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I Siciliani - Libera Informazione

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www.isiciliani.it<br />

“Il metodo è quello di Danilo Dolci:<br />

abituare la gente ad acquistare<br />

un modo di pensare autonomo”<br />

- L’antimafia scolastica. Da alcuni anni<br />

i piani dell’offerta formativa prevedono<br />

progetti di “educazione alla legalità”, approvati<br />

dal Collegio dei docenti e finanziati,<br />

in parte con le magre risorse delle<br />

scuole, in parte con i fondi regionali<br />

(POR), nazionali (PON) o europei (FER-<br />

ST). Si tratta di presentare articolati progetti<br />

con formulari precisi, dettagliato utilizzo<br />

delle somme, da giustificare al centesimo,<br />

e che in parte vengono distribuite<br />

tra ore da pagare ai docenti e non docenti,,<br />

spese per l’intervento di eventuali relatori<br />

e formatori, spese per pubblicizzare<br />

l’evento, spese per la costruzione di un<br />

“prodotto”, da allegare alle note giustificative.<br />

“A scuola non si parla di mafia”<br />

Negli interventi finali la scuola assicura<br />

un pubblico, quello degli studenti, felici di<br />

uscire per qualche ora dalla loro aula e<br />

curiosi di ascoltare qualcosa di diverso:<br />

sui docenti ci sarebbe da fare un discorso<br />

a parte, considerato che alcuni approfittano<br />

di questi momenti per "evadere",<br />

magari andare a fare la spesa o sistemare<br />

il registro, altri, ma solo per far credere<br />

che lavorano, sporgono forti lamentele<br />

al preside, perché vengono sottratte<br />

loro “ore di lezione”, altri ancora sparano<br />

giudizi feroci, come: ”I ragazzi sono stanchi<br />

di sentir parlare di mafia”, oppure: “E’<br />

stato tutto un momento di indottrinazione<br />

politica di sinistra”. Oppure, ma questo<br />

l'ha detto anche il sindaco di Trapani, che<br />

"a scuola non bisogna parlare di mafia,<br />

per non mettere paura agli studenti, ma<br />

meglio parlare di altro, di gastronomia per<br />

esempio".<br />

Molti preferiscono non occuparsene<br />

Non ci occuperemo di costoro, ma del<br />

fatto che non basta e non può bastare una<br />

conferenza a formare sensibilità e coscienze<br />

antimafia. Anche l’articolazione<br />

dei singoli progetti, rivolti per lo più a<br />

un’utenza di una ventina di ragazzi, non<br />

serve, se produce qualche cartellone,<br />

qualche coretto con l’immancabile “I cento<br />

passi” dei Modena o “Pensa” di Fabrizio<br />

Moro, o ancora qualche filmato con<br />

immagini prese da Internet. Tali progetti<br />

hanno qualche possibilità di risultato se<br />

diventano patrimonio e obiettivo di tutti i<br />

docenti, momento centrale dei loro piani<br />

di lavoro, da coordinare con i contenuti<br />

della disciplina che si insegna, in linea<br />

con quanto portato avanti dagli altri docenti.<br />

E, a parte la buona volontà di pochissimi,<br />

moltissimi preferiscono non occuparsi<br />

della questione. In ogni caso, anche<br />

queste forme spesso improvvisate del<br />

“fare antimafia” vanno incoraggiate e<br />

messe in atto, perché, diceva Sciascia,<br />

“Per sconfiggere la mafia ci vorrebbe un<br />

esercito di maestri”.<br />

L'antimafia sociale<br />

- L’antimafia sociale. La definizione è<br />

nata a Cinisi, con il Forum Sociale Antimafia,<br />

nel 2001, e si riferisce alla scelta<br />

militante di essere costantemente presenti<br />

in tutti i momenti di lotta che nascono sul<br />

territorio, di appoggiarli, di considerarli<br />

come momenti di costruzione di una “resistenza”<br />

al sistema mafioso, sull’esempio<br />

di quella che era la lotta di resistenza al<br />

nazifascismo. E’ una scelta d’impegno e<br />

di sacrifici, perchè implica dedizione,<br />

convinzione e lavoro sociale, oltre che politico.<br />

Si tratta di dare una precisa direzione,<br />

alla propria vita e a quella delle<br />

persone con cui lavori, attraverso la denuncia,<br />

la manifestazione, se è necessario<br />

l’occupazione: come con la partecipazione<br />

alle lotte degli operai della Fiat di Termini,<br />

ai No-Tav in Val d’Aosta, al neonato<br />

movimento No Muos contro le antenne<br />

Usa a Niscemi, ecc. Anche la costante<br />

presenza nelle scuole o nelle associazioni<br />

che organizzano momenti d’impegno civile<br />

è un passaggio di questa antimafia militante.<br />

L'informazione ufficiale<br />

- L’antimafia informativa. Come al<br />

solito c’è un’informazione di massa,<br />

“ufficiale”, di ciò che è consentito dire, e<br />

un’informazione periferica, ristretta,<br />

difficile da diffondere, priva di mezzi, ma<br />

ricca d’impegno, che stenta a farsi spazio.<br />

La prima ha a disposizione i grandi mezzi<br />

e le grandi testate: è quella che costruisce<br />

eroi, che nasconde criminali politici o ne<br />

addita solo alcuni al pubblico ludibrio, in<br />

rapporto alle indagini dei magistrati e<br />

delle forze dell’ordine o in relazione alle<br />

scelte dello schieramento politico per cui<br />

lavora il giornalista. In questo contesto<br />

tutto sembra in ordine, pare che i<br />

principali mafiosi siano stati arrestati e<br />

che la mafia stia finendo; non si parla, se<br />

non di straforo dei fili che legano<br />

onorevoli e camorristi, impresari e forze<br />

istituzionali corrotte. Insomma, il solito<br />

mondo dorato dove basta individuare<br />

qualche responsabile alla Cuffaro, cui far<br />

pagare tutto, affinchè tutto resti per com’è<br />

sempre stato.<br />

L'informazione dei volantini<br />

L’altra antimafia mediatica è quella che<br />

si serve dei volantini, del retro bianco dei<br />

manifesti per scrivere un messaggio, di<br />

qualche scalcagnata radio, come lo era<br />

Radio Aut, e di qualche altra scalcagnata<br />

emittente televisiva com’è Telejato. Il metodo<br />

è quello di Danilo Dolci: abituare la<br />

gente ad acquistare un modo di pensare<br />

autonomo, a rendersi conto che si trova in<br />

un insieme di situazioni che li usa come<br />

vittime, come consumatori, come elettori,<br />

come destinatari finali di progetti costruiti<br />

non per essere al servizio della comunità<br />

ma per autoaffermazione e arricchimento.<br />

Vent’anni di berlusconismo hanno fatto il<br />

deserto e creato generazioni di giornalisti<br />

leccaculo, mentre si studiano nuovi<br />

meccanismi di controllo, soprattutto sulla<br />

pubblicazione delle intercettazioni.<br />

Carcere e diffamazione<br />

C’è voluto il caso del ventilato carcere<br />

per Sallusti per porre all’attenzione un<br />

problema vecchio, la diffamazione a<br />

mezzo stampa e le sue conseguenze<br />

penali. Il tutto con l’avvertenza che<br />

spesso si tratta di persone insospettabili e<br />

che sbattere i loro visi in prima pagina<br />

può provocare imprevedibili reazioni.<br />

* * *<br />

Nota: questo articolo rimane aperto ad<br />

eventuali contributi di quanti credono<br />

all’esistenza di un’antimafia “militante” e<br />

di quanti sono rimasti delusi da altre antimafie.<br />

I <strong>Siciliani</strong>giovani<br />

– pag. 57

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