Senso e valore della vita quotidiana
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2. LE CONCEZIONI STORICHE DELLA VITA QUOTIDIANA<br />
2.1. La VQ è un tema rappresentato fin dagli albori <strong>della</strong> storia umana.<br />
Non pretendo qui di fare un excursus storico completo, ma richiamerò molto<br />
sommariamente — per ragioni di spazio — le società premoderne, per poi concentrarmi<br />
sulla società contemporanea.<br />
All’inizio <strong>della</strong> storia umana, e per molto tempo, la VQ è rappresentata<br />
nelle autodescrizioni primitive dei popoli (per esempio nelle scene di caccia e di<br />
<strong>vita</strong> domestica). Ma la sua tematizzazione e il suo trattamento sono un’altra cosa.<br />
Generalmente, le culture arcaiche ed antiche non tematizzano la VQ, alla quale<br />
conferiscono un carattere in-mediato, naturalistico, di poco conto rispetto ai<br />
momenti “forti” che sono quelli del “numinoso” 5 , dei riti sacri, dei prodigi, <strong>della</strong><br />
guerra con i suoi numi tutelari e numi ostili. La VQ può bensì essere la scena su<br />
cui giocano le forze soprannaturali, ma ciò conferma che il mondo significativo<br />
sta al di fuori <strong>della</strong> VQ, la quale è solo un epifenomeno.<br />
Se è vero che tutte le culture hanno (vivono e parlano di) una VQ, è solo<br />
da una specifica prospettiva riflessiva che possiamo tematizzarla e trattarla in<br />
quanto problema. E quest’ultima prospettiva appare solo ad un certo punto del<br />
percorso di maturazione <strong>della</strong> cultura. Il termine stesso di “<strong>vita</strong> <strong>quotidiana</strong>” è<br />
moderno, e nasce con un particolare pensiero riflesso. Pertanto, quando indaghiamo<br />
la VQ dei popoli primitivi o la leggiamo nei filosofi classici o la esaminiamo<br />
all’inizio del cristianesimo o nel corso del medioevo e poi dell’età moderna,<br />
dobbiamo fare attenzione a quale un punto di vista adottiamo.<br />
In grande sintesi, possiamo dire che tutte le culture sono state sempre altamente<br />
ambivalenti verso la VQ, perché l’hanno rivestita di vissuti e modalità rappresentative<br />
generalmente “polarizzate”. Il senso <strong>della</strong> VQ, quasi sempre, si colloca<br />
fra due costellazioni simboliche e percettive: una costellazione che la<br />
definisce come realtà passiva e obnubilata e un’altra che la definisce come realtà<br />
produttiva di significati esistenziali profondi. Il <strong>valore</strong> <strong>della</strong> VQ, in altri termini,<br />
gioso (in senso tecnico), la gloria si manifesta nel tempo, ma potrebbe benissimo prescinderne.<br />
Per altri (i «secolari»), il tempo è invece una contingenza che ha <strong>valore</strong> e va valorizzata.<br />
Scegliere il criterio di valorizzare la contingenza (il tempo) come gloria di Dio è proprio <strong>della</strong><br />
secolarità cristiana. Ma, di nuovo, all’interno <strong>della</strong> secolarità il laico è colui che più valorizza<br />
il tempo come contingenza, perché il chierico secolare ha dei limiti su questo fronte, che sono<br />
i limiti di non poter vivere nella contingenza esattamente come il laico, anche se può condividerne<br />
lo spirito e la mentalità. Insomma, benché tutti gli uomini (e dunque anche i cristiani)<br />
vivano nel tempo, essi si distinguono nettamente per come lo fanno. Per contro, se un laico<br />
non valorizza il tempo come gloria di Dio, allora agisce in due modi: o da pagano (per il quale<br />
il tempo è denaro, piacere o altro) o da religioso (per il quale conta solo ciò che sfugge al<br />
tempo).<br />
5 Cfr. R. OTTO, Il sacro, trad. it., Milano 1984, p. 19.<br />
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