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FRATRUM MINORUM - OFM

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EX ACTIS SUMMI PONTIFICIS385la testimonianza di una fede sincera nel Diounico, compassionevole e misericordioso,Creatore di tutto l’essere e Giudice dell’umanità.Il cristiano trova, inoltre, sintonie comunicon le grandi tradizioni religiose dell’Orienteche ci insegnano nelle loro testi sacriil rispetto della vita, la contemplazione, ilsilenzio, la semplicità, la rinuncia, come accadenel buddhismo. Oppure, come nell’induismo,esaltano il senso della sacralità, ilsacrificio, il pellegrinaggio, il digiuno, isimboli sacri. O ancora, come nel confucianesimo,insegnano la sapienza e i valori familiarie sociali. Anche alle religioni tradizionalicon i loro valori spirituali espressinei riti e nelle culture orali, vogliamo prestarela nostra cordiale attenzione e intrecciarecon loro un rispettoso dialogo. Anchea quanti non credono in Dio, ma che si sforzanodi «praticare la giustizia, amare labontà, camminare con umiltà» (Mi 6,8),dobbiamo con loro lavorare per un mondopiù giusto e pacificato, e offrire in dialogola nostra genuina testimonianza della Paroladi Dio che può rivelare a loro nuovi e piùalti orizzonti di verità e di amore.15. Nella sua Lettera agli artisti (1999),Giovanni Paolo II ricordava che «la S.Scrittura è diventata una sorta di “immensovocabolario” (Paul Claudel) e di “atlanteiconografico” (Marc Chagall), a cui hannoattinto la cultura e l’arte cristiana» (n. 5).Goethe era convinto che il Vangelo fosse la«lingua materna dell’Europa». La Bibbia,come ormai si è soliti dire, è «il grande codice»della cultura universale: gli artistihanno idealmente intinto il loro pennello inquell’alfabeto colorato di storie, simboli, figureche sono le pagine bibliche; i musicistiè attorno ai testi sacri, soprattutto salmici,che hanno intessuto le loro armonie; gliscrittori hanno per secoli ripreso quelle antichenarrazioni che divenivano paraboleesistenziali; i poeti si sono interrogati sulmistero dello spirito, sull’infinito, sul male,sull’amore, sulla morte e sulla vita spessoraccogliendo i fremiti poetici che animavanole pagine bibliche; i pensatori, gli uominidi scienza e la stessa società avevano nondi rado come riferimento, sia pure per contrasto,le concezioni spirituali ed etiche (sipensi al Decalogo) della Parola di Dio. Anchequando la figura o l’idea presente nelleScritture veniva deformata, si riconoscevache essa era imprescindibile e costitutivadella nostra civiltà.È per questo che la Bibbia – la quale ciinsegna anche la via pulchritudinis, cioè ilpercorso della bellezza per comprendere eraggiungere Dio («cantate a Dio con arte!»,ci invita il Sal 47,8) – è necessaria non soloal credente, ma a tutti per riscoprire i significatiautentici delle varie espressioni culturalie soprattutto per ritrovare la nostra stessaidentità storica, civile, umana e spirituale.È in essa la radice della nostra grandezzaed è attraverso essa che noi possiamo presentarcicon un nobile patrimonio alle altreciviltà e culture, senza nessun complesso diinferiorità. La Bibbia dovrebbe, quindi, essereda tutti conosciuta e studiata, sotto questostraordinario profilo di bellezza e di feconditàumana e culturale.Tuttavia, la Parola di Dio – per usare unasignificativa immagine paolina – «non è incatenata»(2Tm 2,9) a una cultura; anzi,aspira a varcare le frontiere e propriol’Apostolo è stato un eccezionale artefice diinculturazione del messaggio biblico entronuove coordinate culturali. È ciò che laChiesa è chiamata a fare anche oggi attraversoun processo delicato ma necessario,che ha ricevuto un forte impulso dal magisterodi Papa Benedetto XVI. Essa deve farpenetrare la Parola di Dio nella molteplicitàdelle culture ed esprimerla secondo i lorolinguaggi, le loro concezioni, i loro simbolie le loro tradizioni religiose. Deve, però, esseresempre capace di custodire la genuinasostanza dei suoi contenuti, sorvegliando econtrollando i rischi di degenerazione. LaChiesa deve, quindi, far brillare i valori chela Parola di Dio offre alle altre culture, cosìche ne siano purificate e fecondate. Comeaveva detto Giovanni Paolo II all’episcopatodel Kenya durante il suo viaggio in Africanel 1980, «l’inculturazione sarà realmenteun riflesso dell’incarnazione del Verbo,quando una cultura, trasformata erigenerata dal Vangelo, produce nella sua

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