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© Huber/Sime<br />
FINE SETTIMANA<br />
Qui: Palazzo Cavalli Franchetti con le cupole<br />
di Santa Maria della Salute sullo sfondo.<br />
Sotto: bambini “giocano” con l’installazione<br />
Untitled (My gold is yours) di Pietro Golia.<br />
temporanea; a prescindere dalla consapevolezza che, per<br />
tre giorni almeno, non farai altro che muoverti da uno<br />
spazio espositivo all’altro, sempre con l’idea di esserti perso<br />
qualcosa o, più semplicemente, di esserti perso. Un po’<br />
come quando si gira senza meta per le strette calli di questa<br />
città da favola.<br />
“L’idea è quella di trovare se stessi attraverso le immagini…<br />
individui in cerca del loro posto nel mondo”,<br />
dice il giovane curatore della Biennale, Massimiliano Gioni,<br />
alla conferenza stampa di presentazione. Insomma, è<br />
un perdersi per poi ritrovarsi, perché l’arte dopotutto, parola<br />
di Gioni, non è che uno strumento di connessione,<br />
qualcosa che, grazie all’immagine, è in grado di riunire e<br />
mettere in contatto persone, storie, culture, in una parola<br />
“mondi”. E il mondo, tutto il mondo, sembra ritrovarsi<br />
qui a Venezia, una città che ogni due anni si trasforma<br />
nella capitale mondiale<br />
dell’arte contemporanea.<br />
“Mondo” è la parola<br />
chiave di questa<br />
Biennale, intitolata Il<br />
Palazzo enciclopedico.<br />
Un titolo suggestivo,<br />
ispirato all’utopia di<br />
la calle<br />
Schlüsselwort<br />
l’artista m./f.<br />
depositare<br />
l’ufficio brevetti<br />
statunitense<br />
il progetto<br />
ospitare<br />
l’edificio<br />
far invidia<br />
il piano<br />
alto<br />
l’isolato<br />
incompiuto<br />
attraversare<br />
accomunare<br />
lo scienziato<br />
la consapevolezza<br />
perdersi<br />
Bewusstsein<br />
verpassen,<br />
sich verirren<br />
venezianische<br />
Gasse<br />
märchenhaft<br />
Bild<br />
Presse-<br />
konferenz<br />
also<br />
letztendlich<br />
Verbindung<br />
verbinden<br />
da favola<br />
l’immagine f.<br />
la conferenza<br />
stampa<br />
insomma<br />
dopotutto<br />
la connessione<br />
riunire<br />
la parola<br />
chiave<br />
Künstler, -in<br />
anmelden<br />
Patentamt<br />
US-amerikanisch<br />
Entwurf<br />
beherbergen<br />
Gebäude<br />
Neid erregen<br />
Geschoss<br />
hoch<br />
Häuserblock<br />
unvollendet<br />
durchqueren<br />
verbinden<br />
Wissenschaftler<br />
Marino Auriti, un artista italo-americano che nel 1955 depositò<br />
presso l’ufficio brevetti statunitense il progetto del<br />
suo Palazzo enciclopedico, un museo che avrebbe dovuto<br />
ospitare tutto il sapere dell’umanità in un edificio da<br />
far invidia alla biblica Torre di Babele. “Doveva essere un<br />
palazzo di 136 piani, alto 700 metri, e avrebbe dovuto occupare<br />
più di 16 isolati della città di Washington”, racconta<br />
Gioni. “L’impresa rimase incompiuta, ma il sogno<br />
di una conoscenza universale e totalizzante attraversa la<br />
storia dell’arte e dell’umanità e accomuna personaggi eccentrici<br />
come Auriti a molti artisti, scrittori, scienziati e<br />
profeti”. Il “mondo” risuona anche nelle parole di Paolo<br />
<strong>ADESSO</strong> AGOSTO 2013