<strong>Costituzione</strong> come di «un ferro vecchio», e si instaurarono prassicorrosive non solo <strong>della</strong> moralità, ma anche di ogni forma di regolastabile <strong>della</strong> civile convivenza. Oltre a tutto questo, ne<strong>gli</strong> annidel craxismo e <strong>della</strong> inarrestabile decadenza democristiana, colpretesto <strong>della</strong> semplificazione istituzionale e del decisionismo,venne insinuata sempre piú l’idea che tutti i mali <strong>della</strong> nostrasocietà derivavano da un assetto costituzionale dal quale occorrevaliberarsi, proprio come condizione preliminare di ogni risanamentoetico e giuridico. Tanto era divenuto ferreo il circolo viziosoche si imponeva a un’opinione sempre piú acritica e diffusa, eche portò alla inconsulta ed affrettata ultima legge elettorale, votatasenza la predisposizione di nessuna garanzia che assicurasse unaordinata e vera transizione verso l’utopico nuovo.Di fatto, il nuovo si è rivelato subito, dal giorno stesso delle elezioni,come piú vecchio e degradato del vecchio. Il governo nuovo,uscito dalle elezioni, ha mostrato ad evidenza un’allergia sistematica<strong>per</strong> ogni regola e <strong>per</strong> ogni forma di controllo o di contrappesosociale o istituzionale, e ha ripetuto, aggravandoli, i danni e <strong>gli</strong> esitinegativi già imputati alla vecchia partitocrazia.La transizione si è arrestata, ed ora siamo giunti a un delicatissimopunto morto, che incombe su tutto il sistema italiano: sulsistema culturale (<strong>per</strong> la presenza deviante non piú delle vecchieideologie, ma di altrettanti ideologumena improvvisati, vuoti dicontenuti teorici e storici); e sul sistema, conseguentemente, morale,sociale, economico, politico e giuridico.5. Qualcuno incomincia, in queste ultime ore, a s<strong>per</strong>are che <strong>gli</strong>avvenimenti di tutto quest’anno possano avere risve<strong>gli</strong>ato lecoscienze, o almeno stimolato una qualche ripresa di consapevolezza7 : ma è certo che questa non può darsi e non può portare a7Cfr. S. RODOTÀ, <strong>Costituzione</strong>, in «Il Manifesto», 27 aprile 1995.26
esiti positivi, se non si ricomincia a pensare da molti il testo costituzionalevigente come Legge su<strong>per</strong>iore contenente princípi nonnegoziabili, che possono e debbono presiedere e dare impulsoanche all’attuale fase di transizione, verso un nuovo piú organico,piú vero e piú stabile, nel costume, nelle strutture e nelle istituzioni<strong>della</strong> vita collettiva.A questo fine bisogna anzitutto abbandonare il vezzo di unafacile denigrazione <strong>della</strong> <strong>Costituzione</strong>, e pensare, piú che a cambiarlao a riscriverla in toto, a rimeditarla e ad applicarla veramentenelle parti che sinora hanno avuto insufficiente o distorta applicazione.E successivamente, o congiuntamente, si può anche pensare aquelle revisioni puntuali che, <strong>per</strong> comune consenso tra i costituzionalisti,si possono introdurre rispettando con grande lealtà laprocedura fissata dall’art. 138 <strong>della</strong> <strong>Costituzione</strong> stessa.Non si vuole disconoscere i mutamenti oggettivi di grande spessoreintervenuti dal 1945-47 ad oggi nella società nazionale; neisuoi dinamismi economici; nelle potenzialità, positive e negative,del suo sviluppo; nei suoi impulsi e desideri, individuali e collettivi;nella stessa coscienza e gerarchia dei <strong>valori</strong>, da parte didonne e di uomini, di individui maturi e di giovani o adolescenti,e infine di forme associazionistiche.Mutamenti che sono tanto piú rilevanti, quanto piú venganoconsiderati in un quadro internazionale che, a sua volta, ha subítomodificazioni radicali: come, <strong>per</strong> esempio, la convulsa e ancoraconfusa disgregazione del grande blocco orientale; la faticosa eincerta costruzione di una Unione Europea, a quanto pare semprepiú volta verso il nord e tendente a una piú accentuata marginalizzazionedel nostro meridione e dell’intera area mediterranea; <strong>gli</strong>intrecci di esas<strong>per</strong>ata conflittualità nei Balcani e nel mondo slavo;il risve<strong>gli</strong>o mondiale dell’Islam; l’inarrestabile flusso emigratoriodall’Africa settentrionale islamizzata verso l’Europa e verso l’Italia;27
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