Luigi Riccoboni - irpmf - CNRS
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<strong>Luigi</strong> <strong>Riccoboni</strong>, Dell’arte rappresentativa – 27<br />
s’en apercevoir; parce que ce sera l’ame qui les y forcera, & ses gestes ne porteront jamais à faux» 50 .<br />
È lecito trasferire il passo in questione all’allievo cui si rivolge il <strong>Riccoboni</strong> del ‘28? Francamente<br />
penso di sì; credo che l’enthousiasme di cui parla nell’opera della maturità serpeggi e sia la chiave<br />
per comprendere quanto di retorico (nel senso di pertinente a un’enciclopedia della comunicazione<br />
interpersonale) ci sia nella precettistica di Dell’arte rappresentativa 51 . Ritengo che la lezione appresa<br />
da Orsi, da Muratori, con il quale Lelio intrattiene un fi tto carteggio, gli echi delle querelles tra<br />
antichi e moderni, le discussioni in fatto di estetica teatrale e della ricezione abbiano rappresentato<br />
per <strong>Riccoboni</strong> uno stimolo suffi ciente per appropriarsi di concetti retorici e poetici. Il lavoro che affronta<br />
in Dell’arte rappresentativa è quello di tradurre tutto ciò in un tono ironico e in un linguaggio<br />
accessibile anche ad un pubblico teoricamente sguarnito. Ecco, credo, uno di quei casi magistrali in<br />
cui <strong>Riccoboni</strong> trasferisce il sapere ereditato dalla tradizione attoriale in un contesto culturale alto, lo<br />
arricchisce e sistematizza in base al codice estetico e lo porge poi a un pubblico non specialistico.<br />
Il pragmatismo e la leggerezza espositiva riccoboniana non credo debbano infatti trarre in<br />
inganno: il discorso svolto da Lelio presuppone il problema teorico della trasmissibilità di una verità<br />
interiore, emotiva, passionale, in absentia dell’oggetto reale, cioè nella fi nzione drammatica. Il<br />
capocomico degli Italiens maneggia con disinvoltura l’interruttore che attiva il processo passionale,<br />
l’immaginazione. Si prendano in considerazione, ad esempio, i versi II, 154-163, laddove <strong>Riccoboni</strong><br />
evoca il personaggio sovraumano di Oreste: l’Atride non è infatti il «furibondo | Achille» (III,<br />
13-14), il folle, ma l’indemoniato, colui che è animato da spiriti infernali; evocarlo a questo punto<br />
è un voluto passo falso per poter puntualizzare subito dopo i meccanismi del processo creativo.<br />
Sdoppiatosi nel comico sensato (III, 1), l’autore dà voce alla ragionevole obbiezione del contraddittore<br />
di non essere in grado di sentire il furore diabolico che anima Oreste (III, 8-9) solo per poter<br />
recuperare in extremis le risorse dell’«artifi cio esterno» (II, 20): «Né ti sgomenti Orreste: il portamento<br />
| estraordinario ruminando un poco, | imprimerai l’orrore e lo spavento» (III, 18-27). Se il<br />
personaggio presenta caratteri divini o infernali, se esso supera i limiti dell’umano, l’attore dovrà<br />
ricorrere alla rifl essione (ruminando) per disegnare con il proprio corpo la straordinaria condizione<br />
del personaggio.<br />
L’arte dell’espressione facciale<br />
Dei tre strumenti espressivi a disposizione dell’attore, corpo, volto, voce, non c’è dubbio che<br />
<strong>Riccoboni</strong> prediliga il secondo: lo dice il poemetto del ‘28, lo dicono le fonti sulla sua recitazione,<br />
lo dice infi ne il repertorio e in particolare il sodalizio con Marivaux, in un genere drammaturgico in<br />
cui le sfumature sentimentali esigono un gioco attoriale sorvegliatissimo e minimalista. La predilezione<br />
per il volto in Dell’arte rappresentativa assume implicitamente il valore di una scelta individualizzante<br />
rispetto alle antagoniste scuole attoriali, quella dell’Arte e quella dell’attore della Comédie-<br />
Française. Ciò che tuttavia la critica non ha fi n ora accuratamente valutato, complice la prospettiva<br />
‘italianista’, è che anche in questo discorso sulla recitazione facciale Lelio, più che polemizzare con le<br />
maschere dell’Improvvisa, ha presente la composizione corporea dell’attore tragico, cioè dell’attore<br />
della Comédie-Française; a lui sembra rivolgersi all’inizio del quarto capitolo, quando lo sorprende<br />
a studiare di fronte allo specchio l’armonioso movimento degli arti:<br />
Tu che allo specchio hai ben studiato<br />
di comporti le braccia, il fi anco, il petto,<br />
giurerei che il miglior ti sei scordato.<br />
50. Pensées, pp. 260.<br />
51. Sui debiti di <strong>Riccoboni</strong> verso la retorica classica cfr. Calzolari, L’attore tra natura e artifi cio, cit.<br />
© IRPMF, 2006 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano