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Omelia funerale fr. Davide Cattaneo - Calusco d’Addafr. Francesco Bravi - Ministro Provinciale“Sono certo <strong>di</strong> contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi”. Le parole delsalmista che la liturgia ci ha fatto pregare sono certamente le parole che <strong>il</strong> nostro fratelloDavide, frate minore e sacerdote, sta ormai vivendo, contemplando <strong>il</strong> mistero <strong>di</strong> Dio che lo hachiamato a se dopo una lunga vita spesa <strong>per</strong> l‟annuncio del Vangelo nelle nostre terre e nellaamata terra <strong>di</strong> Bolivia. È questo <strong>il</strong> fratello che affi<strong>di</strong>amo alla misericor<strong>di</strong>a del Signore nellacertezza che Lui sa ricompensare i suoi servi fedeli. Mentre la chiesa intera celebra lacommemorazione <strong>di</strong> tutti i defunti nel ricordo <strong>di</strong> volti cari, <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone amate, <strong>di</strong> fratelli e sorelle,<strong>di</strong> amici e conoscenti, noi consegniamo al Signore l‟intera esistenza <strong>di</strong> un frate minore esacerdote che ha messo la testimonianza e l‟annuncio del Vangelo al centro del suo vivere,del suo s<strong>per</strong>are e del suo amare.Davanti all‟evento semplice e misterioso della morte la vita umana si riempie <strong>di</strong>interrogativi; davanti al vuoto lasciato dalle <strong>per</strong>sone che abbiamo amato e che sono mortenon è fac<strong>il</strong>e pensare ad una vita oltre la morte. Così, ancora una volta la Parola <strong>di</strong> Dio giungea noi come luce che rischiara e come s<strong>per</strong>anza che conforta. Nella nostra precarietàabbiamo bisogno <strong>di</strong> un saldo ancoraggio; nelle nostre paure abbiamo bisogno <strong>di</strong> unavicinanza che con<strong>di</strong>vida la pena; nella nostra frag<strong>il</strong>ità abbiamo bisogno <strong>di</strong> una sicurezza chenon ci rinchiuda in un dolore senza s<strong>per</strong>anza. È la Parola della fede che lo stesso frate Davideha annunciato e testimoniato in tutte le sue innumerevoli attività.La prima lettura ci ha presentato la figura <strong>di</strong> Giobbe – abbiamo letto solo un brevetratto del libro omonimo – che compie un interessante e drammatico <strong>per</strong>corso nella sua vita,un cammino <strong>di</strong> spoliazione e <strong>di</strong> liberazione: arriva ad amare Dio gratuitamente e ci arrivaspogliandosi <strong>di</strong> tutti i beni anche della salute. L‟autore <strong>di</strong> questo non fac<strong>il</strong>e testo insegnadunque che l‟unico e corretto rapporto con Dio è quello della gratuità. Chiamati ad amareDio <strong>per</strong>ché è Dio e non <strong>per</strong> le cose che da Dio possono derivare: una chiamata ra<strong>di</strong>cale allalibertà dell‟amore che va oltre ogni umano beneficio e si fa accoglienza libera dell‟Altro,quello con la A maiuscola, in tutta la sua pienezza e <strong>di</strong>versità. Solo così cresce <strong>il</strong> desiderio <strong>di</strong>incontrare finalmente colui che si ama, solo così Giobbe può <strong>di</strong>re: “ Vedrò Dio. Io lo vedrò, iostesso, i miei occhi lo contempleranno”. È questo <strong>il</strong> <strong>per</strong>corso che ognuno <strong>di</strong> noi è chiamato afare nella ricerca continua <strong>di</strong> un rapporto vero e profondo con Dio che ci ponga <strong>di</strong> fronte a luinella vera libertà interiore che ci <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> accoglierlo come l‟unico Signore della nostraesistenza. In fondo è questo <strong>il</strong> cammino compiuto da frate Davide; ora anche lui può <strong>di</strong>re “ Soche <strong>il</strong> mio redentore è vivo”. Ora anche lui, purificato da un lungo cammino <strong>di</strong> spoliazione,contempla quel volto <strong>di</strong> Dio che ha testimoniato e annunciato e può <strong>di</strong>re: ora ti vedo,ora ticapisco, ora so chi sei.Tutto questo <strong>per</strong>corso è possib<strong>il</strong>e <strong>per</strong> ciascuno <strong>di</strong> noi <strong>per</strong>ché, come ci ha ricordato lalettera ai Romani, “ l‟amore <strong>di</strong> Dio è stato riversato nei nostri cuori <strong>per</strong> mezzo dello SpiritoSanto” e ciò è <strong>il</strong> frutto pieno del mistero della pasqua <strong>di</strong> Gesù. Se dunque <strong>il</strong> più è già stato fattosenza <strong>il</strong> nostro merito – ragiona Paolo – ora che siamo <strong>di</strong>ventati figli adottivi <strong>di</strong> Dio, possiamoessere certi che <strong>il</strong> suo amore porterà a compimento l‟o<strong>per</strong>a che ha iniziato. E qual è l‟o<strong>per</strong>ainiziata, qual è l‟o<strong>per</strong>a <strong>di</strong> Dio in Cristo? Il brano evangelico ce lo ha ricordato: “ Questa è lavolontà <strong>di</strong> colui che mi ha mandato: che io non <strong>per</strong>da nulla <strong>di</strong> quanto egli mi ha dato, ma chelo risusciti nell‟ultimo giorno”. Gesù da la vita non <strong>per</strong>ché insegna qualcosa su Dio ma <strong>per</strong>chécomunica realmente la stessa vita <strong>di</strong> Dio e tale comunicazione avviene <strong>per</strong>ché Gesùtrasmette e consegna veramente se stesso. Chi accoglie lui, chi crede in lui ha la vita. Lui offreuna vita piena <strong>di</strong> cui la risurrezione finale sarà l‟esplicitazione e <strong>il</strong> coronamento.È proprio questa consegna <strong>per</strong> amore che Gesù ha compiuto che trasforma la nostra vita e la24apre a una s<strong>per</strong>anza dentro e oltre la nostra stessa morte; è questa consegna <strong>per</strong> amore chesostiene la nostra fede e, nella s<strong>per</strong>anza, ci fa <strong>di</strong>re, come pregheremo nel prefazio, che “ aiAnno XXXIII ● N. 218 ● Ottobre 2011

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