In memoria <strong>di</strong> fr. Arcangelo Zucchi- a un anno dalla morte -Ho conosciuto p.Arcangelo più <strong>di</strong> trent‟anni fa quando, agli inizi della mia storiafrancescana, lo incontrai <strong>per</strong> la prima volta a Monza, dove era Rettore del locale SeminarioMinore. Mi faceva un po‟ <strong>di</strong> soggezione questo “omone grande”, pieno <strong>di</strong> “sano orgoglio” e<strong>di</strong> forza fisica, dalla <strong>per</strong>sonalità robusta, preoccupato non solo <strong>di</strong> svolgere bene <strong>il</strong> suoincarico ma anche <strong>di</strong> accogliere le <strong>per</strong>sone che cercavano un incontro con lui, <strong>per</strong>qualsiasi motivo. Successivamente fu <strong>per</strong> me maestro <strong>di</strong> formazione a Cermenate,guar<strong>di</strong>ano a Sant‟Angelo, Ministro Provinciale e molto altro. È stato senza dubbio un uomo <strong>di</strong>governo, che ha dovuto prendere anche decisioni quanto mai impopolari, ma anche unfrate che ascoltava molto, un punto <strong>di</strong> riferimento <strong>per</strong> la moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone (poveri enon) che si rivolgevano a lui <strong>per</strong> qualsiasi problema, che lui stesso cercava <strong>di</strong> risolvere <strong>per</strong>quanto era nelle sue possib<strong>il</strong>ità.Fino a quel giornoTutto ciò sempre, dap<strong>per</strong>tutto, in Italia e all‟estero. Era sempre in movimento, nonstava mai fermo, aveva sempre qualcosa da fare. Almeno fino a quel giorno fati<strong>di</strong>co agliinizi <strong>di</strong> agosto 2005, in serata, quando un dolore fortissimo lo colpì mentre stava preparandosi(nel Convento <strong>di</strong> Sant‟Angelo, dove risiedeva) a partire <strong>per</strong> uno dei suoi frequenti viaggi inAfrica. Le corse poi all‟Ospedale <strong>di</strong> Como e la terrib<strong>il</strong>e decisione <strong>di</strong> o<strong>per</strong>arlo al cervello, <strong>per</strong>“emorragia cerebrale ed ischemia cerebrale dovute a rottura <strong>di</strong> aneurisma”; la sua vita eraletteralmente appesa ad un f<strong>il</strong>o. Da quel giorno p.Arcangelo non è ritornato più ad esserecome prima, non è stato più lui. L‟immagine che tutti i frati (ma anche amici <strong>per</strong>sonali,collaboratori, conoscenti, parenti) avevano <strong>di</strong> questo confratello si è andataprogressivamente trasformando. Dopo i molti giorni <strong>di</strong> degenza all‟ospedale seguitiall‟intervento, viene trasferito a Costamasnaga (LC) in un centro <strong>per</strong> la riab<strong>il</strong>itazione, dove èrimasto circa un mese. Parte <strong>qui</strong>n<strong>di</strong> dall‟Ospedale <strong>di</strong> Como “controllatofarmacologicamente”, <strong>per</strong> fargli sentire <strong>il</strong> meno possib<strong>il</strong>e la fatica del viaggio.Una nuova vitaLo incontro nella tarda mattinata dello stesso giorno del suo trasferimento; è incarrozzella, nella sua nuova destinazione (era appena arrivato) e stava riprendendosi dalsonno forzato cui lo avevano sottoposto. Nella sala comune dei degenti sta guardando allatelevisione un programma che parla <strong>di</strong> p.Angelo Redaelli, un frate lombardo (ucciso a colpi<strong>di</strong> machete) che lui stesso avrebbe dovuto incontrare in Africa/Congo; su un tavolo lì vicinotiene a<strong>per</strong>to <strong>il</strong> quoti<strong>di</strong>ano locale che racconta lo stesso fatto. La sua reazione a questaspaventosa notizia è del tutto nulla. Pare che l‟argomento non lo interessi minimamente. Ec‟è voluto anche un po‟ <strong>di</strong> tempo <strong>per</strong>ché mi riconoscesse. Un sorriso, una leggera stretta <strong>di</strong>mano, gli occhi che si aprono e chiudono, nessuna parola, nessuna domanda: dopo “quel”tragico giorno della manifestazione della propria malattia in tutta la sua gravità, questa èl‟immagine “<strong>di</strong>sarmante” dell‟uomo importante e pieno <strong>di</strong> forza che conoscevo, un uomoche affrontava la fatica quasi con <strong>di</strong>sprezzo <strong>per</strong> essa. Ora è lì, <strong>di</strong>nnanzi a me, malato,debole, solo e chiuso nel suo mondo. Però reagisce bene a qualche semplice domandache gli faccio, annuisce o <strong>di</strong>ssente con la testa e tutto finisce lì. Era circa la metà <strong>di</strong>settembre.26Anno XXXIII ● N. 218 ● Ottobre 2011
Rientrando a casaA Costamasnaga trascorre circa un mese <strong>per</strong> i primi momenti riab<strong>il</strong>itativi, poi vienetrasferito nel Convento <strong>di</strong> Sant‟Angelo a M<strong>il</strong>ano, <strong>il</strong> luogo dove abita la sua fraternità e dovesi manifestò la malattia in tutta la sua <strong>per</strong>icolosità. È <strong>il</strong> 21 ottobre 2005: verso sera, salutato datutti i confratelli presenti al suo rientro, p.Arcangelo “torna” nel suo Convento. Il sottoscritto(su invito del p. Guar<strong>di</strong>ano) si prenderà cura, d‟ora in poi, del confratello e <strong>di</strong> tutte le sueesigenze. Subito ci si domanda se non fosse stato opportuno scegliere una collocazione delconfratello ammalato in una struttura più idonea (ad esempio la nostra infermeriaprovinciale). Si decide comunque <strong>di</strong> farlo rimanere a Sant‟Angelo, <strong>per</strong>ché così (si pensava)avrebbe reagito meglio alle conseguenze della sua malattia, sentendosi <strong>di</strong> fatto a casapropria, avendo a portata <strong>di</strong> mano le sue cose e la compagnia delle <strong>per</strong>sone checonosceva. Ci si rende imme<strong>di</strong>atamente conto <strong>per</strong>ò degli effetti “devastanti” dell‟ischemiacerebrale che ha colpito <strong>il</strong> confratello e del conseguente intervento chirurgico.Vita quoti<strong>di</strong>anaI “guai quoti<strong>di</strong>ani” cominciano imme<strong>di</strong>atamente. Come è stato da sempre abituato(p.Arcangelo ha subìto – nella sua vita – <strong>di</strong>versi ricoveri ospedalieri, <strong>per</strong> fortuna <strong>di</strong> minimaimportanza, <strong>per</strong> visite me<strong>di</strong>che prolungate, piccoli interventi e cure), dopo una qualsiasivisita me<strong>di</strong>ca, una volta tornato a casa, cerca <strong>di</strong> mettersi subito al lavoro, quasi <strong>per</strong> volerrecu<strong>per</strong>are la maggior parte del suo tempo trascorso nell‟inattività. È un segnaleimportantissimo questo, <strong>per</strong>ché <strong>di</strong>mostra quanto la sua volontà <strong>di</strong> essere “come prima” siaforte, anche se si scontra subito con le effettive con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> salute in cui si trova. Il tutto apartire dal desiderio irrefrenab<strong>il</strong>e <strong>di</strong> partire, <strong>di</strong> muoversi, <strong>di</strong> andare oltre, <strong>di</strong> raggiungereobbiettivi lontani. Lo scontro fra queste due realtà sarà sempre presente nella sua esistenzadel dopo-malattia, e gli causerà gravi stati <strong>di</strong> sconforto e ti tristezza. Cerca l‟automob<strong>il</strong>e cheusava sempre e non la trova più: i me<strong>di</strong>ci gliene hanno tassativamente proibito l‟uso. Vuoleessere autonomo in tutto (cura della propria <strong>per</strong>sona inclusa), ma si rende conto che non èpiù in grado <strong>di</strong> farlo: un frate prima e una <strong>per</strong>sona esterna al Convento poi dormiranno nelleimme<strong>di</strong>ate vicinanze della sua stanza, <strong>per</strong> garantirgli una notte sicura. Sembra <strong>di</strong> volerstab<strong>il</strong>ire da sé quali cure intraprendere, che farmaci usare, ma si accorge che ciò non èpossib<strong>il</strong>e. Vuole conservare <strong>per</strong>sonalmente referti e certificati me<strong>di</strong>ci, ma subito li “<strong>per</strong>de”all‟interno della sua stanza, e quando servono non li ritrova più. E tutto ciò anche <strong>per</strong> quantoriguarda i documenti <strong>per</strong>sonali.Il continuo CalvarioUna volta tornato in convento, P.Arcangelo viene visitato imme<strong>di</strong>atamente da me<strong>di</strong>cispecializzati nella sua malattia, che consigliano una cura riab<strong>il</strong>itativa ad ampio raggio,prolungata nel tempo. Ha <strong>per</strong>so infatti alcune facoltà legate alla memoria e all‟uso dellaparola, della scrittura, della lettura, del far <strong>di</strong> conto. In questo <strong>per</strong>iodo sembra essere una<strong>per</strong>sona piena <strong>di</strong> grande confusione, che si domanda continuamente cosa gli sia capitatoe, non trovando da sé una risposta, <strong>il</strong> suo umore non riesce quasi mai ad essere sereno. Ognigesto, anche <strong>il</strong> più semplice, gli costa un grande sforzo. E parla con grande fatica.Nonostante tutto <strong>per</strong>ò riconosce le <strong>per</strong>sone che arrivano al Convento <strong>per</strong> incontrarlo e <strong>per</strong>salutarlo, scambiando qualche parola con loro. Ma con costoro mal volentieri parla delp.Arcangelo “<strong>di</strong> prima”, quasi si vergognasse <strong>di</strong> farsi trovare in quello stato. Si inizia così adaccompagnarlo quasi ogni giorno al complesso ospedaliero Don Carlo Gnocchi <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano,dove comincia le varie riab<strong>il</strong>itazioni, motorie innanzitutto, poi verbali e della memoria. Dopoqualche mese le cure vengono trasferite all‟Ospedale Policlinico <strong>di</strong> M<strong>il</strong>ano, dove una27Anno XXXIII ● N. 218 ● Ottobre 2011