I Siciliani - Libera Informazione
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“SUICIDATO” DA PROVENZANO DOSSIER IL CASO ATTILIO MANCA<br />
Perché rischiare tanto, se un intervento del<br />
genere Ugo può farlo agevolmente all’ospedale<br />
di Sant’Agata di Militello, dove presta<br />
servizio come dipendente amministrativo, o<br />
di Barcellona, o di Patti o di tanti altri nosocomi<br />
vicini Ugo si fa duemila chilometri<br />
per recarsi a Viterbo per un’operazione così<br />
semplice Anche questa versione non sembra<br />
per niente convincente.<br />
Eppure, Signor Gip, sa cosa hanno detto in<br />
conferenza stampa i procuratori di Viterbo a<br />
proposito di Ugo Manca Testuale: “Manca<br />
Ugo era in ottimi rapporti con il cugino Manca<br />
Attilio. Manca Ugo era di casa a Viterbo,<br />
in quanto punto di riferimento dei barcellonesi<br />
che dovevano farsi operare all’ospedale<br />
‘Belcolle”. È un aspetto che apre scenari inquietanti<br />
e che, in sostanza, conferma che ci<br />
troviamo di fronte a un caso che presenta<br />
troppe stranezze.<br />
La prostata dell’estortore<br />
Se da un lato la Procura laziale è portata a<br />
giustificare l’impronta palmare lasciata da<br />
Ugo Manca attraverso la storia dell’”assidua<br />
frequentazione tra cugini”, dall’altro emerge<br />
una circostanza inedita e oscura sul ruolo<br />
avuto da questo personaggio equivoco.<br />
Sì, perché un conto è dire che Ugo contattava<br />
telefonicamente il cugino per mandare<br />
qualche barcellonese ad operarsi a Viterbo.<br />
Un altro è dire che lui a Viterbo “era di casa”<br />
per intercedere presso l’ospedale (solo con<br />
Attilio o con qualche altro medico) per le<br />
cure alle quali dovevano sottoporsi i barcellonesi.<br />
E qui entra in gioco un altro personaggio<br />
appartenente al mondo della mafia barcellonese.<br />
Anche lui – poco tempo prima – si reca<br />
nella città laziale per farsi operare da Attilio:<br />
si chiama Angelo Porcino, è stato condannato<br />
per estorsione, ed è uno dei quattro barcellonesi<br />
indagati per i quali la Procura laziale<br />
ha chiesto l’archiviazione.<br />
A quanto pare ai magistrati di Viterbo non<br />
risulta neanche che Porcino – ufficialmente<br />
titolare di una sala giochi – abbia un cellulare.<br />
Dunque non si sa se questo tizio parli al<br />
telefono e con chi, se faccia uso<br />
dell'apparecchio di altri (eventualmente di<br />
chi), quali sono i contenuti dei suoi presunti<br />
colloqui telefonici soprattutto nel periodo in<br />
cui si è recato a Viterbo, e cosa abbia fatto<br />
realmente nella città laziale nei giorni della<br />
sua degenza. Non si sa praticamente nulla. Si<br />
sa solo che ha contattato Attilio – autonomamente<br />
o per mezzo di Ugo – per un intervento<br />
alla prostata (lo stesso, guarda caso, al<br />
quale si è sottoposto Provenzano).<br />
Non sappiamo se Porcino c’entri qualcosa<br />
in questa vicenda, però sia in lui che in Ugo<br />
Manca si riassumono due incredibili<br />
paradigmi: l’appartenenza a un mondo che si<br />
spinge fino a Viterbo per farsi curare da un<br />
medico bravissimo (ma “drogato”), e il modo<br />
di condurre le indagini da parte degli investigatori<br />
laziali.<br />
Ma quel che appare paradossale è che non<br />
si sa neppure chi siano gli altri barcellonesi<br />
(ripetiamo: solo barcellonesi) che Ugo<br />
Manca avrebbe portato a Viterbo per farsi<br />
operare. Magari i magistrati della Procura lo<br />
sanno, ma per riservatezza non lo dicono.<br />
Eppure in conferenza stampa hanno dato la<br />
sensazione di annaspare.<br />
Perché se dovesse risultare che Ugo era il<br />
punto di riferimento delle operazioni e delle<br />
cure cui si sottoponeva un determinato mondo,<br />
il quadro potrebbe cambiare notevolmente.<br />
C’entra Provenzano con quel mondo barcellonese<br />
con il quale era in stretto contatto<br />
Ma ipotizziamo pure che Provenzano non<br />
c’entri assolutamente nulla con questa storia.<br />
Ipotizziamo che si tratti di semplici<br />
congetture. Resta quel mondo poco scrutato<br />
dai magistrati laziali, collegato con Viterbo<br />
attraverso la figura di Ugo Manca, che potrebbe<br />
avere avuto l’esigenza di rivolgersi a<br />
un grande medico originario della stessa città<br />
per risolvere “privatamente” certi problemi<br />
di salute, stando lontano dai riflettori<br />
dell’isola. Ipotesi Può darsi. Ma la storia<br />
della mafia è piena di casi del genere. Che<br />
proprio per questo non vanno mai sottovalutati.<br />
L’improvvisa comparsa degli attrezzi per<br />
le operazioni chirurgiche trovati a casa di Attilio<br />
è casuale Non lo sappiamo. Se è casuale<br />
deve essere spiegato concretamente perché.<br />
Se è legata a qualcosa di inconfessabile,<br />
in quell’appartamento, la sera dell’11 febbraio<br />
2004 – nelle ore che hanno preceduto la<br />
morte di Attilio – potrebbe essere accaduto di<br />
tutto. Anche perché, a parte la circostanza del<br />
volto sfigurato e del testicolo gonfio – che la<br />
Procura laziale smentisce – c’è da chiarire la<br />
circostanza del parquet divelto, del peso da<br />
ginnastica rotto, di alcuni indumenti della<br />
vittima stranamente introvabili, e tanto altro<br />
che adesso vedremo.<br />
Un eroinomane… controllato<br />
Il giovane medico, secondo Pazienti e Petroselli,<br />
si faceva di eroina ma non era un<br />
tossicodipendente. Si drogava, a loro dire,<br />
solo in certi momenti, magari quando era depresso,<br />
ma l’eroina riusciva a tenerla sotto<br />
controllo, senza subirne dipendenza. L’eroina<br />
Sotto controllo Senza subirne<br />
dipendenza<br />
I familiari smentiscono categoricamente<br />
che Attilio si drogasse, qualche spinello al<br />
tempo del liceo, poi basta. La madre sostiene<br />
che beveva un bicchiere di vino ogni tanto, a<br />
tavola nei fine settimana, ma mai alla vigilia<br />
di un intervento chirurgico, in sala operatoria<br />
voleva essere lucido. I genitori, si sa, sono<br />
obnubilati da dolore, quindi sono portati a<br />
raccontare balle, non lo fanno per male…<br />
certo. E i colleghi, e il personale<br />
dell’ospedale “Belcolle”, e gli amici di Viterbo<br />
Anche loro raccontano un sacco di balle.<br />
Vuoi mettere queste testimonianze<br />
con quelle dei barcellonesi Non<br />
scherziamo. Ora ci arriviamo ai barcellonesi.<br />
Quindi Attilio Manca era un eroinomane<br />
ma non tanto, o meglio, era eroinomane solo<br />
in certi momenti. In che senso Beh… Qui<br />
onestamente le contraddizioni sono tali e tante<br />
che si fa fatica a venirne fuori.<br />
Riavvolgiamo il nastro… Nei primi anni le<br />
carte processuali ci dicono che l’urologo è<br />
morto per suicidio da overdose. Adesso ci dicono<br />
che è morto per overdose senza suicidio.<br />
Nell’ultima trance dell’indagine la parola<br />
“suicidio” misteriosamente scompare, resta<br />
solo la parola drogato. Dunque Attilio Manca,<br />
secondo i magistrati, è sì un drogato, ma<br />
“controllato”, nel senso che non può fare a<br />
meno del buco, ma vi ricorre ogni tanto, magari<br />
il giorno prima di fare un delicato intervento<br />
chirurgico, tanto per tenersi in forma.<br />
Infatti, come previsto dal programma del reparto<br />
di Urologia dell’ospedale “Belcolle”,<br />
Attilio doveva operare la mattina del 12 febbraio,<br />
quando è stato trovato morto.<br />
Però siccome è medico sa benissimo che<br />
quell’intruglio micidiale di eroina, di alcol e<br />
di tranquillanti può portarlo alla morte, ma<br />
siccome lo sballo è sballo, più cose ci mette<br />
dentro più si assicura l’effetto psichedelico.<br />
E così mentre l’intruglio mortale circola nelle<br />
sue vene, gli salta in mente una cosa che<br />
può cambiare la sua vita: rimettere i tappi negli<br />
aghi delle siringhe. Strafatto si precipita<br />
in cucina e poi nel bagno, barcolla ma deve<br />
portare a termine la missione, senza ovviamente<br />
lasciare impronte sulle siringhe, poi torna<br />
in camera da letto, crolla sul piumone e si<br />
fracassa il viso sbattendolo sul telecomando.<br />
Il sangue per terra è causato da edema polmonare<br />
scatenatosi per l’overdose, mica perché<br />
è stato pestato. Questa la tesi ufficiale.<br />
Quando viene ritrovato morto, nel suo<br />
braccio vengono rinvenuti due buchi (gli unici<br />
in tutto il corpo). Su questo la Procura sostiene<br />
una tesi per noi del tutto nuova: che<br />
sarebbero stati praticati in tempi diversi. Ce<br />
ne sarebbe uno recente e uno più vecchio.<br />
Questo secondo Pazienti e Petroselli dimostrerebbe<br />
tre cose: che Attilio si drogava, che<br />
quella sera non era la prima volta che si drogava,<br />
e che era un drogato “controllato”. Elementare,<br />
Watson.<br />
Lo scandalo delle impronte digitali<br />
I magistrati non hanno spiegato per quale<br />
ragione – malgrado le ripetute richieste della<br />
famiglia Manca e dell’avvocato Repici – per<br />
ben otto anni si sono rifiutati di rilevare le<br />
impronte digitali sulle due siringhe.<br />
In conferenza stampa hanno dichiarato che<br />
siccome le siringhe erano troppo piccole (immaginiamo<br />
delle normali siringhe da insulina:<br />
sono proprio così piccole), la Procura non<br />
ha ritenuto di ordinare il rilevamento delle<br />
impronte perché non si sarebbe trovato nulla.<br />
I <strong>Siciliani</strong>giovani<br />
– pag. 40