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A Firenze una “Casa”<br />
per l’affascinante<br />
arte della cornice<br />
Dalla vecchia filosofia del nonno Marino alle<br />
innovazioni del genero Giovanni e del nipote Marco<br />
di Giampaolo Trotta<br />
Comunemente si ritiene che la<br />
cornice sia solo un orpello del<br />
quadro, un contorno che, con la<br />
moda, si può mutare, non essendo<br />
di per sé elemento fondamentale in<br />
un’opera d’arte. Sostanzialmente, un oggetto<br />
mutevole d’arredo senza pretese artistiche.<br />
<strong>La</strong> cornice non a caso è stata definita “il<br />
più mobile dei mobili”. Però, non è così.<br />
<strong>La</strong> funzione della cornice è quella di isolare<br />
il dipinto dal muro cui è appeso, di delimitare<br />
lo spazio, rispondendo all'esigenza del<br />
nostro occhio di stabilire un limite della visione.<br />
Basti qui qualche necessario cenno storico<br />
sulla sua evoluzione. Tracce di cornici intese<br />
come perimetro dipinto si trovano già<br />
nell'antico Egitto e in Grecia. Di una cornice<br />
con ruolo autonomo, però, si hanno i primi<br />
indizi solo nel Duecento: con l’avvento della<br />
pittura in formato più ridotto, eseguita su<br />
materiali mobili, si diffonde il suo uso, anche<br />
per l’esigenza di nascondere lo spessore<br />
delle tavole, e costituisce spesso un unicum<br />
con la tavola stessa. Nel XIV secolo la<br />
cornice assume sembianze desunte dall’architettura,<br />
ma è nel Quattrocento che ha<br />
Il laboratorio di via Toselli<br />
origine la tabula quadrata e con essa<br />
la prima cornice autonoma “a edicola”,<br />
che deriva dall’architettura classica<br />
e che si lega all’idea albertiana di<br />
“finestra aperta per donde io miri<br />
quello che quivi sarà dipinto”. Con il<br />
Seicento le cornici si complicano con<br />
intagli più ricchi ed il profilo esterno<br />
viene nascosto dalle ornamentazioni.<br />
Tra il XVII e XVIII secolo s’impose<br />
come modello la cornice “Salvator<br />
Rosa”, ancor oggi tra le sagome più<br />
conosciute. Durante il Neoclassicismo<br />
la cornice si spoglia della sovrabbondanza<br />
barocca per mostrarsi nella sua<br />
linearità. Con la modernità essa cessa<br />
spesso di essere “finestra” e si semplifica,<br />
si restringe, tornando ad essere<br />
un contorno quasi impercettibile, in<br />
alcuni casi fino a scomparire. Il rifiuto<br />
concettuale di questo “contenitore”<br />
avviene in nome di un’arte che non<br />
vuole diventare merce. È implicito che<br />
questa posizione ideologica viene frequentemente<br />
smentita dai fatti. Il<br />
quadro continua - al di là delle avanguardie<br />
e delle sperimentazioni - ad<br />
essere spesso ancora una “finestra”.<br />
<strong>La</strong> storia della cornice italiana coincide<br />
con i due maggiori centri dove si<br />
perfeziona la tecnica dell’intaglio,<br />
cioè Venezia e Firenze. Proprio in<br />
<strong>Toscana</strong> si ha il più ampio sviluppo<br />
dell’arte della cornice. Già nelle grandi<br />
botteghe rinascimentali di architetti<br />
e scultori si realizzavano anche imponenti<br />
cornici (basti pensare a quella<br />
di Giuliano da Sangallo). Nel<br />
Novecento alcune botteghe di corniciai<br />
diverranno il luogo di ritrovo di<br />
moltissimi pittori (a Venezia, a Prato,<br />
L'ingresso della "storica" bottega di via Sant'Egidio, situata nella<br />
zona degli artigiani vicino all'arco di S. Piero, dove tutto ebbe<br />
inizio nel 1969 per mano di Marino Braschi fondatore e ideatore<br />
del nuovo concetto di cornice fiorentina. Oggi come allora si ricercano<br />
nuove sagomature e finiture per incorniciare le opere<br />
degli artisti contemporanei. Il negozio di 150 metri quadri vanta<br />
una esposizione di cornici pronte all'uso e di quadri d'autore<br />
a Firenze), fin poi a dare origine a note gallerie e<br />
case d’asta (Orler, Farsetti, ecc.). Tra queste, una<br />
“bottega” fiorentina da oltre quarant’anni è a diritto<br />
entrata nella storia.<br />
Tutto ebbe inizio nel 1969, quando Marino Braschi<br />
(n. 1919), un uomo intelligente, lungimirante e con<br />
la vocazione innata per gli affari, collezionista di<br />
quadri di pittori fiorentini - quali Loffredo, Scatizzi,<br />
Pregno e Tirinnanzi - decise di abbandonare la sua<br />
precedente attività legata alla ristorazione. Vide un<br />
locale, posto in via Sant’Egidio al numero civico<br />
12 Casa della Cornice e della Specchiera