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Idea di Dio e Rivelazione - associazione pitagorica

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<strong>Dio</strong> si eleva assolutamente al <strong>di</strong> sopra dell’obiettivazione, non è in alcun senso un oggetto oun essere oggettivo.Il carattere contrad<strong>di</strong>ttorio e il paradosso delle relazioni tra il <strong>di</strong>vino e l’umano sieliminano solo nel Mistero Divino che parole umane non possono né definire néesprimere (...).Ma l’effusione della luce <strong>di</strong>vina è sempre limitata dallo stato dell’uomo e della massa delpopolo, dai limiti della coscienza umana, dal momento e dalle con<strong>di</strong>zioni storiche egeografiche.Ciò è particolarmente evidente nella rivelazione biblica, dove si vede un <strong>Dio</strong> interpretatosecondo le norme della coscienza e del livello spirituale dell’antico popolo ebraico.La vecchia concezione biblica <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non può più corrispondere alla nostra coscienzareligiosa. Persino i profeti oltrepassavano già i limiti <strong>di</strong> questa visione biblica, propria dellamentalità <strong>di</strong> un popolo che la elaborò quando era allo sta<strong>di</strong>o arcano <strong>di</strong> una tribù <strong>di</strong> pastori.Il nostro <strong>Dio</strong> non è più il <strong>Dio</strong> antropomorfico e sociomorfico delle tribù e delle guerre, un <strong>Dio</strong>ven<strong>di</strong>catore e terribile. Egli si svela nella rivelazione del Figlio sotto un aspetto già <strong>di</strong>fferente.E se la Bibbia conserva ancora per noi un fascio <strong>di</strong> raggi <strong>di</strong> luce <strong>di</strong>vina, questi sono tuttiavvolti dalle tenebre storiche <strong>di</strong> un remoto passato.Anche la rivelazione cristiana inoltre ha un’impronta antropomorfica, sociomorfica, segno deltempo, del luogo e dei limiti della coscienza ebraica <strong>di</strong> quel momento storico.La Verità eterna si riversò nel Vangelo, ma fu accolta in un ambito umano.La Verità eterna del cristianesimo si espresse attraverso la voce umana con tutti i suoi limiti;fu tradotta in categorie <strong>di</strong> un pensiero che rifletteva il mondo limitato dell’uomo.<strong>Dio</strong> parla agli uomini in un linguaggio ad essi accessibile. Con<strong>di</strong>scende ad abbassarsi al lorolivello.Cristo usò un vocabolario familiare all’umanità dell’epoca. Lo si sente particolarmente nelleparabole, nelle quali oggi parecchie asserzioni ci possono sembrare crudeli e persino contrarieall’immagine che ci facciamo <strong>di</strong> Gesù.Non solo l’uomo è stato creato ad immagine e somiglianza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, ma <strong>Dio</strong> stesso èperpetuamente creato ad immagine e somiglianza dell’uomo.Dobbiamo sottolineare particolarmente il fatto che su <strong>Dio</strong> vennero proiettati in ognitempo concetti mutuati dalla vita sociale e politica.<strong>Dio</strong> fu concepito come re, come imperatore, autocrate, maestro che governa e <strong>di</strong>rige l’uomocome servo e sud<strong>di</strong>to. Questa relazione <strong>di</strong> padrone a servo è fondamentale. <strong>Dio</strong> si offende e sia<strong>di</strong>ra come si a<strong>di</strong>rano gli uomini; come gli uomini si ven<strong>di</strong>ca, esige un riscatto, sottopone agiu<strong>di</strong>zio l’uomo colpevole <strong>di</strong> ribellione.

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