Senso e valore della vita quotidiana
Senso e valore della vita quotidiana
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Se l’ambiente è civile, allora deve saper guadagnare il suo perfezionamento giorno<br />
per giorno, cotidie, senza avere nessuna garanzia istituzionale alle spalle,<br />
sapendo distinguere tutte le appartenenze, inclusa quella dell’appartenenza alla<br />
fede cristiana, e sapendo gestire i loro confini, sulla sola base del principio di<br />
libertà-e-responsabilità propria (<strong>della</strong> persona e delle formazioni sociali che essa<br />
costituisce).<br />
Le iniziative temporali dove si vive lo spirito laicale insegnato dal Beato<br />
non mettono confini di accesso a chi voglia condividerle (tanto che anche i non<br />
cattolici e i non credenti possono farne parte), a patto che chi entra ne apprezzi<br />
lo spirito. Queste iniziative non possono generare “comunità chiuse” o essoteriche,<br />
anche se hanno un preciso ethos interno e norme di <strong>vita</strong> ben esplicitate.<br />
Infatti, l’ethos è quello di un farsi associativo che sfida tutte le barriere, in particolare<br />
per quanto riguarda i confini fra sfera privata e sfera pubblica. La perfezione<br />
nel compimento del lavoro non è che l’effetto esterno di una motivazione<br />
interiore ben più profonda. L’efficacia tecnica è una manifestazione del grado di<br />
amore.<br />
Vivere in questo modo produce un “mondo” il cui <strong>valore</strong> aggiunto si misura<br />
in termini di maggiore umanità, in quanto l’attività perseguita si configura<br />
come il luogo in cui le persone e le loro libere aggregazioni realizzano sempre di<br />
nuovo la sincronia, contemporaneità, corrispondenza relazionale, fra l’umano e il<br />
divino (che la parola tedesca Gleichzeitigkeit esprime così bene), la quale si dà<br />
non in un orizzonte lontano, ma nell’hic et nunc del cuore e <strong>della</strong> mente di coloro<br />
che vi partecipano. Non in un modo eccentrico di vivere o di concepire una<br />
cultura, ma nel “miracolo dell’ordinario”.<br />
Questa nuova laicità non è solamente un modo di vivere la VQ che si<br />
distingue da altri perché rifugge dagli estremi <strong>della</strong> concupiscentia mundi e del<br />
contemptus mundi. Essa è uno spirito di relazionalità che genera trascendenza,<br />
laddove la trascendenza deve essere intesa nel duplice senso di “andare oltre” e di<br />
“scendere-tra” le cose 62 .<br />
La società contemporanea tende sempre più a conferire alla VQ una realtà<br />
puramente superficiale, astratta, fredda, impersonale, puramente “mentale”<br />
(blasée direbbe G. Simmel). In essa, i legami spirituali e morali vengono allentati,<br />
frammentati, svuotati di realtà sociale, a favore di rapporti reciproci (ego-alter)<br />
basati su una comunicazione superficiale e spesso solo di pura immagine. Con<br />
ciò, la VQ viene depotenziata del suo proprium, che è il legame umano vissuto<br />
come impegno: il messaggio del Beato ha al suo centro precisamente la cura di<br />
questo legame.<br />
62 Cfr. P. DONATI, Dio, relazione e alterità: la matrice teologica <strong>della</strong> società civile dopo-moderna,<br />
in «Divus Thomas», 101, 3 ( settembre-dicembre 1998), pp. 124-146.<br />
260 - PIERPAOLO DONATI