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LIFESTYLE<br />

Le storiche cantine di<br />

Berlucchi a Borgonato,<br />

in Franciacorta<br />

Giovanni Mantovani<br />

Giancarlo Vettorello<br />

L’ESPERIENZA DEL PROSECCO DOCG<br />

Tra i consorzi, quello della docg di Conegliano<br />

Valdobbiadene per il Prosecco ha un’esperienza<br />

consolidata di export. “La Germania<br />

- sottolinea il direttore consortile, Giancarlo<br />

Vettorello - è da anni il nostro primo mercato<br />

estero e oggi rappresenta il 30-35% dell’export.<br />

Non ci vogliamo fermare qui, specie ora che in<br />

Italia i consumi appaiono tutt’altro che entusiasmanti”.<br />

Agli investimenti già effettuati per raggiungere<br />

Stati Uniti e Canada si sono aggiunti<br />

quelli per il Far East. Il consorzio ha recentemente<br />

portato 9 sue aziende a Wine&Spirits<br />

Hong Kong e, assieme alle tre docg toscane<br />

dei “rossi” (Brunello di Montalcino, Chianti<br />

Classico e Vino Nobile di Montepulciano) ha<br />

partecipato a una manifestazione in Giappone.<br />

“In Oriente - continua Vettorello - paghiamo<br />

un certo ritardo rispetto ai francesi, che si sono<br />

mossi prima e secondo una strategia di sistema-<br />

Paese. Poi, anche per il fatto che in quei luoghi<br />

il consumo è orientato al 90% sui rossi, presentarsi<br />

con un vino bianco, ancor più se si tratta di<br />

uno spumante, non è affatto semplice. Inoltre,<br />

quello del vino è un mercato estremamente<br />

parcellizzato, dove l’Italia certo non spicca per<br />

capacità di presentarsi come sistema. È per<br />

questo che, pur essendo una delle prime dieci<br />

denominazioni italiane, con 68,8 milioni di<br />

bottiglie prodotte nel 2011, abbiamo cercato di<br />

agire in gruppo”.<br />

I CONSORZI PER L’EXPORT<br />

A questa stessa logica risponde l’iniziativa di un<br />

gruppo di undici imprese leader (tra esse Banfi,<br />

Ferrari, Gancia, Marchesi di Barolo, Zonin) che<br />

hanno costituito un consorzio per l’export,<br />

Italia del Vino. Lo presiede Ettore Nicoletto,<br />

amministratore delegato del gruppo veneto<br />

Santa Margherita. Si tratta di aziende export<br />

oriented, posizionate oltre la soglia del 50% sul<br />

totale delle vendite, e messe assieme rappresentano<br />

oltre 900 milioni di euro di fatturato<br />

(“A fine anno sfioreremo il miliardo”, prevede<br />

Nicoletto) e circa 500 milioni di export, che<br />

equivale a più del 10% sul totale nazionale e a<br />

circa il 20% se escludiamo il business generato<br />

dal prodotto sfuso. “Per quanto relativamente<br />

grandi - spiega il presidente consortile - ci eravamo<br />

resi conto di essere leggeri come granelli<br />

di sabbia nel momento in cui dovevamo puntare<br />

sull’estero, in territori così vasti. Abbiamo<br />

quindi deciso di unire le forze, mettendo in<br />

comune le nostre singole esperienze per ottenere<br />

una best practice e utilizzando l’opportunità<br />

degli incentivi europei all’export che si<br />

sarebbe presentata poco dopo. Per ogni specifico<br />

mercato delineiamo una strategia fondata su<br />

due passaggi: prima un approccio condiviso su<br />

alcune tematiche per creare delle basi di comunicazione,<br />

informazione e formazione; poi l’adattamento<br />

declinato a seconda della vocazione<br />

commerciale di ciascuna azienda. Così ci<br />

siamo presentati in Usa, Giappone, Cina, poi in<br />

una manciata di mercati cosiddetti secondari,<br />

sui quali però volevamo tentare un approccio<br />

più strutturato, deciso e convinto: Singapore,<br />

Corea del Sud, Brasile, Russia. Nell’immediato<br />

futuro punteremo soprattutto su quelli che<br />

appaiono più semplici da gestire, Stati Uniti<br />

e Giappone. Ma non trascureremo Pechino”.<br />

Per quest’ultima, c’è un’importante novità:<br />

la collaborazione tra Italia del Vino e Istituto<br />

Grandi Marchi. “Ho recentemente incontrato<br />

92 PAMBIANCO MAGAZINE 22 novembre 2012

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