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FuoriAsse #17

Officina della cultura

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©Florence Emma Zulian<br />

«Io?» chiedo. «Ma quando?»<br />

«Lo ha messo sotto i piedi! Il mio Tigrino!»<br />

«Non potevi stare più attento? Non<br />

guardi mai dove metti i piedi?» mi investono<br />

i due genitori, sconvolti. Si uniscono<br />

a loro anche gli altri parenti, che<br />

un po’ commiserano il moccioso, un po’<br />

condannano il mio comportamento. Anche<br />

la zia Anselmina, risvegliatasi da un<br />

sonno che cominciavamo a ritenere definitivo,<br />

comincia a dirmene di tutti i<br />

colori – la demenza senile le ha fatto<br />

scoprire un insospettato lessico pittoresco.<br />

Ora – portate pazienza – il racconto<br />

rischia di farsi sgradevole sul serio:<br />

perché la sera di quello stesso giorno<br />

anche il piccolo John ha cominciato ad<br />

aver male, a sentirsi come schiacciato,<br />

ed è entrato in una fase depressiva che<br />

è degenerata in vera e propria catalessia.<br />

Clara e Attilio me lo hanno rinfacciato,<br />

nel corso di una drammatica telefonata,<br />

come se avessi lanciato io un<br />

malocchio sul loro figlioletto. Mi sono<br />

difeso con le armi della ragione, ma<br />

temo sia servito a poco. Hanno concluso<br />

che avrebbero messo la cosa nelle mani<br />

di certi loro amici avvocati, per impedirmi<br />

non solo di vedere John, ma anche di<br />

avvicinarmi a lui. Ma tenetevelo il vostro<br />

John, ho pensato. Non è l’unico nipotino<br />

a cui posso voler bene. La voce però si<br />

è sparsa tra i parenti nel giro di due<br />

giorni, e anche il conforto della compagnia<br />

degli altri due nipotini, Serenella e<br />

Rupert (sic), mi è stato negato da genitori<br />

d’improvviso freddi.<br />

Credo che questo potere che di giorno in<br />

giorno sembra espandersi – un potere di<br />

cui farei volentieri a meno, garantisco –<br />

funzioni anche sulle figure non viventi,<br />

o non esistenti, su quelle frutto dell’immaginazione,<br />

insomma. Di recente,<br />

se comincio a leggere un romanzo, qualunque<br />

romanzo, i personaggi lamentano<br />

disturbi sin dalle prime pagine, al<br />

secondo capitolo sono già a letto, al<br />

terzo sono ricoverati d’urgenza, al quarto<br />

nemmeno ci arrivano, e il resto delle<br />

pagine è bianco. Ho dapprima attribuito<br />

questa monotonia alla crisi della narrativa<br />

di questi anni, alla serializzazione<br />

imposta dai trust editoriali, a carenze di<br />

ispirazione degli autori, e ho pensato<br />

che tutte quelle pagine bianche fossero<br />

lì per consentire di prendere appunti:<br />

ma temo che la cosa stia solo nelle mie<br />

mani che reggono il libro. Altri miei<br />

conoscenti per esempio si godono i loro<br />

romanzoni fino alla fine, e hanno a che<br />

fare con personaggi in ottima salute. Lo<br />

stesso accade con i film. Se metto su un<br />

DVD, i personaggi si ammalano subito,<br />

poi arriva l’ecatombe. Il resto sono tutti<br />

extra fatti di inquadrature immobili in<br />

cui non compare nessuno. Per fortuna<br />

non vado più al cinema, sennò provocherei<br />

una rivolta.<br />

Porterò davvero male? mi sono chiesto<br />

– me lo chiedo ancora. Stamattina, per<br />

darmi una risposta, sono uscito di casa<br />

e mi sono diretto al parco giochi in cui<br />

FUOR ASSE 112<br />

Lettera 22

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