COSE E LUOGHI DA VEDERE - Comune di Dolcedo
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CENNI STORICI<br />
Era un accorta politica quella dei genovesi, compravano ciò che altri<br />
avrebbero ottenuto con la forza, garantendo pace e stabilità. Per la<br />
cronaca <strong>Dolcedo</strong> o meglio il Terziere <strong>di</strong> San Tommaso, venne venduto<br />
per la bella cifra , per l’epoca, <strong>di</strong> “annue lire 250”<br />
Altro contrasto sorse quando, nel 1236 Porto Maurizio proibì ai dolcedesi<br />
<strong>di</strong> entrare nei boschi del Faudo per tagliare la legna e pascolarvi gli<br />
animali, cosicché quando Porto Maurizio si ribellò a Genova, <strong>Dolcedo</strong><br />
non si unì alla rivolta, si racconta infatti che i padri <strong>di</strong> famiglia riunitisi<br />
nella chiesa parrocchiale firmarono un’atto solenne <strong>di</strong> autonomia,<br />
creando un nuovo gonfalone citta<strong>di</strong>no. Tuttavia la repressione genovese<br />
su Porto Maurizio fu pesante e ne farà in<strong>di</strong>rettamente le spese anche<br />
<strong>Dolcedo</strong>, ne seguirà una sud<strong>di</strong>tanza durata circa quattro secoli, infatti<br />
solo nel 1613, la Repubblica <strong>di</strong> Genova, riconoscendo la fedeltà degli<br />
abitanti del luogo, concedeva al terziere <strong>di</strong> S. Tommaso, ovvero a<br />
<strong>Dolcedo</strong>, autonomia amministrativa. <strong>Dolcedo</strong> <strong>di</strong>penderà comunque dal<br />
governo <strong>di</strong> Genova sino al 1805.<br />
Facendo un passo in<strong>di</strong>etro ricor<strong>di</strong>amo come a seguito <strong>di</strong> una convenzione<br />
stipulata tra Bonifacio <strong>di</strong> Clavesana ed i consoli genovesi (17 Dicembre<br />
1192), <strong>Dolcedo</strong> <strong>di</strong>venne località <strong>di</strong> rifugio per importanti famiglie dell’epoca,<br />
durante l’imperversare della feroce guerra tra Guelfi e Ghibellini, venendo<br />
considerata una sorta <strong>di</strong> isola felice, risalgono ad allora infatti gli arrivi<br />
dei Lupi dalla Romagna, dei Berti da Firenze e degli Airenti da Bologna.<br />
Sempre intorno a quelli anni fissarono un ospizio a <strong>Dolcedo</strong> i Padri<br />
Domenicani, grazie alla donazione fatta loro da parte dei conti Lascaris<br />
<strong>di</strong> Ventimiglia e della famiglia Berti, dei terreni e <strong>di</strong> un convento<br />
appositamente costruito, <strong>di</strong>venuto poi celebre per esser stato <strong>di</strong>mora<br />
del Rev. Giuseppe Berti inquisitore in Pavia, nonché della annessa<br />
Chiesa.<br />
<strong>Dolcedo</strong> era quin<strong>di</strong> un centro <strong>di</strong> rilevante importanza e rappresentava<br />
un capo cantone all’interno della Serenissima Repubblica <strong>di</strong> Genova,<br />
con presenza <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> pace <strong>di</strong> Prima classe. Per rimarcare<br />
ulteriormente la grande importanza <strong>di</strong> <strong>Dolcedo</strong> giova ricordare come<br />
esso prima della tremenda epidemia <strong>di</strong> peste del 1640 potesse contare<br />
oltre 4000 abitanti, un numero così cospicuo è da correlarsi oltrechè<br />
alla ricchezza del territorio, alla presenza <strong>di</strong> un insieme <strong>di</strong> istituti <strong>di</strong><br />
istruzione primaria dove si insegnavano arti e mestieri e <strong>di</strong>scipline<br />
filosofiche, risale all’epoca infatti l’istituzione <strong>di</strong> una scuola “rettorica”<br />
che da nomi illustri quali un vice-re <strong>di</strong> Sardegna, un arcivescovo ed un<br />
importante teologo. Notevole la presenza <strong>di</strong> un insieme ben avviato <strong>di</strong><br />
attività artigianali.<br />
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