logie <strong>per</strong>seguite dalle varie parti, sia infine sotto l’aspetto dellees<strong>per</strong>ienze vissute dai singoli.Ma si dimentica troppo spesso che, quando l’Assemblea costituentesi riuní, la Resistenza armata era già totalmente conclusa,senza lasciare (a differenza <strong>della</strong> Prima Guerra Mondiale) residuivistosi e ingombranti di reducismo; ed era sorpassata di fatto dallapiú vasta consapevolezza dei problemi immediati <strong>della</strong> ricostruzioneoggettiva del nostro Paese, in senso economico, sociale, giuridicoe politico, e sentiti nel quadro generale posto dalla problematica<strong>della</strong> ricostruzione postbellica occidentale.Tutto questo fece, di fatto, emergere molto di piú, nella coscienzacomune, la resistenza passiva di quella grande parte del popoloitaliano che, pur non avendo partecipato ai movimenti resistenzialie non essendosi schierato militarmente o politicamente, tuttaviaaveva in concreto resistito passivamente <strong>per</strong> anni nelle dure provedi una guerra sba<strong>gli</strong>ata, che tutti coinvolgeva e tutti, ora, elevava asentimenti e a pensieri di scala piú vasta, non solo localistica e nonsolo regionale.E fu cosí che anche uomini del Sud, che non avevano vissuto<strong>per</strong>sonalmente né la Resistenza né la lotta partigiana, poteronodare un segnalatissimo contributo di unità e di creatività pacificanella stesura <strong>della</strong> <strong>Costituzione</strong>, in piena sintonia di sentimentie di concetti con uomini del Nord. Ricorderò almeno trenomi fra i non pochi, tre nomi il cui intervento è rimasto, nella<strong>Costituzione</strong>, storicamente decisivo, sia dal punto di vista tecnico-giuridicoche da quello politico: cioè Aldo Moro, pu<strong>gli</strong>ese,Costantino Mortati, calabrese, e Giorgio La Pira, siculo-fiorentino.Concludendo: se è giusto – come io ritengo – insistere fortementesull’evento guerra come matrice originante <strong>della</strong> nostra<strong>Costituzione</strong>, può essere meno valido affermare, con troppa enfasie tantomeno in modo unilaterale, il nesso Resistenza-22
<strong>Costituzione</strong>, specialmente se si intende ‘Resistenza’ come mitopolitico di una sola parte (quella comunista), secondo una certastoriografia de<strong>gli</strong> anni Cinquanta, che è stata ormai, da piú puntidi vista, storicamente e con validi argomenti contestata 3 .3. Queste premesse mi consentono di affrontare un altro tema,cioè quello del contributo che la <strong>Costituzione</strong> del ‘48 ha dato, epotrebbe ancora dare, alla nostra unità nazionale.Come è arcinoto, si discute oggi, da piú parti, il processo formativo<strong>della</strong> nostra unità nazionale, se ne rivisitano le varie fasi, ese ne evidenziano vari elementi di fragilità e di debolezza: come il<strong>per</strong>durare pluridecennale <strong>della</strong> cosiddetta questione romana; e ladivisione e contrapposizione tra mondo cattolico e mondo laico, o,forse me<strong>gli</strong>o, tra integrismo cattolico e anticlericalismo; e ancora ilseparatismo e l’opposizione di classe indotte dal socialismo primae poi dal comunismo; la disgiunzione tra sentimento nazionale elibertà, indotta dal fascismo; e infine la diversa occupazione stranieradel Nord Italia e del Sud, che ha aggravato le preesistenti differenzeculturali, sociali, ecc.Orbene, la <strong>Costituzione</strong> del ’48 – la prima non elargita, ma veramentedatasi da una grande parte del popolo italiano, e la primaconiugante le garanzie di egua<strong>gli</strong>anza <strong>per</strong> tutti e le strutture basalidi una corrispondente forma di Stato e di Governo – può concorrerea sanare ferite vecchie e nuove del nostro processo unitario, ea fondare quello che, già vissuto in America, è stato ampiamenteteorizzato da giuristi e da sociologi nella Germania di Bonn, echiamato: «Patriottismo <strong>della</strong> <strong>Costituzione</strong>» 4 .Patriottismo che da un lato legittima la ripresa di un concetto edi un senso <strong>della</strong> Patria, rimasto presso di noi <strong>per</strong> decenni allo stato3Vedi <strong>per</strong> tutto questo la valida sintesi di P. SCOPPOLA, 25 aprile, Liberazione, Einaudi,Torino 1995, e <strong>gli</strong> Autori ivi citati, pp. 10-41.4G.E. RUSCONI, Se cessiamo di essere una nazione, Il Mulino, Bologna 1993, cap.V.23
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