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Senso e valore della vita quotidiana

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3.9. In breve. Se per gran parte <strong>della</strong> cultura odierna la VQ <strong>quotidiana</strong> è<br />

e/o diventa una sorta di contenitore vuoto, dove i fattori economici e tecnologici<br />

determinano i contenuti, cioè gli eventi, le casualità, gli strumenti e perfino le passioni,<br />

per Escrivá la VQ è invece il mondo più concreto e reale che le persone<br />

abbiano, un mondo nel quale esse formulano le loro domande e trovano o non<br />

trovano le loro risposte, ma è comunque un mondo ad elevata intersoggettività.<br />

Una intersoggettività che non vive in un orizzonte lontano, né tantomeno in un<br />

orizzonte dato per scontato e definito da abiti ripetuti acriticamente. La VQ è per<br />

lui una sfida costante al proprio sentire, alla propria identità, al proprio bisogno<br />

di senso, che deve certo confrontarsi con la banalità e le contraddizioni, ma che<br />

tuttavia è capace di prendere le distanze da ogni alienazione.<br />

Per questa ragione Escrivá dà un’importanza centrale al tema delle “piccole<br />

cose” e dei “dettagli” nella VQ. Cose che riguardano sia il genere femminile<br />

sia il genere maschile, e non sono un tratto dell’uno o dell’altro sesso, benché essi<br />

le realizzino in modi diversi. Per lui, la VQ è sinonimo di amore per le piccole<br />

cose, è cura dei dettagli, cioè il fare ogni cosa con la massima perfezione possibile,<br />

senza avere desiderio di apparire, di fare celebrazioni. Uno dei suoi consigli,<br />

quando si doveva realizzare una qualche opera rilevante, era quello di saper umilmente<br />

collocare l’ultima pietra, piuttosto che organizzare una manifestazione per<br />

celebrare la posa <strong>della</strong> prima pietra. Anche la festa è per lui non già l’occasione di<br />

un evento straordinario, bensì il manifestarsi di una “novità normale”. Perché,<br />

per lui, anche lo sbocciare di un fiore è un miracolo.<br />

Ci si può chiedere: perché i dettagli <strong>della</strong> <strong>vita</strong>, nel modo di tenere il tavolo<br />

di lavoro come nella cura <strong>della</strong> casa, nell’accudire ai figli come nel rapportarsi ai<br />

vicini o nel fare un’attività civica, sono per lui tanto importanti e non “secondari”<br />

o “marginali”? Certo, perché, come sta scritto nel Vangelo, chi è fedele nelle<br />

piccole cose lo sarà anche nelle grandi. Ma, nello spirito del Beato, c’è qualcosa<br />

di più di una indicazione normativa: il Vangelo si colora di una luce particolare,<br />

non miracolistica, quella secondo cui la <strong>vita</strong> ordinaria è il centro dell’esistenza<br />

umana, ed è vano pensare alle cose grandi che raramente accadono, mentre è<br />

buono spirito vivere secondo l’idea che le grandi cose si fanno nelle e attraverso<br />

quelle piccole. Viene così specificata, in maniera semplice ma non certo semplicistica,<br />

l’idea che la VQ è esercizio delle virtù umane anche negli istanti più ordinari,<br />

che hanno una loro vibrazione interiore, una loro pienezza di senso, in quanto<br />

lì c’è “tutto Cristo”, eternità e tempo uniti in un solo momento e luogo. Il “vero<br />

eroismo” è per lui la fedeltà al dovere concreto di ogni giorno, di ogni circostanza,<br />

perché in quel momento una persona dà tutto quello che può, tutto quello che<br />

ha, e attraverso la continuità di questi atti si realizza quanto c’è di più perfetto.<br />

S. Tommaso d’Aquino diceva che, affinché ci sia virtù nell’agire, occorre<br />

guardare a ciò che l’uomo fa (che deve essere buono, quantomeno onesto) e a<br />

come lo fa (il modo deve essere eticamente valido, ed è tanto più perfetto quanto<br />

SENSO E VALORE DELLA VITA QUOTIDIANA - 239

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