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COSE E LUOGHI DA VEDERE - Comune di Dolcedo

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ECONOMIA E SOCIETÀ 5<br />

necessità <strong>di</strong> manodopera femminile, in<strong>di</strong>spensabile per raccolte rapide<br />

del prodotto, giungevano nel territorio comunale veri e propri sciami <strong>di</strong><br />

ragazze, provenienti soprattutto dal Piemonte e dall'Emilia. Siccome il<br />

clima invernale rendeva inoperose queste giovani nelle terre <strong>di</strong> origine,<br />

esse venivano a fare la stagione presso i proprietari olivicoli delle nostre<br />

zone. Così in inverno la popolazione residente nell’ambito comunale<br />

poteva crescere anche <strong>di</strong> 1000 unità, con sommo e comprensibile<br />

gau<strong>di</strong>o della gioventù maschile locale.<br />

Questa migrazione stagionale ha avuto effettivamente, come<br />

conseguenza, la celebrazione <strong>di</strong> molti matrimoni "interregionali".<br />

Oggi l'olivicoltura ha perso terreno e la maggior parte dei Dolcedesi che<br />

la praticano, la esercitano come secondo lavoro e la vedono come<br />

red<strong>di</strong>to aggiuntivo ma non essenziale.<br />

Del resto già Boine nell'articolo ricordato registrava la<br />

crisi intervenuta alla fine dell'Ottocento: "Il prato <strong>di</strong>ventò<br />

uliveto, il campo uliveto, la vigna uliveto, il bosco in alto,<br />

faticosamente, dolorosamente, tenacemente, uliveto.<br />

Come il popolo <strong>di</strong> una città me<strong>di</strong>evale, la cattedrale sua,<br />

così nei secoli. Secoli <strong>di</strong> stenti, secoli <strong>di</strong> fede, chiusa.<br />

Colpi <strong>di</strong> bidente, pietre l'una sull'altra, a fatica, pareva<br />

avi<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> possesso, ed era nell'oscuro, nelle torbide profon<strong>di</strong>tà del<br />

volere, la coscienza <strong>di</strong> una razza, la forza, la sicura religione. La nostra<br />

Cattedrale: gli uliveti folti, boscosi, d'argento per tutto. Avevamo fatto<br />

il nostro destino. E noi fummo tra gli ulivi come un popolo antico nella<br />

sua cattedrale: ogni nostra speranza era lì, ogni nostra sicurezza era<br />

lì, negli ulivi. Ora dunque gli olivi ci furono, come una benefica <strong>di</strong>vinità,<br />

che manda l'abbondanza e la pace sopra il popolo suo. Noi fummo<br />

ricchi e pacifici, noi lavorammo ciascuno sul suo, come<br />

La “quarta” La macina<br />

ECONOMIA E SOCIETÀ

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