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Senso e valore della vita quotidiana

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compresa. È solo un seme gettato nel campo <strong>della</strong> storia umana. Benché il Beato<br />

abbia sempre voluto sottolineare che lo spirito dell’Opus Dei non faceva (e non<br />

fa) altro che riprendere il modo di essere e di vivere dei “primi cristiani” 1 , è pur<br />

vero che, sotto il profilo storico, la VQ cambia con il cambiare <strong>della</strong> società, e ciò<br />

implica degli svolgimenti pratici e culturali che non sono contenuti nelle premesse<br />

ontologiche di ciò che è perenne. Il messaggio del Beato ha largamente anticipato<br />

i tempi delle trasformazioni socio-culturali oggi in corso, e perfino del pensiero<br />

teologico contemporaneo, ma rimane largamente “sospeso” nelle sue<br />

possibilità (potenzialità) di comprensione e sviluppo.<br />

Se ben intesa, la visione <strong>della</strong> VQ espressa dal Beato non rappresenta solo<br />

un nuovo impulso a cambiare il mondo ordinandolo a Dio, come hanno fatto<br />

tante visioni spirituali precedenti (a partire da quella dell’Ora et labora, solo<br />

apparentemente simile). Introduce una novità in quanto cambia il senso del<br />

mondo. La VQ viene definita (prende la sua identità) non più per negazione del<br />

“mondo” (il mondo “mondano” visto come nemico di Dio e dell’uomo, secondo<br />

una certa interpretazione tradizionale del Vangelo di S. Giovanni), ma come realtà<br />

originaria, fontale, che il cristiano è chiamato a coltivare come furono chiamati<br />

a fare Adamo ed Eva prima del peccato originale, giacché, con l’opera <strong>della</strong><br />

redenzione, anche il mondo ha avuto la sua redenzione, nonostante permanga<br />

ferito.<br />

Con la visione portata dal Beato, il mondo (<strong>della</strong> VQ) non è più il luogo<br />

proprio di un “profano” che si considera esistere indipendentemente da Dio<br />

(come hanno affermato tutte le concezioni pagane e laiciste, a partire da Aristotele)<br />

2 , né il luogo in cui si svolge — come su di una scena — il dramma religioso<br />

di chi si sente esiliato da una patria lontana e desideroso di ritornare ad essa trovandosi<br />

imprigionato in un luogo non suo (come hanno affermato tutte le concezioni<br />

idealistiche e spiritualistiche, a partire da Platone). Il mondo diventa il<br />

luogo, anzi la realtà sui generis, in cui si sostanzia quella esperienza del divino che<br />

è tensione relazionale fra l’umano e il soprannaturale. Nei termini <strong>della</strong> teologia<br />

cristiana: il mondo (<strong>della</strong> VQ) appare come la dimensione storica <strong>della</strong> relazione<br />

fra il Perfectus Homo e il Perfectus Deus.<br />

Relazione storica significa che è lì, nella concretezza del suo ex-sistere, che<br />

si incarna il reciproco riferirsi e connettersi fra ciò che è proprio dell’uomo e ciò<br />

che è proprio di Dio, il “momento” in cui l’essere-nel-tempo (l’essere contingente)<br />

e l’essere-fuori-del-tempo (l’essere eterno) si uniscono senza (con)fondersi:<br />

perché la VQ è la loro relazione, azione reciproca che non elimina, ma anzi esal-<br />

1 Cfr. D. RAMOS-LISSÓN, L’esempio dei primi cristiani negli insegnamenti del Beato Josemaría, in<br />

«Romana», XV, 29 (luglio-dicembre 1999), pp. 292-307.<br />

2 Uso qui il concetto di laicismo in senso tecnico e non polemico: cfr. la voce Laicismo di N.<br />

ABBAGNANO in ID., Dizionario di filosofia, Torino 1961, pp. 504-505.<br />

222 - PIERPAOLO DONATI

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