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Senso e valore della vita quotidiana

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più c’è amore di Dio) (Summa Theologiae I-II, De actibus humanis). Il Beato<br />

riprende pienamente questa dottrina. Nel fare ciò, egli si premura di mettere l’accento<br />

sul fatto che questo agire virtuoso ha un carattere “ordinario” e non deve<br />

essere considerato, come molti hanno fatto in passato ed anche oggi, “eccezionale”,<br />

ovvero necessitante di grazie straordinarie. I dettagli di VQ, diceva, sono<br />

come l’olio <strong>della</strong> lampada (in riferimento alla parabola evangelica delle vergini<br />

stolte e delle vergini prudenti): non c’è luce se i dettagli non sono curati; la fede<br />

si alimenta di essi, e senza di essi sarebbe spenta.<br />

Allora tutto è importante? Non c’è più alcuna differenza fra ordinario e<br />

straordinario, fra quotidiano e non-quotidiano? Non è così. La risposta deve<br />

essere complessa, perché non si tratta di una opposizione, ma di una relazione.<br />

Tutto è importante, ma non tutto allo stesso modo e nello stesso tempo.<br />

Sono il modo e il tempo che decidono il carattere ordinario o straordinario, quotidiano<br />

o non-quotidiano, di ciò che si considera, senza però che si possa tracciare<br />

una differenza a priori. La differenza, in ogni caso, è una relazione: il fatto che<br />

un’azione sia <strong>quotidiana</strong> o meno, sia ordinaria o meno, non dipende dalla cosa in<br />

sé, ma dal punto di vista che la osserva: «La santità personale non è una entelechìa,<br />

ma una realtà precisa, divina e umana, che si manifesta costantemente in<br />

opere quotidiane di Amore» 47 . In se stessa, l’azione è fatta di dettagli che sono<br />

come i bit di un messaggio digitale: se ogni bit non è al suo posto, il messaggio<br />

non arriva oppure arriva distorto.<br />

Quel che è certo è che ogni attività richiede una sua completezza e questa<br />

implica uno spirito che la vivifica, che non solo “la fa funzionare”, ma anche “le<br />

conferisce un senso”. Nella visione del Beato, la congiunzione tra funzionalità e<br />

senso sta nell’et che congiunge l’umano e il divino. Imitare Cristo, anzi essere<br />

alter Christus, ipse Christus, significa per Escrivá vivere guardando a Cristo come<br />

«Perfectus Deus et Perfectus Homo», il che comporta vivere secondo la prospettiva<br />

dell’et…et: perfezione divina e perfezione umana in una sola persona, in un<br />

solo atto, in un solo essere. Un et che trascende il mondo senza stravolgerlo, senza<br />

negarlo, senza staccarsene, ma elevandolo secondo la propria potenzialità. Lì è il<br />

significato del “gesto quotidiano”. Non già nel pensare ad una figura di Cristo<br />

che irrompe improvvisamente e dall’alto nella storia come un “Altro numinoso”<br />

rispetto alla realtà ordinaria, così come spesso è ancora raffigurato in un certo<br />

sentimento popolare e in una certa cultura religiosa.<br />

In una riflessione di secondo ordine, la visione che il Beato ha <strong>della</strong> VQ<br />

appare quella di un tessuto permanente e sostanziale dell’esistenza umana, la<br />

stoffa di cui è fatto l’agire umano, la sua intima, inscindibile, intrinseca connotazione<br />

di sinolo indivisibile fra dimensioni corporee e dimensioni spirituali, fra<br />

47 Cfr. J. ESCRIVÁ, Forgia, cit., 440.<br />

240 - PIERPAOLO DONATI

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