COSE E LUOGHI DA VEDERE - Comune di Dolcedo
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CENNI STORICI<br />
LA RINASCITA, GLI EVENTI LA NOTORIETA’<br />
Successivamente all’allontanamento dei Saraceni, <strong>Dolcedo</strong> visse<br />
momenti <strong>di</strong> pace e prosperità. Infatti una vera e propria rivoluzione<br />
economica e sociale avviene a partire dal 16 giugno 1103, data in cui<br />
il Vescovo <strong>di</strong> Albenga Adalberto, cede la pieve <strong>di</strong> San Tommaso ai<br />
monaci <strong>di</strong> benedettini dell’isola <strong>di</strong> Lerino; è grazie a loro che comincia<br />
nelle campagne <strong>di</strong> <strong>Dolcedo</strong> la <strong>di</strong>ffusione della coltura dell’olivo. <strong>Dolcedo</strong><br />
era allora sotto la giuris<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Arduino <strong>di</strong> Ivrea, ed era compreso nei<br />
territori assegnati ai vari conti, da parte <strong>di</strong> Berengario che venivano<br />
denominati marche e sorgeva come già accennato in località strategica<br />
e più precisamente a metà percorso della strada romana che dal colle<br />
San Maurizio, attraverso il colle <strong>di</strong> Poggiobonfiglio, percorreva la Val<br />
Prino e proseguiva per Santa Brigida. Arduino <strong>di</strong>staccò probabilmente<br />
in questo luogo un suo funzionario, un castellano con <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> “tener<br />
milizia e riscuotere gabella” ed amministrare la giustizia.<br />
Alla morte <strong>di</strong> Arduino, <strong>Dolcedo</strong> per ere<strong>di</strong>tà venne in possesso della<br />
contessa Adelaide <strong>di</strong> Susa.<br />
All’epoca il territorio dolcedese era inserito in quell’allora fantomatico<br />
e dai confini non ben definiti “Regno d’Italia”, che si estendeva grosso<br />
modo dalle Alpi alla Ciociaria ed era sottoposto alla giuris<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
Ottone I il Grande, ed in seguito ai suoi successori.<br />
Le prime testimonianze del nome dato alla Pieve <strong>di</strong> S. Tommaso, sono<br />
riportate su un documento del 1218 (in cui il monastero delle Benedettine<br />
passava al vescovo <strong>di</strong> Asti), che venne citato per la prima volta <strong>Dolcedo</strong>,<br />
con il nome <strong>di</strong> Villadolce, mentre in alcune carte geografiche dell’epoca<br />
è chiamato Doceo, queste informazioni ci vengono riportate da un<br />
documento <strong>di</strong> Agostino Giustiniani (1470-1546), genovese <strong>di</strong> nascita e<br />
vescovo <strong>di</strong> Nibbio in Corsica.<br />
Questo antico ed allora popoloso villaggio, appartenne all’inizio del<br />
secolo XII, al marchese Bonifacio <strong>di</strong> Savona, <strong>di</strong>scendente <strong>di</strong> Aleramo;<br />
e quin<strong>di</strong> al marchese Ugone <strong>di</strong> Clavesana suo figlio, ma già nel 1161,<br />
a <strong>di</strong>fferenza delle terre vicine, <strong>Dolcedo</strong> si era già affrancato dalla<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> feudo dei marchesi Clavesana, entrando a far parte della<br />
Communitas <strong>di</strong> Porto Maurizio con il nome <strong>di</strong> Terziere <strong>di</strong> San Tommaso,<br />
associandosi con il Terziere <strong>di</strong> San Giorgio <strong>di</strong> Torrazza e con quello <strong>di</strong><br />
San Maurizio.<br />
I posteri <strong>di</strong> Ugone, Bonifacio figlio <strong>di</strong> Oddone e Bonifacio detto Tagliaferro,<br />
nell’anno 1233 vendettero i <strong>di</strong>ritti sul Terziere <strong>di</strong> San Tommaso alla<br />
Repubblica <strong>di</strong> Genova, che già da tempo grazie al suo potere economico,<br />
stava estendendo i propri posse<strong>di</strong>menti nel ponente ligure.<br />
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