12 STORIA n. 268 - dal 20 giugno al 3 luglio 2013 Aperto al pubblico l’Ipogeo, luogo di culto paleocristiano. All’interno è dipinta la madonna più antica del Lazio Ad Ardea scoperte le origini della cristianità Nel V secolo divenne luogo di culto: tanti simboli ancora oggetto di studio Stefano Cortelletti Al di sotto della rocca di Ardea, in un terreno davanti gli scavi di Casarinaccio fu scoperto nel 1964 un ninfeo in una grotta, di età tardo repubblicana, trasformato nel V secolo in luogo di culto cristiano. Si tratta della prima testimonianza nel Lazio della presenza di cristiani in un periodo così antico. Una scoperta dimenticata, riemersa qualche anno fa grazie al lavoro della Soprintendenza, della Curia Vescov<strong>il</strong>e e della Provincia di Roma che ha finanziato i restauri. Ora questo gioiello della cristianità è stato restituito non solo ai cittadini di Ardea, ma alla storia collettiva di questo territorio. «Conosciamo solo una parte della storia di Ardea – ammette <strong>il</strong> Soprintendente ai Beni archeologici del Lazio Francesco Di Mario –. Ciò che è stato finora portato alla luce è eccezionale, per i collegamenti con la prima fase della nascita di Roma e con <strong>il</strong> mito fondativo dell'arrivo dei troiani con Enea nel Lazio. Questo Ipogeo, 3 metri per 4, è scavato nel tufo: era un luogo di culto legato alla ninfa Nascio di cui parla Cicerone. Fu riscoperto dai Cristiani e modificato nella struttura: furono realizzate banchine laterali, una nicchia con un altare e furono realizzati affreschi. Da luogo pagano, è diventato un luogo sacro». Ma non ci sono raffronti, termini di paragone: l’Ipogeo di Ardea è unico. «Ci sono tracce di cultura orientale, chi ha fatto gli affreschi veniva da oriente. Quest'area era sotto la Bas<strong>il</strong>ica Romana, la via Laurentina era agevole per i monaci che da oriente andavano verso Roma». Pieno di fascinoso mistero <strong>il</strong> Cristo pantocratico risalente all'anno m<strong>il</strong>le. «Una figura giovan<strong>il</strong>e – nota <strong>il</strong> Vescovo di Albano, Marcello Semeraro, che ha aiutato a ricostruire <strong>il</strong> simbolismo presente nell’ipogeo – a differenza del volto di Cristo che troviamo negli affreschi dello stesso periodo, in cui è rappresentato con <strong>il</strong> volto più maturo». La collaborazione con Curia è stata fondamentale per l’interpretazione e l’accesso agli archivi, dove sono conservati gli atti del lavoro della Commissione Pontificia di Casarinaccio pronto all’apertura Gli scavi di Casarinaccio possono essere aperti nel giro di poco tempo. Terminati i lavori di consolidamento, serve soltanto uno sfalcio dellʼerba L’ARCHEOLOGO FRANCESCO DI MARIO MOSTRA IL CRISTO BENEDICENTE Il Soprintendente che ha seguito i restauri fa notare come <strong>il</strong> volto di Gesù sia insolitamente giovan<strong>il</strong>e, a differenza delle altre immagini dello stesso periodo ed a quel punto <strong>il</strong> sito archeologico proprio di fronte la rocca di Ardea. A chi verrà affidata la gestione del sito stesso, ancora non è dato sapere. Archeologia Sacra all’epoca del primo restauro degli anni ’60. Grazie a questo lavoro è stato possib<strong>il</strong>e intervenire sui restauri e, ut<strong>il</strong>izzando tecniche innovative, recuperare volti e porzioni di affreschi considerati ormai persi. C’è una scritta datata V secolo Dc, e un'altra più antica. Vi si legge la parola greca “Eulugia”, benedizione. Quale era <strong>il</strong> messaggio che si voleva comunicare? Perché una scritta greca con caratteri romani? C’è <strong>il</strong> volto di una madonna in trono con <strong>il</strong> bambino – una delle più antiche del Lazio –, un agnello sacrificale, alcune figure di santi. C’è un simbolismo sacro antico in questo ipogeo: «Non abbiamo chiavi di lettura, stiamo facendo un lavoro di investigazione», spiega ancora Di Mario. Il luogo è rimasto in uso fino al IL SINDACO E IL VESCOVO Luca Di Fiori con Mons. Semeraro nell’Ipogeo 1200. Poi è stato abbandonato. Solo 4 anni fa terminò l'esproprio del terreno alla famiglia Attenni, dopo un lungo procedimento. Nel 2011 l’avvio dei restauri, ora la consegna e l’inserimento dell’Ipogeo nel sistema museale della Curia di Albano. «È importante far conoscere questi Quando un museo? Quando Ardea avrà <strong>il</strong> suo museo archeologico? «Con <strong>il</strong> Comune abbiamo avviato una serie di attività, ma non abbiamo ancora certezze», spiega lʼarcheologo Francesco Di Mario. «Per ora i reperti archeologici trovati ad Ardea sono conservati nei magazzini della soprintendenza a Nemi. Serve un museo: lo merita <strong>il</strong> territorio, i cittadini e gli appassionati». «Il nostro – aggiunge Luca Di Fiori, Sindaco di Ardea – è un patrimonio immenso. Abbiamo tante altre risorse archeologiche da valorizzare, da Santa Marina a Castrum Inui a Casarinaccio, fino alla Torre di San Lorenzo. Il Museo archeologico è finito, dobbiamo perfezionare la data di apertura e la consegna dei reperti al nostro museo». L’ANTICA IMMAGINE DI MARIA Al suo fianco la scritta greca, ma con caratteri romani, “eulugia”, che significa benedizione. Si cercano le ragioni di questa iscrizione posti per verificare la storia del territorio – aggiunge Mons. Semeraro –. Il futuro si progetta solo entrando nella storia del territorio, della gente che lo ha abitato. L'Ipogeo è <strong>il</strong> segno di una vita che continua, che evolve e che si ripropone in maniera nuova per essere consegnato alle future generazioni». E così sarà. Per visitarlo, basta chiamare lo 06/93269490. Quando Ardea avrà <strong>il</strong> suo museo archeologico? «Con <strong>il</strong> Comune abbiamo avviato una serie di attività, ma non abbiamo ancora certezze», spiega l’archeologo Francesco Di Mario. «Per ora i reperti archeologici trovati ad Ardea sono conservati nei magazzini della soprintendenza a Nemi. Serve un museo: lo merita <strong>il</strong> territorio, i cittadini e gli appassionati». «Il nostro – aggiunge Luca Di Fiori, Sindaco di Ardea – è un patrimonio immenso. Abbiamo tante altre risorse archeologiche da valorizzare, da Santa Marina a Castrum Inui a Casarinaccio, fino alla Torre di San Lorenzo. Il Museo archeologico è finito, dobbiamo perfezionare la data di apertura e la consegna dei reperti al nostro museo».
<strong>il</strong> <strong>Caffè</strong> n. 268 - dal 20 giugno al 3 luglio 2013 - pag. 13