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Luigi Riccoboni - irpmf - CNRS

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Nota al testo<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Riccoboni</strong>, Dell’arte rappresentativa – 49<br />

La presente edizione Dell’arte rappresentativa di <strong>Luigi</strong> <strong>Riccoboni</strong> riproduce il testo della prima<br />

stampa (Londra nel 1728 in 8°) dell’opera, per come è testimoniato dall’esemplare custodito presso<br />

la BNF di Parigi con segnatura Tolbiac, Y 519. A pochi mesi dall’impressione londinese, G. Riva<br />

avviò a sue spese una seconda edizione di formato più piccolo (in 12°) e sul cui frontespizio al nome<br />

di L. <strong>Riccoboni</strong> seguiva l’aggettivo relazionale: il modanese. Tali notizie si desumono dalla lettera<br />

inviata da <strong>Riccoboni</strong> a L. A. Muratori (Modena, Biblioteca Estense, Archivio Muratori, fi lza 76,<br />

fasc. 38, lett. n° 6), che si riproduce qui sotto:<br />

Parigi 14 maggio 1729<br />

Illustrissimo Signor mio, Signore e Padrone Colendissimo,<br />

Mi resta l’obligo di renderle umilmente grazie per il favore fattomi della sua delli 29 marzo scorso. Se piacerà<br />

a Dio che cessi il freddo, farò in questa biblioteca Reggia ed in altre le ricerche che la bontà di Vostra Signoria<br />

Illustrissima mi addita. Per il Castiglioni avevo pensato ancor’io, e malgrado che sia stato già tradotto<br />

in questa lingua subito quasi che comparve, mi aveva preso il capricio di togliere dal originale la forma del<br />

dialogo e le introduzioni di quelli, e farne un’opera al’uso di questo paese, per massime e ragionamenti; ma<br />

poi ho fatto rifl essione che il cortigiano qui in Francia non ha altra forma di vivere che quella di dillettarsi<br />

di cavali, di lusso negli adobbi e nel vestire, di gioco e di conversazione di femine, e sopra il tuto di molto<br />

mangiare e sommamente bere, e che il primo elemento de’ più grandi è di far pompa d’una perfetta ignoranza,<br />

ho pensato che il libro del Castiglioni sarebbe veduto con disprezzo, come fosse una predica che per<br />

questi signori è una cosa meno che mediocre, e però ne ho abbandonata l’idea. Ho intrapresa la traduzione<br />

dallo spagnuolo e dalla nostra italiana di Tirante il bianco famoso romanzo di quella nazione e che qui non<br />

è conosciuto non essendovene alcuna traduzione. Cose tali dimandano queste femine. Avrò cura di levarne<br />

certi passi che la modestia e la religione non admettono, ed altererò l’originale intieramente dove si tratti di<br />

cosa che possa off endere l’una e l’altra. Vostra Signoria Illustrissima poi mi rimprovera che nella mia ristampa<br />

del’Arte Rapresentativa ho levato il modanese: sappi che la stampa prima e fatta da me è quella in ottavo, e<br />

l’altra in più piccola forma l’ha fatta il signor Riva a sue spese e per suo dilletto; nella sua fu egli che volle<br />

aggiungervi che io ero modanese, anzi con il mio consenso farvi qualche mutazione, come ben vedrà, di<br />

qualche verso di quando in quando. Io non ho saputo resistere ala voglia di quel bravo signore sommamente<br />

mio padrone e parziale. Io non lo avevo fatto per modestia, per dirgliela schietta, poi che quando mi raccordavo<br />

che il Graziani, il Testi, il Castelvetro, il Tassoni, e tanti altri, e poi in fi ne il signore Muratori sono<br />

tutti modanesi, mi sono creduto obligato a nascondere la mia patria. Il signore Riva non ha pensato così ed<br />

ha voluto mettervelo. Ho avuto vergogna che si sapesse che Modena avesse prodotto un temerario quale io<br />

sono che, senza fondo di scienze di lettere, abbi voluto farsi scrittore, vivente Vostra Signoria Illustrissima<br />

sopra il tutto che è dello stesso paese. Ecco la pura verità, ma se mai quel’operetta dovrà ristamparsi non sarò<br />

più così modesto, e, poi che vien giudicato che debba anzi farlo, lo farò con somma mia gloria. Così a suo<br />

tempo avessi io nella mia patria proseguiti gli studi miei, più tosto che darmi al teatro, come lo farei forse<br />

con onore e bene con altra forza.<br />

Tutte queste ciancie ho io voluto dirle per cancellare il dubio che mai fosse creduto che mi vergognassi di<br />

essere modanese. Tutta Parigi lo sa e fra mezo gli uomini più illustri di questo paese me ne faccio gloria,<br />

appoggiandomi sopra l’onore di quei gloriosi nostri cittadini e di Vostra Signoria Illustrissima vivente, che<br />

fanno sopra ogni modanese ridondare qualche particella di quella stima che per essi medesimi forse non<br />

meritarebbero. Le dimando perdono del tedio, e suplicandola di volermi conservare la preziosissima grazia<br />

sua resto<br />

di Vostra Signoria Illustrissima<br />

Umilissimo e devotissimo servitore<br />

<strong>Luigi</strong> <strong>Riccoboni</strong><br />

L’esemplare Tolbiac (Y 519) è erroneamente indicato nel catalogo della BNF come «2e ed.».<br />

In realtà, se bisogna prestare fede alla lettera di <strong>Riccoboni</strong> (e non c’è alcuna ragione per dubitarne),<br />

© IRPMF, 2006 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano

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