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FRATRUM MINORUM - OFM

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EX ACTIS MINISTRI GENERALIS 395do tipo de esclavitud, luz que permaneceen la oscuridad, vida para quien estámuerto.– De la mano de la Palabra vayamos alespacioso claustro del mundo, como menoresentre los menores de la tierra, yalargando el espacio de nuestra tienda(cf. Is 54,2), hagamos nuestras las alegríasy tristezas de los más pobres y decuantos sufren.– Acogiendo al Espíritu, que nos empuja a“nacer de nuevo” (Jn 3,3), con la voluntadde no domesticar las palabras proféticasdel Evangelio para adaptarla a unestilo cómodo de vida, hagamos brotaruna nueva época cimentada sobre la justicia,el amor y la paz.– Volviendo a lo esencial de nuestra espiritualidadfranciscana nutramos desdedentro, con la oferta liberadora del Evangelio,a este mundo fragmentado, desigualy hambriento de sentido, como hicieronen su tiempo Francisco y Clara.– Mantengámonos siempre en camino,porque es en el camino como mejor podremoscomprender nuestra vocación ylas exigencias de nuestra misión, recordandoque nada nos pertenece, todo esun bien recibido, llamado a ser compartidoy restituido. Esto nos llevará a donarla Buena Noticia y entregarnos a losotros gratuitamente.– Conscientes de encontrarnos inmersosen un cambio de época, volvamos alcentro de nuestra misión –viviendo laprioridad del espíritu de oración y devoción,la comunión de vida en fraternidad,y la minoridad, pobreza y solidaridad-,en discernimiento constante sobre nuestravida y misión, tengamos el coraje deiniciar caminos inéditos de presencia ytestimonio.Pongámonos en camino, hermanos, yque el Señor esté siempre con nosotros; queMaría, madre y maestra de todo discípulo ymisionero nos acompañe por los caminosdel mundo.FR. JOSÉ RODRÍGUEZ CARBALLO, <strong>OFM</strong>Ministro general2. Omelia nella veglia di preghiera con igiovaniSantuario della Verna, 16.09.2008L’AMORE SIA LA VOSTRAPIÙ GRANDE RICCHEZZACari giovani,è per me una gioia ritrovarci anche quest’annoa vegliare e pregare insieme, mentrecelebriamo il grande dono dell’impressionedelle stigmate, che il nostro fratello Francesco,ricevette su questo santo monte dellaVerna ottocento anni fa. Mi chiedevo, duranteil viaggio verso la Verna, come mai la polveredei secoli non ha sepolto il ricordo diquesto avvenimento, così come, invece, neha cancellati tanti altri. Perché a otto secoli didistanza veniamo ancora in questo luogo?Cosa, o meglio, chi veniamo a cercare?La risposta a questa domanda, ancorauna volta, ci aiuta a trovarla proprio sanFrancesco. Come ci raccontano i suoi primibiografi, il Santo alternava periodi in cuicon i suoi fratelli annunciava il Vangelo eserviva i più poveri, a periodi di assolutoisolamento durante i quali si ritirava in luoghisolitari per dedicarsi solo a Dio. Fin daiprimi tempi della sua conversione si inoltravanelle selve, andava sulle isole deserte,amava le chiese abbandonate, scalava imonti, per cercare nella solitudine la compagniadi Dio. È in questi luoghi lontani dalchiasso della vita di tutti i giorni – come ciracconta san Bonaventura – che Francescorientrava in se stesso come in un santuario,e lì si incontrava con Dio, mettendosi a nudodi fronte a Lui, supplicandolo come unPadre, dialogando con Lui, come conl’Amico più caro. In questo santuario interioreFrancesco gemeva per i peccatori,piangeva per la passione di Cristo ed era talmentericolmo di beatitudine da alzarsi conil corpo da terra. Ma era soprattutto in questimomenti che Dio si faceva conoscere alcuore di Francesco, svelandogli i suoi misteri(cf. LegM 10,4).Se siamo qui questa notte, cari fratelli esorelle, è per questo stesso desiderio di Dioche ciascuno di noi porta nel profondo delsuo cuore. Come Francesco, anche noi, vo-

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