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84<br />

Textbausteine<br />

Architetture di carta<br />

a cura di Alberto Vignolo<br />

Al Paradiso delle Signore<br />

La Desforges, dopo aver corso il rischio<br />

di perdere il mantello tra la folla, aveva<br />

potuto finalmente entrare e attraversare<br />

proprio in quell’attimo il primo vestibolo.<br />

Come giunse alla grande galleria, alzò gli<br />

occhi… A forma di navata, la grande galleria<br />

somigliava all’interno della tettoia d’una<br />

stazione, contornata dalle rampe dei due<br />

piani, intramezzata da scale sussidiarie,<br />

attraversata da ponti volanti. Scale di ferro<br />

a doppio giro, di curvatura ardita, con gran<br />

numero di ripiani; ponti di ferro, sospesi<br />

nel vuoto, slanciati dritti verso l’alto. E tutto<br />

quel ferro, sotto il bianco risplendere dei<br />

vetri, componeva un’architettura leggera,<br />

una trina complicata, traverso cui passava<br />

la luce del giorno. Era come un palazzo<br />

sognato e poi tradotto nella realtà la più<br />

moderna; una babele sorgente da piano<br />

a piano, allargantesi nelle sale, aperta in<br />

«fughe» verso altri ballatoi e verso altre<br />

stanze, all’infinito. Del resto, il ferro signoreggiava<br />

dappertutto; l’ingegnere aveva<br />

avuto la coraggiosa onestà di non nasconderlo<br />

sotto un intonaco che imitasse il<br />

marmo o il legno. Nel basso, per non nuocere<br />

alla vista delle mercanzie, gli ornamenti<br />

erano sobri, a grandi tratti uniti, e di<br />

tono grigio. Poi, di mano in mano che la<br />

costruzione metallica saliva, i capitelli delle<br />

colonne si facevano più ricchi, le ribaditure<br />

formavano rosoni, le modanature<br />

e gli aggetti s’empivano di figure scolpite.<br />

Al termine, lassù, splendevano le verniciature<br />

verdi e rosse, frammezzo all’oro<br />

sparso senza economia, a strisce, a chiazze,<br />

fino alle invetriate, anch’esse, riquadro per<br />

riquadro, con «motivi» aurei. Sotto le gallerie<br />

coperte, le volte figurate a incastro<br />

di mattoni, avevano ancor quelle, or qui<br />

or là colorazioni di bell’effetto. Mosaici e<br />

ceramiche facevano parte degli ornati, rinvispendo<br />

i fregi e mettendo note di freschezza<br />

all’insieme severo. Le scale medesime,<br />

con passatoie di velluto rosso, avevano<br />

le ringhiere sfaccettate e lucide come<br />

l’acciaio d’un’armatura. […]<br />

La Desforges stava alla fine per arrivare<br />

al primo piano, quando un’ondata più forte<br />

delle altre la tenne ferma per qualche<br />

Oktober Ottobre 2003 turrisbabel 60<br />

momento ancora. Essa aveva ora sotto di<br />

sé le sezioni del pianterreno, appunto quel<br />

popolo di clienti che aveva dovuto attraversare.<br />

Era uno spettacolo nuovo, un<br />

oceano di sole teste, e infatti il rimanente<br />

della persona non si vedeva, in costante<br />

agitazione come di formicolio. I cartelli<br />

bianchi non erano più che strisce sottili, le<br />

pile dei nastri sembravano basse basse, il<br />

promontorio delle flanelle tagliava la galleria<br />

con un muro strettissimo, mentre i tappeti<br />

e le pezze di sete ricamate che pavesavano<br />

i balaustri, pendevano sotto di lei<br />

come stendardi professionali appesi al pulpito<br />

d’una chiesa. Più lontano, essa vedeva<br />

gli angoli delle gallerie laterali come dalla<br />

cima di un campanile si distinguono i cantoni<br />

delle strade più prossime col mosso<br />

nereggiare della gente. Ma anche di più la<br />

sorprendeva, quando chiudeva le palpebre<br />

sugli occhi stanchi per quell’abbagliante<br />

mistione di colori, il sentire la folla come<br />

un cupo e crescente rumore di marea, e<br />

insieme il calore umano che ne saliva.<br />

Un polverio sottile si alzava dai pavimenti,<br />

pieno dell’odor di donna: odore di biancheria<br />

e di pelle della nuca, di gonne e di cappelli;<br />

odore acuto, penetrante, conturbante,<br />

che sembrava l’incenso di quel tempio<br />

innalzato, appunto, al culto della beltà femminile.<br />

[…]<br />

Rimasero immobili dalla sorpresa. Davanti<br />

a loro si stendevano i magazzini, i più vasti<br />

del mondo, com’era detto in tutti gli annunci.<br />

La grande galleria centrale correva<br />

ormai da un capo all’altro, s’apriva cioè<br />

sulla via Dieci Dicembre e sulla via nuova<br />

di Sant’Agostino; e a destra e a sinistra,<br />

simili alle navate laterali d’una chiesa, la<br />

galleria Monsigny e la galleria Michodière,<br />

più strette, si stendevano lungole due vie<br />

omonime, senza interruzione. Di tanto in<br />

tanto le varie congiunzioni s’allargavano a<br />

compire vestiboli in mezzo all’ossatura<br />

metallica delle scale sospese e dei ponti<br />

volanti. L’ordine interno risultava rovesciato<br />

rispetto a prima: i «saldi» erano sulla via<br />

Dieci Dicembre, la seta al centro, i guanti<br />

presso lo sbocco di via Sant’Agostino; e dal<br />

nuovo ingresso principale, alzando gli

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