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La valorizzazione dei lavoratori maturi (over 50): una ... - Italia Lavoro

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<strong>La</strong> <strong>valorizzazione</strong> <strong>dei</strong> <strong>lavoratori</strong> <strong>maturi</strong><br />

sono espulsi, anche perché il loro costo è più elevato e “al posto di un anziano prendo<br />

due giovani”. È importante introdurre meccanismi di compensazione, come ad esempio<br />

ani sabbatici. Inoltre non è sempre vero che le aziende preferiscono agire sulla selezione<br />

anziché sulla formazione, non esistono best practice.<br />

MORELLI: si pone dal punto di vista dell’individuo. In realtà, le aziende stanno<br />

investendo moltissimo nella selezione, anche grazie allo strumento del lavoro interinale.<br />

Inoltre, prevale il concetto che <strong>una</strong> risorsa può essere cambiata e non esiste più la<br />

necessità di fidelizzazione. L’ottica della aziende nella gestione delle risorse umane è di<br />

breve periodo. Non ci si preoccupa più della pianificazione e di conseguenza nella<br />

formazione. I giovani, che saranno gli <strong>over</strong> <strong>50</strong> del futuro, sono stati educati ad <strong>una</strong><br />

mentalità per cui non si debba pensare ad un posto fisso. Ora i giovani hanno fatto<br />

propria la posizione estrema opposta, hanno abbracciato in modo estremo <strong>una</strong> cultura del<br />

lavoro completamente diversa. Anche da parte <strong>dei</strong> <strong>lavoratori</strong>, soprattutto se sono un po’<br />

ambiziosi, c’è la tendenza a cambiare frequentemente lavoro perché ritengono che<br />

troppo tempo passato nella stessa azienda significhi che non sono più interessanti per il<br />

mercato del lavoro. Si impongono dunque alcune domande: siamo sicuri che veramente i<br />

<strong>lavoratori</strong> desiderino essere trattenuti dall’azienda? Non stiamo osservando in modo<br />

parziale la realtà?<br />

CUBICO: Ambivalenza delle politiche del lavoro. Il mercato del lavoro è molto vario e<br />

quello che va bene per un segmento è del tutto inopportuno per un altro. Lo stereotipo<br />

dell’età non sempre è adeguato: propone un approccio di diversity management.<br />

Da <strong>una</strong> ricerca è emerso che al di sotto <strong>dei</strong> trentacinque anni la sensibilità al problema è<br />

minore, c’è <strong>una</strong> cultura del lavoro e valori diversi rispetto ai più anziani. I<br />

trentacinquenni/quarantenni che tra 15 anni avranno le redini delle aziende dunque<br />

percepiscono il problema in modo diverso e lo affronteranno in futuro con un’ottica<br />

diversa.<br />

PEDRETTI: opportunità di legare la retribuzione alla produttività. Il merito deve essere<br />

riconosciuto, al di là di <strong>una</strong> minima base retributiva. Purtroppo oggi le parti sociali non<br />

sono ancora disponibili a legare la retribuzione alla produttività anziché all’anzianità.<br />

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