latente o inibito <strong>per</strong> reazione alle passate enfasi nazionalistiche, chehanno portato a tante deviazioni e disastri; e che dall’altro, cosícome può risultare dai supremi princípi costituzionali sui diritti esulle libertà <strong>della</strong> <strong>per</strong>sona e dal pluralismo istituzionale, non escludenessuno, e anzi potrebbe risultare di ottima garanzia e fruizioneanche <strong>per</strong> le forze eredi di quelle che a suo tempo rimasero estraneeed ostili al processo costituente. Forze che non si possono considerarecome una parte soccombente, a cui la <strong>Costituzione</strong> sia stataimposta da una presunta parte vincente; e che <strong>per</strong>ciò dovrebbero epotrebbero cessare di denigrarla e invece potrebbero accettarne,con vantaggio anche loro, i risultati e le garanzie.Credo fermamente che in questo momento tutte le parti (esclusasolo la Lega Nord, ostinata a battere una sua propria strada)possano assumere la <strong>Costituzione</strong> del ’48 come un presidio di difesae di legalità comune a tutti, presidio non chiuso in se stesso, maevolvibile in modo omogeneo e con le procedure da essa stabilite,sí da potersi adeguare sempre di piú alle necessità e a<strong>gli</strong> sviluppidi tutta la società italiana.Tutte le attuali parti politiche dovrebbero considerare la funzioneche la nostra Legge fondamentale ha esercitato ne<strong>gli</strong> annidifficili <strong>della</strong> prima costruzione <strong>della</strong> nostra vita democratica: annidi divisioni profonde, ricollegantisi ad una radicale spaccatura delmondo, tra Ovest ed Est; anni di contrapposizioni durissime tra ipartiti che, pur lottando con indicibile asprezza, tuttavia mai pensaronodi denunciare il Patto, e anzi proprio in virtú di esso riuscironoa mantenere le ragioni di una reciproca coesistenza.Questo «Patriottismo <strong>della</strong> <strong>Costituzione</strong>» può concorrere, <strong>per</strong>oggi e <strong>per</strong> domani, a un rinsaldamento <strong>della</strong> nostra unità. Certo,posso convenire con Norberto Bobbio che questo patriottismo sipone su un altro piano da quello del patriottismo nazionale: ma lostesso Bobbio ammette <strong>per</strong> lo meno che l’uno e l’altro patriottismosi possono completare e rafforzare a vicenda. E che anche il24
«Patriottismo <strong>della</strong> <strong>Costituzione</strong>» non deriva da un semplice contrattoparitario, ma si fonda, cosí come risulta dallo stesso testo, sualcuni princípi ultimi non negoziabili: esso può <strong>per</strong>ciò costruire egarantire uno spazio sottratto alla negoziazione e al semplice do utdes, e quindi uno spazio sottratto sia al conflitto politico sia allacontrattazione 5 .Quindi, in definitiva, esso può riuscire, come dicevo, ad esseredi garanzia <strong>per</strong> una qualsiasi parte politica, in qualunque situazione,di maggioranza o di minoranza, si venga essa a trovare.4. Ma <strong>per</strong>ché tutto questo possa realmente funzionare, occorreche le regole costituzionali divengano costume, come giustamenteaggiunge Bobbio; e cioè vengano riconosciute come su<strong>per</strong>iori adogni altra norma, e fondanti tutta la legalità del Paese, che altrimentisi trova scardinata nelle sue premesse, e in preda a una derivacontinua. Perciò Alessandro Pace, dell’Università di Roma, haemblematicamente dedicato la sua piú recente fatica di costituzionalista,cioè il suo libro, uscito un mese fa, su La causa <strong>della</strong> rigiditàcostituzionale, l’ha dedicato, dicevo, «A Giulio e Domitilla, dalloro nonno», volendo significare la sua fiducia che anche le giovanissimegenerazioni «possano condividere, un giorno, le aspirazionisottese all’idea <strong>della</strong> Legge su<strong>per</strong>iore» 6 .Ma fu appunto contro questo concetto di Legge su<strong>per</strong>iore, pietraangolare di tutto il sistema <strong>della</strong> nostra legalità, che cominciarono,sin dai primi anni Ottanta, a sca<strong>gli</strong>arsi tutti quelli che avevanointeressi, singolari o di gruppo, a farsi una loro legalità. Fu cosíche da piú parti e ad ogni livello istituzionale si parlò <strong>della</strong>5N. BOBBIO, Due domande a G.E. Rusconi, in «Reset», n. 13, gennaio 1995, pp. 16-18.Quanto diciamo nel testo, mi pare che valga anche <strong>per</strong> rispondere allo scritto di E. GALLIDELLA LOGGIA, La morte <strong>della</strong> Patria, in Nazione e nazionalità in Italia, Laterza, Bari 1994.6A. PACE, La causa <strong>della</strong> rigidità costituzionale, CEDAM, Padova 1995.25
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