COSE E LUOGHI DA VEDERE - Comune di Dolcedo
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AMBIENTE E TERRITORIO<br />
Documenti molto antichi, affermano che <strong>Dolcedo</strong> era composto da <strong>di</strong>eci<br />
piccoli agglomerati urbani, denominati “villate”. La più importante <strong>di</strong><br />
tutte, sede dell’attività amministrativa e della maggior parte delle attività<br />
commerciali era ed è tuttora Piazza, troviamo poi Isolalunga, Ripalta,<br />
Costa Carnara, Castellazzo, Bellissimi, Lecchiore, Trincheri, Magliani,<br />
Civè. Ma proprio <strong>di</strong> Civè, nessuno ricorda più nulla neppure i più anziani<br />
del paese ricordano <strong>di</strong> averne mai sentito parlare, eppure gli antichi<br />
testi ne confermano l’esistenza. Nel territorio <strong>di</strong> <strong>Dolcedo</strong>, possiamo<br />
trovare altri piccoli inse<strong>di</strong>amenti urbani, i quali prendevano i nomi dalle<br />
famiglie che li avevano costituiti e li abitavano in origine, come: Case<br />
dei ... Boeri, Rimbau<strong>di</strong>, Orenghi, Giordani, Talloni, Genovesi, Airenti,<br />
Longhi, Ascheri, Sciorati, Villa dei Bensi, Stonzo, Ramelli, S. Paolo,<br />
Costa Rossa.<br />
Come possiamo notare, numerosi erano i nuclei abitati sparsi nel<br />
comprensorio dolcedese, infatti già nell’alto me<strong>di</strong>oevo si assistette a<br />
migrazioni anche massicce verso l’interno e quin<strong>di</strong> verso la campagna<br />
a seguito della crisi lungo la costa. Nel caso <strong>di</strong> <strong>Dolcedo</strong>, come vedremo<br />
più approfon<strong>di</strong>tamente in seguito, l’esodo era motivato soprattutto dal<br />
fatto che a seguito della caduta dell’Impero romano <strong>di</strong> occidente, lungo<br />
la costa erano numerose le incursioni da parte <strong>di</strong> Eruli, Ostrogoti,<br />
Longobar<strong>di</strong> e soprattutto degli ottomani (turchi). Questi ultimi razziavano<br />
spesso e volentieri i centri costieri, dove era anche più <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>fendersi,<br />
spingendosi poi anche nelle zone interne. Per la popolazione costiere<br />
rifugiarsi nell’interno rappresentava comunque un modo per organizzare<br />
meglio le <strong>di</strong>fese, potendo contare su <strong>di</strong> un territorio più impervio, in<br />
paesi più raccolti e con vicoli bui ottimi per il riparo e le imboscate.<br />
AMBIENTE E TERRITORIO<br />
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