Non siamo ancora capaci della sua purezza, ed essa, senza una esplicitarinuncia all’io e alle sue ristrette capacità intellettive, non può restaurare inostri cuori.Si può quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>re che il mondo perdura perchè l’uomo abbia modo <strong>di</strong> aprirsi aquella rivelazione che, se accolta nel giusto modo, ne determinerà la fine.Dice un proverbio cinese: “I buoi sono lenti, ma la terra non ha fretta”).Di per sé la profezia non soltanto giustifica la storia, ma ne dà la ragione, la rende in qualchemodo necessaria al piano <strong>di</strong>vino. Più ancora che gli atti degli uomini, più ancora dellasuccessione <strong>di</strong> un tempo, è la parola ispirata che crea la storia degli uomini. La creaprecisamente in quanto la storia non è un puro movimento cieco, ma è un cammino che tendea una meta precisa.Gli uomini non lo sanno, ma sono condotti a questa meta da una sapienza che si serve <strong>di</strong> loroanche contro <strong>di</strong> loro, se necessario, per compiere un’opera stabilita fin dall’eternità.(Divo Barsotti, Me<strong>di</strong>tazione sull’Apocalisse, Queriniana Ed. 1971)Dice bonariamente Hans Urs von Balthasar:-“Siamo stati concepiti come esseri a cui è consentito <strong>di</strong> volere volontariamente ciò cheinvolontariamente dobbiamo volere”.In breve, la storia della salvezza si potrebbe riassumere così: <strong>Dio</strong> ci sospingeinarrestabilmente verso il superamento <strong>di</strong> noi stessi, verso il <strong>di</strong>stacco completo dalle cose delmondo, per riportare a somiglianza la sua immagine, ora <strong>di</strong>storta, celata in ciascuno <strong>di</strong> noi.Accoglienza dell’avvento“L’apertura alla misteriosità dell’essere costituisce la <strong>di</strong>sponibilità ra<strong>di</strong>cale della creatura adaccogliere l’avvento della Parola: l’ineli-minabile esperienza della finitu<strong>di</strong>ne, che trova nelmisterium mortis la sua cifra più drammatica, è il pungolo continuo dato all’uomo perconfrontarsi con la limitatezza del suo orizzonte, con la caducità del suo esistere. (...)L’esperienza del quoti<strong>di</strong>ano morire, dell’inesorabile ac-cadere degli eventi, fa avvertire la<strong>di</strong>fferenza ontologica fra l’esserci degli enti e l’essere silenzioso e nascosto come domandaaperta sull’al <strong>di</strong> là delle cose, come inquietu<strong>di</strong>ne e definizione della problematicità della vita.L’uomo si avverte “destinato” al mistero, aperto in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> una domanda senzarisposta.(...)
E’ sulla via <strong>di</strong> questa “destinazione” che è possibile riconoscere un “essere implicito” <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>nel creato, un originario esser-fatto-per-Lui della creatura razionale, che non dà pace al cuoredell’uomo: “Hai fatto il nostro cuore per Te, ed è inquieto il nostro cuore fino a che non riposiin Te”, scrive sant’Agostino (Le Confessioni, 1,1) .“Questo “essere implicito” <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> non è altro che la forma della rivelazione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> nellacreazione: svelato in un velamento sempre più grande, (...) il mistero dell’essere che si rivelainvita lo spirito creato ad affidarsi, a consegnarsi, via da sé e al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> sé al mistero.Ora, questa apertura al Mistero è contemporaneamente apertura a un acca<strong>di</strong>mento, in cui la“destinazione” originaria della creatura venga raggiunta e segnata da una indeducibile“donazione”: (...) non preve<strong>di</strong>bile e non prevista, veramente altra, e proprio per questo nuovae gratuita e capace <strong>di</strong> trasmettere il Mistero in quanto tale.(...)La libera “autodeterminazione” <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> per l’uomo nel dono della (*)rivelazione non forza mail’accoglienza libera: il segno <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>bilità non è mai costrizione alla fede. La Parola <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>perciò è veramente accolta solo quando l’apertura “implicita” della creatura al Mistero si fa“esplicita” consegna all’Eterno: è quì che i preambula fidei (*) cedono il posto alla decisionedella libertà, alla fiducia dell’assenzo, senza il quale non si compie l’incontro fra l’esodo(dall’io) e l’avvento (<strong>di</strong> <strong>Dio</strong>).Se all’iniziativa <strong>di</strong>vina non corrisponde una consapevole e responsabile “auto-destinazione”dell’uomo per il <strong>Dio</strong> che si rivela, la gratuita “auto-destinazione” <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> per l’uomo cui sirivela resta luce non accolta dalle tenebre, parola cui risponde il silenzio dell’in<strong>di</strong>fferenza edel rifiuto e si fa pietra <strong>di</strong> scandalo, duro ceppo <strong>di</strong> condanna. I preambula fidei conducono allasoglia del Mistero, ma è solo con l’audacia della libertà che ci si affida ad esso, persperimentarne le meraviglie”. (...)GradualitàLa libera azione <strong>di</strong> <strong>Dio</strong> si manifesta all’uomo con la stessa gradualità con la quale egliaccresce la sua capacità ricettiva. “se <strong>Dio</strong> si manifestasse totalmente, se la Parola in cui si <strong>di</strong>celo <strong>di</strong>cesse compiutamente, si verificherebbe una <strong>di</strong> queste due possibilità: o il mondo <strong>di</strong>vino siridurrebbe alle misure del mondo umano cui si comunica, o il mondo umano verrebbesemplicemente inghiottito nella luce abbagliante dell’Assoluto.La rivelazione non toglie la <strong>di</strong>fferenza fra i due mon<strong>di</strong>: <strong>Dio</strong> resta <strong>Dio</strong> e il mondo resta mondo,anche se <strong>Dio</strong> entra nella storia ed all’uomo è offerta una possibilità <strong>di</strong> partecipare alla vita<strong>di</strong>vina.(*) PREAMBULA FIDEI: preamboli della fede, l’insieme <strong>di</strong> quelle verità che l’uomo puòconoscere con la sola ragione e che lo pre<strong>di</strong>spongono all’accettazione delle verità rivelate(esistenza <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>, immortalità dell’anima, ecc).Questo significa allora che, se nella rivelazione <strong>Dio</strong> si manifesta nella Parola, al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> questaParola, autentica autocomunicazione <strong>di</strong>vina, sta e resta un <strong>di</strong>vino Silenzio.