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17° CONVEGNO PAMBIANCO - INTESA SANPAOLO<br />

FACE TO FACE: ENRICO MENTANA INTERVISTA REMO RUFFINI<br />

“UN PIUMINO<br />

PER LA BORSA…<br />

O PER LA SCALA”<br />

Un video tra storia e modernità che<br />

ha colpito la platea di Palazzo<br />

Mezzanotte ha introdotto il<br />

faccia a faccia con Enrico Mentana di<br />

Remo Ruffini, presidente e amministratore<br />

delegato di Moncler. E, soprattutto,<br />

uomo simbolo del rilancio di un marchio<br />

che nel 2011 ha fatturato 364 milioni,<br />

ma che rischiava di affondare (assieme<br />

al gruppo di controllo Fin.part) quando<br />

l’imprenditore lo rilevò nel 2003, acquistando<br />

una quota del pacchetto azionario<br />

(che in parte mantiene). Non fu un<br />

passaggio semplice. Occorreva trovare<br />

le risorse. E così, nella storia di Moncler<br />

entrarono i private equity. “Riuscii a convincere<br />

i fondi – ha raccontato Ruffini<br />

– che il marchio portava con sé potenzialità<br />

uniche”. Potenzialità che nascono<br />

dall’Himalaya, dove “un sacco a pelo<br />

divenne una giacca”. E che poi sono passate<br />

nell’esperienza vissuta dallo stesso<br />

imprenditore, ovvero in quel periodo, tra<br />

gli anni Settanta e Ottanta, “quando il<br />

Moncler era un simbolo di una generazione<br />

di ragazzi in motorino, quella dei<br />

paninari, che ne fecero una moda”. In<br />

pochi anni, la società è stata rimessa in<br />

pista, è stato ripulito il marchio e ridisegnata<br />

la distribuzione. Al fondo Mittel si<br />

è affiancato il fondo Carlyle. Nel giugno<br />

2011, infine, i francesi di Eurazeo hanno<br />

preso la maggioranza, il giorno prima<br />

che Moncler avviasse la procedura per<br />

la quotazione, valutando il gruppo 1,2<br />

miliardi di euro. E, adesso, Ruffini sogna<br />

di “sostituire il piumino ai cappotti per la<br />

prima della Scala”.<br />

Ma l’obiettivo non è l’Italia. O almeno,<br />

non solo.<br />

Diciamo che io mi sento molto italiano,<br />

e che Moncler punta a essere un marchio<br />

globale con visioni domestiche. Nella<br />

sostanza, oggi l’Italia, nonostante una<br />

progressiva riduzione, vale ancora circa<br />

il 30%. Tuttavia, una quota del 20-30%<br />

è comunque destinata a turisti stranieri.<br />

Il che evidenzia come il vero mercato<br />

emergente siano i turisti in Europa. E<br />

che quindi città come Parigi, Londra e<br />

Milano siano le vetrine commerciali per<br />

eccellenza.<br />

Come si trasferisce al consumatore<br />

il Dna di un brand come quello di<br />

Moncler?<br />

Riducendo i filtri tra noi e il cliente. Il<br />

futuro è quello di un dialogo continuo<br />

e immediato con il consumatore. Il che<br />

significa lo sviluppo di negozi diretti,<br />

senza nemmeno i franchisee, per consentire<br />

il monitoraggio in tempo reale delle<br />

variazioni che avvengono sul mercato. E<br />

mantenendo l’identità del marchio.<br />

Di certo siete molto identificati con i piumini.<br />

Come si combina questo con una<br />

possibile diversificazione?<br />

In realtà, noi facciamo i piumini e non<br />

molto altro. Sarebbe facile produrre<br />

camicie bianche con il nostro logo e<br />

venderne migliaia, ma non è quello che<br />

vogliamo. Tendiamo a restare focalizzati<br />

sull’unicità di prodotto. La cosa importante<br />

è non tradire il marchio. Per sviluppare<br />

una linea di occhiali, per esempio,<br />

riteniamo occorra una maggiore maturazione<br />

del brand.<br />

Un sogno nel cassetto?<br />

Riuscire nello sviluppo della maglieria.<br />

Ma è delicato. È necessario essere ‘consistenti’<br />

e riuscire a sopravvivere alla moda.<br />

Anche per la Borsa.<br />

La quotazione resta un suo pallino?<br />

L’anno scorso ci siamo andati vicino, poi<br />

abbiamo venduto a Eurazeo. I fondi,<br />

sia Mittel sia Carlyle, ci hanno sempre<br />

accompagnato e sostenuto. Il fatto che<br />

abbiano venduto è fisiologico, avendo<br />

ottenuto il guadagno cui puntavano. Si<br />

tratta di soggetti che non si sono mai comportati<br />

da sleeping partners, ma che ci<br />

hanno aiutato a elaborare strategie, partecipando<br />

nel consiglio, pur mantenendosi a<br />

lato nella gestione. Tuttavia, la Borsa ritengo<br />

sia un grande valore per la visibilità del<br />

marchio. E anche per attirare i manager.<br />

(l. t.)<br />

22 novembre 2012 PAMBIANCO MAGAZINE 37

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