La valorizzazione dei lavoratori maturi (over 50): una ... - Italia Lavoro
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<strong>La</strong> <strong>valorizzazione</strong> <strong>dei</strong> <strong>lavoratori</strong> <strong>maturi</strong><br />
prevede che sia stato compiuto ogni possibile tentativo di migliorare l’impiegabilità del<br />
disabile ricorrendo a cure mediche, formazione, ecc., fino a non molto tempo fa si<br />
potevano assegnare pensioni di invalidità agli ultracinquantenni anche non per cause<br />
mediche, cioè nel caso in cui la persona in questione non avesse alc<strong>una</strong> possibilità di<br />
trovare un lavoro. In linea di principio questo non è più possibile, in quanto le riforme<br />
del 1999 e del 2003 hanno profondamente modificato il regime delle pensioni di<br />
invalidità. Dal 2003 il vitalizio è stato parificato al sussidio di disoccupazione,<br />
In passato i comuni ricavavano un vantaggio economico nello scaricare sullo Stato le<br />
persone che sperimentavano “problemi occupazionali”, assegnando <strong>una</strong> pensione di<br />
invalidità pubblica: lo Stato danese rifondeva completamente i comuni delle spese per le<br />
pensioni di invalidità, ma negli anni si è proceduto a <strong>una</strong> riduzione di tali rimborsi. Dal<br />
1999 lo Stato rimborsa solo il 35% della spesa sostenuta dalle autorità locali per la<br />
concessione di nuove pensioni di invalidità, che di conseguenza devono essere finanziate<br />
tramite le imposte locali. Il taglio attuale alle sovvenzioni statali serve a incoraggiare le<br />
autorità locali a essere più scrupolose nella concessione di questo tipo di sussidi.<br />
Inoltre, sono state introdotte nuove misure volte a ridurre l’esclusione dal mercato del<br />
lavoro, tra cui l’introduzione del criterio della “capacità lavorativa”, che implica <strong>una</strong><br />
maggiore attenzione alle risorse e al potenziale di sviluppo piuttosto che ai problemi e ai<br />
limiti del disabile. In linea di principio, il requisito fondamentale per concedere la<br />
pensione di invalidità è che sia stato compiuto ogni possibile tentativo di migliorare<br />
l’impiegabilità della persona in questione, ricorrendo a misure di attivazione, cure<br />
mediche, ecc. Quindi, per quanto possibile, a chiunque abbia diritto a un sussidio di<br />
questo tipo viene offerta un’occupazione flessibile, che prevede retribuzioni e condizioni<br />
di lavoro in linea con i contratti adottati nel settore considerato.<br />
Un’altra iniziativa, cioè il part-time, riguarda chi già riceve la pensione di invalidità: il<br />
reddito da lavoro viene integrato dalla pensione, mentre la retribuzione e le condizioni<br />
lavorative vengono concordate tra datore di lavoro e dipendente in collaborazione con il<br />
sindacato competente. I comuni sovvenzionano i lavori flessibili e quelli a tempo<br />
parziale, che nel 2003 ammontavano rispettivamente a 19.961 e 4.941.38. In generale, lo<br />
scopo della riforma delle pensioni di invalidità era di fare in modo che, invece di<br />
diventare un beneficiario passivo del sistema previdenziale, chi non risultava del tutto<br />
“inimpiegabile” rimanesse sul mercato del lavoro.<br />
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