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Idea di Dio e Rivelazione - associazione pitagorica

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coscienza, ma <strong>di</strong> una ragione e <strong>di</strong> una coscienza illuminate dalla rivelazione dall’interno, algiu<strong>di</strong>zio cioè <strong>di</strong> una umanità che essa illumina spiritualmente.E ci sono molte altre cose soggette a questo tribunale:-il concetto delle pene eterne dell’inferno, l’idea <strong>di</strong> predestinazione, l’interpretazionelegalistica della Cristianità.Certe accezioni e certe esegesi della rivelazione urtano incessantemente non solo la nostracoscienza filosofica e scientifica, ma anche il nostro senso morale; la nostra umanità nel sensoetico e emotivo del termine.Ora, per noi, non si tratta <strong>di</strong> correggere la rivelazione e aggiungervi un elemento <strong>di</strong> saggezzaumana, il che ci sembra una questione assolutamente oziosa. Il vero problema è che nellarivelazione storica noi incontriamo qualcosa <strong>di</strong> molto umano, <strong>di</strong> troppo umano e pertantototalmente estraneo al <strong>di</strong>vino. In quel che gli ortodossi <strong>di</strong> tutte le confessioni definiscono“rivelazione integrale” ciò che ci urta non è il mistero <strong>di</strong>vino, né quel che in essa vi è <strong>di</strong>sublime; ci sconvolge invece il suo lato umano <strong>di</strong> qualità inferiore che conosciamo sin troppobene. La pura umanità è in realtà quel che l’uomo contiene <strong>di</strong> <strong>di</strong>vino. Questo è il paradossofondamentale della <strong>di</strong>vino-umanità. Ciò che vi è <strong>di</strong> <strong>di</strong>vino nell’uomo è proprio la suain<strong>di</strong>pendenza dal <strong>di</strong>vino, la sua libertà, l’attività creatrice (...).Possiamo parlare <strong>di</strong> esoterismo ed essoterismo del cristianesimo senza dare a questa relazionedelle sfumature specificamente teosofiche ed occultiste.E’ impossibile negare che nella comprensione della cristianità vi sono <strong>di</strong>fferenti livelli <strong>di</strong>profon<strong>di</strong>tà.Il Cristianesimo della classe intellettuale dell’umanità è lo stesso <strong>di</strong> quello degli stratipopolari, ma queste due versioni presentano <strong>di</strong>fferenti sta<strong>di</strong> e forme <strong>di</strong> obiettivazione (...).Le forme popolari del Cristianesimo, che contengono sempre qualche motivo <strong>di</strong> paganesimoantico, sono molto spontanee ed emotive.Ma si sente in esse la religione socializzata, la persistenza dello sta<strong>di</strong>o primitivo dellasocializzazione che precedette l’apparizione dell’esperienza religiosa in<strong>di</strong>viduale e deldramma religioso in<strong>di</strong>viduale.Questa è una forma <strong>di</strong> obiettivazione molto più arcaica e primitiva <strong>di</strong> quella che troviamo neisistemi teologici e nella coscienza ecclesiastica più evoluta. La <strong>di</strong>fficoltà del problema sta inquesto: in che modo si può sfuggire a queste due forme <strong>di</strong> obiettivazione, in che modo sipuò raggiungere uno stato <strong>di</strong> purificazione che si situi ad un livello superiore a questeforme, nelle quali la rivelazione religiosa riveste un carattere sociologico e pretende <strong>di</strong>avere una vali<strong>di</strong>tà universale per questo stesso fatto ?L’esperienza ci suggerisce che siamo in presenza <strong>di</strong> una razionalizzazione e unarazionalizzazione del concetto <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>.

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