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I Siciliani - Libera Informazione

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www.isiciliani.it<br />

“SUICIDATO” DA PROVENZANO DOSSIER IL CASO ATTILIO MANCA<br />

Nell’appartamento un caldo asfissiante<br />

dato che i regolatori dei termosifoni sono posizionati<br />

al massimo da molte ore (non si sa<br />

da chi, tenuto conto che Attilio li regolava a<br />

temperature normali).<br />

A qualche metro di distanza (nel bagno e<br />

in cucina) vengono rinvenute due siringhe<br />

con tappo salva ago ancora inserito, un pezzo<br />

del parquet del pavimento divelto, un peso<br />

da ginnastica rotto, la camicia e la cravatta<br />

della vittima poggiate su una sedia. Non vengono<br />

trovati i pantaloni, i boxer, i calzini, le<br />

scarpe e la giacca di Attilio, né vengono rinvenuti<br />

lacci emostatici e cucchiai sciogli<br />

eroina. Sul tavolo del soggiorno vengono<br />

trovati anche degli attrezzi chirurgici che,<br />

secondo gli stessi familiari e gli amici più<br />

stretti della vittima, non erano mai stati visti<br />

nell’appartamento.<br />

L’autopsia, condotta dalla dottoressa Danila<br />

Ranaletta, moglie del primario di Attilio,<br />

ha escluso sia le ecchimosi sul corpo, sia il<br />

setto nasale deviato, il volto tumefatto e le<br />

labbra gonfie. Una tesi che trova completamente<br />

d’accordo la Procura di Viterbo.<br />

Secondo la famiglia Manca, invece, il medico<br />

del 118, intervenuto dopo la scoperta<br />

del cadavere, avrebbe riscontrato questi particolari<br />

e li avrebbe inseriti nel referto.<br />

Come si vede, si tratta di due tesi del tutto<br />

contrapposte, che dovrebbero essere chiarite<br />

dalle foto del volto (mai pubblicate dai giornali<br />

e su internet).<br />

Il giallo delle foto<br />

Attualmente poche persone possiedono le<br />

foto del volto di Attilio da morto: probabilmente<br />

soltanto i magistrati di Viterbo, i legali<br />

dei Manca e i legali dei cinque attuali imputati.<br />

Dei familiari del medico, l’unico ad<br />

averle viste è il fratello Gianluca (chiamato<br />

pure a riconoscere il cadavere). Gianluca asserisce<br />

che si tratta di immagini raccapriccianti,<br />

talmente raccapriccianti da averne<br />

chiesto la non diffusione per evitare un ulteriore<br />

trauma ai genitori.<br />

Per evitare un trauma a Gino e ad Angela<br />

Manca, precipitatisi a Viterbo dopo il decesso<br />

del figlio, fu consigliato bonariamente di<br />

non vedere la salma di Attilio. A dare il “consiglio<br />

bonario” fu il primario del reparto di<br />

Urologia dell’ospedale “Belcolle”, il prof.<br />

Rizzotto, colui che, secondo i Manca, in<br />

quelle prime ore spiegò loro che il figlio si<br />

era fracassato la faccia andando a sbattere<br />

contro il telecomando poggiato su una superficie<br />

morbida come il piumone. Peccato che<br />

dalle foto riprese da dietro (queste sì, diffuse<br />

e visibili) si veda il corpo di Attilio riverso<br />

sul letto, col telecomando sotto il braccio.<br />

In ogni caso, dal consiglio di Rizzotto si<br />

deduce – a prescindere dalle foto – che il<br />

volto di Attilio non doveva essere proprio<br />

normale. La stessa Polizia di Viterbo, in<br />

quelle prime ore, a dire dei familiari<br />

dell’urologo, aveva sollevato seri dubbi sul<br />

movente della droga. Tutto cambiò nel giro<br />

di qualche ora.<br />

Ma c’è da chiedersi: perché il prof. Rizzotto<br />

diede quel “consiglio bonario” ai Manca<br />

Solo per un alto senso di umanità Può<br />

darsi. Ma perché portò avanti una tesi inverosimile<br />

come quella del telecomando Perché<br />

durante l’autopsia stazionava assieme ad<br />

Ugo Manca (cugino della vittima e perno di<br />

questa storia; ora vedremo perché) dietro la<br />

porta della moglie, mentre questa eseguiva<br />

l’esame autoptico sul corpo di Attilio Perché<br />

la sollecitava a concludere in fretta<br />

l’autopsia Perché diceva alla moglie che<br />

c’era l’esigenza immediata di consegnare il<br />

corpo alla famiglia Manca se la famiglia<br />

Manca, come sostiene, non aveva fatto alcuna<br />

premura Perché nelle ore immediatamente<br />

successive teneva i contatti con la madre<br />

di Ugo Manca, che da Barcellona forniva<br />

e riceveva notizie A che titolo<br />

Gli stessi segreti di Alfano<br />

Dai rilievi effettuati dalla Polizia scientifica,<br />

nell’alloggio di Attilio sono state rilevate<br />

cinque impronte, una del cugino Ugo Manca,<br />

e altre quattro non appartenenti a persone che<br />

la vittima era solita frequentare. Dunque, in<br />

quell’appartamento, delle persone estranee<br />

all’ambiente del medico, a parte il cugino,<br />

avrebbero lasciato le loro tracce nelle ultime<br />

ore di vita dell’urologo. A chi appartengono<br />

Non si sa neanche questo.<br />

Da tempo vengono condotte delle inchieste<br />

giornalistiche su questo caso. Da queste sono<br />

emersi dei fatti incontestabili.<br />

1) Attilio Manca, malgrado i suoi 34 anni,<br />

era un luminare della chirurgia alla prostata,<br />

essendosi specializzato a Parigi, patria del sistema<br />

laparoscopico, tecnica rivoluzionaria e<br />

meno invasiva del tradizionale intervento. 2)<br />

Francesco Pastoia, braccio destro di Bernardo<br />

Provenzano, poco prima di impiccarsi nel<br />

carcere di Modena (altra coincidenza...), disse<br />

che il boss era stato operato e assistito da<br />

un medico siciliano.<br />

3) La città di Attilio, Barcellona Pozzo di<br />

Gotto, non è una cittadina come tante, ma il<br />

centro di una strategia dell’eversione che nel<br />

’92 portò il boss Giuseppe Gullotti (mandante<br />

del delitto del giornalista Beppe Alfano) a<br />

recapitare direttamente a Giovanni Brusca<br />

(Corleonese come Bernardo Provenzano) il<br />

telecomando della strage di Capaci.<br />

4) Nello stesso periodo, sia Provenzano<br />

che il potente boss catanese Nitto Santapaola<br />

trascorrevano la loro latitanza proprio lì, a<br />

Barcellona Pozzo di Gotto. Protetti da chi<br />

5) Il giornalista Beppe Alfano era stato<br />

ucciso perché aveva scoperto l’appartamento<br />

dove veniva nascosto Santapaola.<br />

E allora, tenuto conto di questo contesto,<br />

chi può escludere che Attilio Manca - se<br />

davvero ha operato Provenzano - potrebbe<br />

avere scoperto gli stessi segreti di cui era venuto<br />

a conoscenza Beppe Alfano Chi può<br />

escludere che il medico fosse<br />

venuto a capo di quella<br />

inconfessabile rete di complicità<br />

Anche perché, a quanto pare, alcune settimane<br />

prima di morire, il medico potrebbe<br />

avere confidato certe notizie alla persona<br />

sbagliata. Che non è di Viterbo, ma di Barcellona.<br />

Cosa risponde in proposito la Procura<br />

di Viterbo Che il giovane medico era un<br />

drogato e che i quattro barcellonesi indagati<br />

vanno prosciolti perché, a loro dire, “non<br />

c’entrano niente con questa storia”. Eppure<br />

c’è quell’impronta palmare di Ugo Manca,<br />

dalla quale si sarebbe potuti partire. Invece<br />

Ugo Manca dà la sua versione e viene tranquillamente<br />

creduto. Ugo Manca è il perno –<br />

non l’unico ovviamente – attorno al quale<br />

ruota l’intera indagine. Perché<br />

Il perno Ugo Manca<br />

Condannato in primo grado nel processo<br />

“Mare nostrum” per traffico di stupefacenti,<br />

ma assolto in appello, Ugo Manca nelle ore<br />

immediatamente successive alla morte del<br />

cugino, dalla Sicilia si precipita a Viterbo per<br />

chiedere al magistrato titolare dell’indagine –<br />

a nome dei genitori e del fratello di Attilio,<br />

che però hanno categoricamente smentito – il<br />

dissequestro dell’appartamento. Perché<br />

Nientemeno che per rivestire la salma. È<br />

un’ipotesi credibile<br />

Nel frattempo la madre di Ugo – secondo<br />

la testimonianza dei familiari di Attilio – oltre<br />

a tenere i contatti con il prof. Rizzotto, si<br />

affretta a chiamare un alto magistrato romano<br />

(ripetiamo: a che titolo Per un’amicizia<br />

pregressa o per l’interessamento di qualche<br />

collega siciliano) affinché questi possa intercedere<br />

presso la Procura di Viterbo per il<br />

dissequestro in tempi rapidi della casa. Alla<br />

fine l’appartamento non viene dissequestrato<br />

per la ferma opposizione del fratello e dei<br />

genitori di Attilio.<br />

Ma è su quell’impronta lasciata sulla mattonella<br />

del bagno – in un luogo dove, secondo<br />

gli esperti più autorevoli, le tracce digitali<br />

tendono a distruggersi nel giro di qualche ora<br />

per la presenza di vapore acqueo – che Ugo<br />

Manca avrebbe dovuto dare spiegazioni più<br />

plausibili.<br />

Lui, Ugo, dice che è stato davvero in quella<br />

casa, ma circa due mesi prima, quando si è<br />

recato a Viterbo per sottoporsi a un banalissimo<br />

intervento di varicocele. Chi è il chirurgo<br />

che lo opera Attilio Manca. Incredibile.<br />

Lo stesso Attilio Manca che oggi (quando<br />

non può più difendersi perché è morto) nelle<br />

aule di giustizia e nelle interviste viene accusato<br />

dal cugino Ugo di essere stato un eroinomane,<br />

capace di usare tutt’e due le mani<br />

per drogarsi. E allora in questa storia ci sono<br />

delle cose che non tornano.<br />

Ugo rischia gli organi genitali a causa di<br />

un cugino drogato Un intervento di<br />

varicocele si fa su quella parte del corpo. È<br />

un alibi convincente<br />

I <strong>Siciliani</strong>giovani<br />

– pag. 39

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