa “proprio così”,<br />

“fatti di niente” vuol anche dire veramente fatti di niente. D’altro canto “né più né meno”, se riferito alle batterie, si<br />

riferisce ai poli positivo e negativo delle batterie stesse, e a loro volta indicano ogni tipo di opposti, il cui collegamento<br />

scatena l’energia, da quella elettrica a quella artistica e <strong>fotografi</strong>ca. La compresenza degli opposti ci guiderà allora<br />

nella visione anche delle altre serie. I talismani o portafortuna, per esempio, sono in realtà degli antichi e universali<br />

– come dimostra la varietà geografica illustrata nella serie – simboli di conciliazione tra l’alto e il basso, tra le forze<br />

naturali e quelle sovrannaturali, tra il quotidiano e il destino.<br />

La situazione si è complicata con una serie <strong>nuova</strong> intitolata Val di Luce Project, dal significativo nome della valle<br />

in cui Fei ha scattato le foto. Qui si tratta di paesaggi ma l’impianto è spesso riconoscibile come lo stesso di sempre:<br />

fondo nero incombente, evento luminoso al centro. Di eventi luminosi in effetti si tratta, bianche nuvole in cielo,<br />

riflessi in una pozza d’acqua, cascate o nebbie, giochi di luce tra gli alberi: la luce è la protagonista e ancora una volta<br />

la <strong><strong>fotografi</strong>a</strong> dice quello che letteralmente è, “scrittura di luce”. Ma a guardare bene i conti non tornano, gli effetti<br />

di luce hanno un che di “innaturale”, di elaborato, come in effetti è. Proprio nell’elaborazione Fei ha reintrodotto<br />

l’alchimia degli opposti, in questo caso propriamente il positivo e il negativo <strong>fotografi</strong>co, compresenti e intrecciati con<br />

tecnica digitale. Alchimia digitale dunque, probabilmente l’ossimoro dei tempi attuali.

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