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Senso e valore della vita quotidiana

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negativo come per il passato (i laici sono «l’insieme dei cristiani ad esclusione dei<br />

membri dell’ordine sacro e dello stato religioso sancito dalla Chiesa»), ma si è<br />

aperto ad una visione decisamente positiva («…il carattere secolare è proprio e<br />

peculiare dei laici … Per la loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di<br />

Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Vivono nel secolo,<br />

cioè sono implicati in tutti i diversi doveri e lavori del mondo e nelle ordinarie<br />

condizioni <strong>della</strong> <strong>vita</strong> familiare e sociale, di cui la loro esistenza è come intessuta.<br />

Ivi sono chiamati da Dio a contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento,<br />

alla santificazione del mondo esercitando il proprio ufficio sotto la guida dello<br />

spirito evangelico, e in questo modo a manifestare Cristo agli altri»: CONCILIO<br />

VATICANO II, Const. Lumen Gentium, 31). Il punto di arrivo del Concilio Vaticano<br />

II è certamente notevole quando afferma che i laici sono i fedeli cristiani chiamati<br />

da Dio a vivere nel mondo, per santificarlo dal di dentro, occupandosi delle<br />

cose temporali 52 . Tuttavia, questa definizione, per quanto molto più matura che in<br />

passato, tende oggi a perdere i suoi confini. Lo statuto giuridico del laico rimane<br />

un problema aperto 53 .<br />

Le tre caratteristiche appena evidenziate (essere chiamati da Dio a vivere<br />

nel mondo, santificare il mondo dal di dentro, occuparsi delle cose temporali)<br />

appaiono certamente come requisiti necessari, ma non più sufficientemente<br />

distintivi dell’essenza <strong>della</strong> laicità, dato che anche altre figure, non-laiche, possono<br />

viverle in qualche modo, come mostrano le dinamiche che hanno investito la<br />

Chiesa nel mondo post-moderno, dominato da processi di pervasiva con-fusione<br />

fra secolarità e secolarizzazione (un contesto che rende difficile «la fede che ama<br />

il mondo», secondo l’espressione di K. Rahner) 54 . Se tutti i cristiani si trovano nel<br />

mondo e, sotto qualche aspetto rilevante <strong>della</strong> loro <strong>vita</strong> <strong>quotidiana</strong>, si occupano<br />

di cose temporali e le animano dal di dentro, dove va a finire la distinzione fra<br />

laici e non-laici?<br />

Vi sono varie riprove delle persistenti difficoltà di individuare in modo<br />

chiaro e positivo la condizione laicale come specifica condizione nella Chiesa e<br />

come via distinta di santità. Nella liturgia del venerdì santo, ad esempio, si prega<br />

per la Chiesa, il Papa, gli ordini sacri (vescovi, sacerdoti, diaconi, chi ha un ministero),<br />

per tutti i fedeli, e poi i catecumeni, gli ebrei, i non cristiani, coloro che<br />

non credono in Dio, i governanti, i tribolati. Dove sono i laici? Qualcuno dirà:<br />

sono i fedeli. Ma la risposta è chiaramente inadeguata. Dopo il Concilio Vaticano<br />

52 Cfr. J.R. PÉREZ ARANGÜENA, La Chiesa, cit., p. 86 (si vedano le spiegazioni precise di questi<br />

termini).<br />

53 Cfr. L. NAVARRO, Lo statuto giuridico del laico: sacerdozio comune e secolarità, in «Fidelium<br />

Iura», 7 (1997), pp. 71-101.<br />

54 Cfr. K. RAHNER, La fede che ama la terra: senso cristiano <strong>della</strong> <strong>vita</strong> <strong>quotidiana</strong>, trad. it. Roma<br />

1981.<br />

SENSO E VALORE DELLA VITA QUOTIDIANA - 251

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