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16 De Architectura Geschäfte / Negozi<br />

Foto Ludwig Thalheimer<br />

Alberto Vignolo su un progetto di Luigi Scolari<br />

La «pelle» dell’architetto<br />

Luogo del passeggio e dello scambio per<br />

definizione, il portico rispecchia uno dei<br />

più caratteristici modelli organizzativi degli<br />

spazi dedicati al commercio. La successione<br />

delle botteghe ai piani bassi degli<br />

edifici, infatti, esalta la distribuzione lineare<br />

lungo le vie tradizionalmente dedicate alle<br />

attività mercantili. Analogamente, le gallerie<br />

commerciali a partire dai pionieristici<br />

esempi ottocenteschi, così come le grandi<br />

superfici della distribuzione moderna<br />

(i famigerati «centri commerciali») sono<br />

organizzate secondo una dimensione<br />

lineare prevalente, che ricalca – sovente<br />

in maniera caricaturale – una successione<br />

di frammenti urbani, strade e piazzette.<br />

La linea che si insinua dalle vie nelle profondità<br />

del parcellario si ribalta lungo la<br />

verticale, sale a conquistare i primi piani<br />

degli edifici o, come più spesso accade,<br />

scende a rivalutare i negletti scantinati,<br />

che divengono così preziose estensioni<br />

delle superfici espositive. Secondo questa<br />

visione, le città appaiono come creature<br />

bizzarre o mostruose, sospese su lunghi<br />

trampoli affondati in una melma quasi continua<br />

di negozi e botteghe…<br />

Il fenomeno dello shopping con le sue<br />

ritualità, materializzate nell’alternarsi degli<br />

esercizi commerciali e delle attività professionali,<br />

ridisegna costantemente le strade<br />

e le piazze. Assieme ai capisaldi dei monumenti<br />

e dei luoghi notevoli, l’esperienza<br />

contemporanea fornisce così nuovi landmark,<br />

per quanto mutevoli e dalla rapida<br />

obsolescenza questi possano essere, che<br />

nel loro insieme restituiscono un’immagine<br />

vivida e incisiva dell’ambiente urbano.<br />

In una cittadina come Merano, la via<br />

Leonardo da Vinci – assieme a via Portici –<br />

è l’elegante vestibolo coperto per l’andirivieni<br />

del flâneur tirolese, del turista milanese,<br />

del teutone borghese. A percorrerla<br />

con l’occhio mirato sul filo degli edifici<br />

porticati, non è facile rimanere indifferenti<br />

alla vetrina di Matt, elegante pelletteria di<br />

lunga tradizione che ha voluto rinnovare<br />

radicalmente la propria immagine e i propri<br />

spazi nel 2000, affidandosi alle cure<br />

dell’architetto Luigi Scolari (ma che termine<br />

Oktober Ottobre 2003 turrisbabel 60<br />

inopportunamente desueto, pelletteria,<br />

che sembra uscire da un film in costume,<br />

assieme alle ‘colleghe’ merceria e drogheria:<br />

oggi si naviga, dizionario alla<br />

mano, tra la veterana boutique e il flagship<br />

corner di uno store molto trendy…).<br />

L’immagine di grande trasparenza di<br />

Matt si compone sostanzialmente di un<br />

diaframma di vetro posto a filo della proprietà,<br />

che recupera lo spazio di una preesistente<br />

piccola galleria di accesso.<br />

Le due pareti di vetro ad angolo fanno<br />

balzar fuori l’interno del negozio con la<br />

sua immagine schiettamente moderna e<br />

di luminosa eloquenza. L’architetto, con<br />

malcelata perfidia, ci priva persino della<br />

maniglia della porta, discontinuità non<br />

tollerabile nella levigatezza della superficie<br />

trasparente. Un prezzo da pagare al<br />

riduzionismo minimalista, verbo al quale<br />

egli si vota. Ma così facendo, costringe<br />

l’avventore a lasciare la propria impronta<br />

sull’anta di ingresso, segno reciproco di<br />

quella «pelle» che è la materia principale<br />

qui scambiata. D’altro canto, quale altra<br />

immagine è lecito proporre per un negozio,<br />

posta la sostanziale afonia, o quanto meno<br />

laconicità, della funzione del commercio?<br />

È noto come uno dei postulati della tradizione<br />

architettonica del Moderno preveda<br />

una sostanziale congruenza tra forma e<br />

funzione. Ma lo scambio è un atto elementare<br />

che non esprime requisiti spaziali<br />

particolari. In fondo, basta un telo steso<br />

su un marciapiede o una semplice stretta<br />

di mano perché la transazione si compia<br />

e la funzione sia espletata. Ragione per<br />

la quale, al di là di alcune regole di compatibilità,<br />

che rendono possibile che il tema<br />

si materializzi in un manufatto edilizio,<br />

una vera e propria tipologia dello spazio<br />

per il commercio non si può riconoscere.<br />

Tra la bottega d’antica tradizione e lo<br />

showroom modaiolo o avanguardista,<br />

l’arco lessicale che descrive, nelle molteplici<br />

variabili spaziali e temporali, l’esperienza<br />

del commercio, sottende una complessità<br />

che è più apparente che reale,<br />

più costruzione che costrizione. Tutto ciò<br />

che rientra nella categoria dell’architet-

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