I Siciliani - Libera Informazione
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www.isiciliani.it<br />
“...Non solo non si è dimesso, ma ha firmato<br />
un protocollo col ministro dell'Interno Cancellieri...”<br />
La città che in 20 giorni ha messo una<br />
targa su una strada dedicandola ai “grandi<br />
eventi” per celebrare i fasti della vela<br />
mondiale e che invece ha impiegato<br />
decenni, vent’anni, per dedicare una via,<br />
una piazza, alle vittime di Cosa nostra.<br />
D’altra parte Trapani è la città dove i<br />
sindaci andavano dicendo che la mafia<br />
non esisteva mentre Cosa nostra piazzava<br />
autobombe e ammazzava magistrati, e<br />
oggi ci sono sindaci che dicono che di<br />
mafia non bisogna parlarne o che l’antimafia<br />
è peggio della mafia, o ancora ci dicono<br />
che la mafia è sconfitta mentre loro<br />
stessi vengono condannati per favoreggiamento<br />
a imprenditori mafiosi, come è successo<br />
al primo cittadino di Valderice Camillo<br />
Iovino, che condannato non si è dimesso,<br />
ma nemmeno c’è stato chi ha molto<br />
insistito perché lo facesse, e con la faccia<br />
tosta giorni addietro è salito in prefettura<br />
per firmare assieme al ministro<br />
dell’Interno Cancellieri un protocollo di<br />
legalità contro la mafia e la corruzione.<br />
La città di Cosa Nostra e massoneria<br />
Benvenuti a Trapani quindi, la città<br />
dove Cosa nostra e massoneria hanno animato<br />
le stanze del potere segreto ma quello<br />
era, ed è, il vero potere, pubblicamente<br />
riconosciuto; la città cassaforte di Cosa<br />
nostra, dove si è annidato, è cresciuto, il<br />
potere economico dei boss che non portano<br />
più coppole e lupare ma indossano le<br />
grisaglie proprie dei manager; la città<br />
dove sono cresciute a dismisura banche e<br />
finanziarie dinanzi ad una povertà incredibile,<br />
alla disoccupazione crescente.<br />
Qui la mafia si è sommersa da tempo<br />
secondo una precisa strategia, perché così<br />
è diventata impresa, ha fatto diventare<br />
legale il proprio sistema illegale, qui la<br />
mafia “vive” mentre la gente è costretta a<br />
“sopravvivere” e spesso di questo i<br />
cittadini non si rendono conto. Per<br />
disattenzione, per complicità, per quieto<br />
vivere. Benvenuti a Trapani.<br />
Trapani è tante cose, rappresenta lo zoccolo<br />
duro della mafia e non solo perché<br />
qui si nasconde l’ultimo dei grandi latitanti<br />
di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro,<br />
50 anni e dal 1993 ricercato per delitti<br />
e stragi, cresciuto seguendo l’esempio del<br />
padre, il patriarca della mafia belicina,<br />
Francesco Messina Denaro, campiere di<br />
grandi latifondisti, come la famiglia D’Alì<br />
di Trapani, Tonino è senatore dal 1994, e<br />
oggi è sotto processo per concorso esterno<br />
in associazione mafiosa; ma Matteo ha<br />
anche impersonato i due volti della mafia,<br />
quella violenta, militare, di Totò Riina e<br />
quella di Bernardo Provenzano che ha<br />
saputo infiltrarsi dentro i gangli<br />
istituzionali, ritenendo migliore “scendere<br />
a patti con lo Stato”.<br />
La stessa mafia raccontata da Rostagno<br />
A Trapani la mafia resta quella che nel<br />
1988 veniva raccontata da Mauro<br />
Rostagno, forte e inviolabile, protetta da<br />
insospettabili alleati, e così quando invece<br />
del solito boss le indagini colpiscono il<br />
colletto bianco, il professionista, il<br />
politico, spesso arrivano gli attacchi, “il<br />
terzo livello qui non deve toccarsi. E così<br />
succede che a Trapani c’è chi dice che è<br />
l’antimafia che produce la mafia o ancora<br />
c’è chi volendo per forza smentire<br />
sostiene che ci sono notizie gonfiate<br />
messe apposta in giro.<br />
Poi le stesse persone le ritrovi a<br />
celebrare Paolo Borsellino dimenticando<br />
che Borsellino ci ha detto che una<br />
sentenza di assoluzione non significa per<br />
forza non colpevolezza e se il reato penale<br />
non è stato possibile provare tra le pagine<br />
di queste sentenze spesso ci sono elementi<br />
che dovrebbero provocare le condanne<br />
morali, l’espulsione dall’impegno politico<br />
per esempio.<br />
Nelle aule del Tribunale di Trapani si è<br />
spesso ascoltata la storia di una mafia che<br />
è stato tanto sfrontata, che ha avuto, ed<br />
ha, tanti di quegli appoggi e di quelle<br />
complicità, da potere autonegare la sua<br />
esistenza. Il capo mandamento Francesco<br />
Pace, condannato a 20 anni, in un processo<br />
dove nessuno ha pensato di costituirsi<br />
parte civile, intercettato è stato sentito<br />
dire che la mafia lo ha rovinato, poi però<br />
ha continuato quel discorso quel giorno e<br />
negli altri ancora, parlando di appalti da<br />
pilotare, di cemento da vendere, di prefetti<br />
e poliziotti da far mandare via da Trapani.<br />
E quello che il boss andava dicendo trovava<br />
negli stessi momenti riscontro nei salotti<br />
e nei bar, era la prova che la mafia<br />
era capace, e lo è ancora, di fare tam tam<br />
di ciò che pensa e pretende che a pensarlo<br />
siano tutti in questa città. Un giorno<br />
l’allora capo della Mobile, Giuseppe Linares,<br />
si sentì dire da un noto avvocato<br />
che questi aveva saputo il suo trasferimento<br />
da Trapani era questioni di giorni.<br />
Si era creato un tam tam e le parole della<br />
mafia erano così circolate. Il sistema<br />
funziona da tempo: nel 1988 quando ammazzarono<br />
Mauro Rostagno, il capo mafia<br />
di Mazara Mariano Agate interpellato<br />
da altri “picciotti” disse che Rostagno<br />
“era stato ucciso per questione di corna”,<br />
mentre invece l’ordine di morte era partito<br />
da un giardino di agrumi nelle campagne<br />
di Castelvetrano dove Francesco Messina<br />
Denaro aveva convocato chi doveva occuparsi<br />
di “fare stare per sempre zitto quella<br />
camurria di giornalista”. A oltre 20 anni<br />
da quel delitto oggi in Corte di Assise a<br />
Trapani si stanno processando i mafiosi<br />
che uccisero Rostagno, e quella voce che<br />
questi era stato ucciso “per questione di<br />
corna” sfacciatamente è entrata anche in<br />
questa aula di giustizia, e il boss Mariano<br />
Agate, che Rostagno in tv sbeffeggiava,<br />
sarà certamente contento.<br />
Non viviamo in una terra normale purtroppo<br />
e ce ne accorgiamo ogni giorno di<br />
più. In una terra dove ogni giorno dovremmo<br />
ricordare che la mafia è merda,<br />
come diceva fino a 30 anni addietro a Cinisi<br />
Peppino Impastato contando i 100<br />
passi che dividevano la sua casa da quella<br />
di don Tano Badalamenti, prima che una<br />
bomba lo facesse saltare in aria. Anche<br />
Peppino era un professionista dell’antimafia,<br />
e anche lui ha avuto il suo bel tritolo.<br />
Magari lo fanno a Trapani, lo facciamo,<br />
ma spesso tanti lo fanno per fare scena,<br />
spettacolo, spente le luci si torna al solito<br />
andazzo.<br />
Angileri che sta con Crocetta<br />
E così nessuno si stupisce se Doriana<br />
Licata, medico di Campobello di Mazara,<br />
la nipote di un grande imprenditore, Carmelo<br />
Patti, al quale lo Stato vuole confiscare<br />
5 miliardi di euro di beni, perché si<br />
ritiene che quel denaro serva al super latitante<br />
Matteo Messina Denaro, oggi candidata<br />
alle elezioni regionali, ogni giorno<br />
spenda fior di denaro per conquistare il<br />
sostegno della gente, o ancora ti ritrovi<br />
con Crocetta che sostiene il rinnovamento<br />
antimafia della Sicilia soggetti come un<br />
consigliere provinciale, Matteo Angileri,<br />
che fino a qualche giorno addietro andava<br />
sostenendo che quasi era tutto inventato<br />
quello che si diceva su Trapani e se la<br />
prendeva con Michele Santoro per via di<br />
quel reportage dove si raccontava la storia<br />
di quel prefetto che aveva sfidato il potere<br />
mafioso e politico della città. Benvenuti a<br />
Trapani.<br />
I <strong>Siciliani</strong>giovani<br />
– pag. 27