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Senso e valore della vita quotidiana

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ta la differenza dei termini che collega, valorizzandone le qualità specifiche e<br />

dando <strong>vita</strong> a quel fenomeno emergente che è la santificazione delle realtà più<br />

ordinarie, apparentemente solo ri-produttive, abitudinarie, monotone e ripetitive,<br />

le quali si possono generare e rigenerare nella loro vera qualità umana solo a<br />

patto di avere quella <strong>vita</strong> specifica che chiamiamo <strong>quotidiana</strong>.<br />

1.2. La sfida sta in questo. Dalle società arcaiche ed antiche fino a quelle<br />

moderne, la <strong>vita</strong> <strong>quotidiana</strong>, quella che si presenta “giorno per giorno”, nella<br />

semplicità e ordinarietà di “ogni giorno”, è stata vista come il luogo e il tempo di<br />

ciò che ha poco <strong>valore</strong>, che rappresenta solo ripetizione e monotonia, che è priva<br />

di significati trascendenti. La stessa religione, la relazione con Dio, è stata vista<br />

nell’uscita dalla quotidianità, nel fare cose “stra-ordinarie”, comunque nel rifuggire<br />

dai limiti dell’esistenza concreta hic et nunc. Collocando il sacro fuori <strong>della</strong><br />

VQ, quest’ultima è stata di conseguenza identificata con il profano. Ancor oggi,<br />

la cultura prevalente considera la <strong>vita</strong> <strong>quotidiana</strong> come l’opposto di ciò che fa<br />

grandi uomini e donne, la identifica in ciò che impedisce loro di essere veramente<br />

liberi, e la tratta come se fosse sinonimo di alienazione. Sia la cultura ‘alta’, sia<br />

le culture popolari e mass-mediatiche diffondono spesso questa immagine <strong>della</strong><br />

<strong>vita</strong> <strong>quotidiana</strong>. Il Beato propone una visione radicalmente nuova: quella che<br />

vede la <strong>vita</strong> <strong>quotidiana</strong> esattamente all’opposto, cioè come il luogo e il tempo che<br />

dà <strong>valore</strong> all’umano, che contiene qualcosa di divino, che insegna una grandezza<br />

non fatta di azioni e gesti eclatanti, ma intessuta di concreti atti di amore legati ai<br />

compiti più normali, una <strong>vita</strong> che può rendere liberi e felici nell’esercizio dei<br />

doveri di ogni giorno, quando sono vissuti come continua scoperta di un <strong>valore</strong><br />

soprannaturale (cioè del <strong>valore</strong> che persone, azioni, cose hanno per Dio, e in specifico<br />

per Cristo, che lega umano e divino nella sua Persona).<br />

In che senso possiamo parlare di “grandezza <strong>della</strong> <strong>vita</strong> <strong>quotidiana</strong>”, di<br />

“eroismo <strong>della</strong> <strong>vita</strong> <strong>quotidiana</strong>”? Come si può incontrare il senso ultimo <strong>della</strong> <strong>vita</strong><br />

(cioè Cristo) non già in momenti “particolari”, “unici”, magari “prodigiosi”, in<br />

cose “fuori del mondo”, ma — come amava dire il Beato — nelle «viscere stesse<br />

<strong>della</strong> quotidianità»?<br />

1.3. Per rispondere a queste domande procederò nel modo seguente.<br />

Innanzitutto, esaminerò le concezioni storiche <strong>della</strong> VQ, in grande sintesi,<br />

dalla civiltà greca ad oggi (pr. 2).<br />

Sulla scorta di tali concezioni, mi propongo di tracciare le distinzioni che<br />

rendono la visione del Beato storicamente nuova, e per certi versi “rivoluzionaria”,<br />

sotto il profilo del senso e del <strong>valore</strong> attribuito alla VQ, sul piano socio-culturale,<br />

rispetto al passato (l’espressione letterale del Beato è: «comprendere con<br />

una luce tutta nuova..», AMA, 114)(pr. 3).<br />

SENSO E VALORE DELLA VITA QUOTIDIANA - 223

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