Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Scappò dal confessionale, a passo fremente,<br />
dietro di lui gli angeli neri, pietrosi,<br />
della chiesa, parevano cantarlo<br />
sfuggire nei granelli della sua anima<br />
condannata. Nella sacrestia lacrimò. Gli<br />
pulsarono le vene. Impazziva il sangue<br />
che sembrava piegarsi nel torace per annegargli<br />
il cuore. Era da rivedere, Maria.<br />
Di chi era figlia? Viveva vicino all’abbazia?<br />
Le piacevano le arance? Era maritata?<br />
Le nuvole apparivano, pure a lei,<br />
agrumi ferrosi? Dio non gli interloquiva<br />
più, ora era Maria da pregare, da raccontarle<br />
l’inquietudine. Di settimana, il<br />
sabato, Salvatore, l’attendeva in confessionale,<br />
come un rosario umanizzatosi.<br />
Lei fu puntuale. Credeva nel Signore.<br />
L’orologio della sacrestia si ascoltava in<br />
tutta la cappella dell’abbazia.<br />
“Fratello Salvatore, posso confessarmi?”<br />
“Prima, Maria, raccontami delle giornate.”<br />
Lei non interruppe la domanda che<br />
accettò affinché questa si confondesse<br />
con le proprie risposte intorno al peccato.<br />
Ché peccare, per la ragazza, era immaginare<br />
mentre viveva l’amore senza<br />
malinconia o clausura emozionale. Condividerlo.<br />
Sognare più del richiesto dal<br />
suo Dio con un altro sognatore.<br />
Si fissarono entrambi, Salvatore e<br />
Maria, dai buchi metallici del confessionale,<br />
divisi da imperi e dei per tutti<br />
opposti e per loro consimili, abbattuti<br />
dall’Uomo e dalla Donna, da una bibbia<br />
loro. Non si toccavano. Mai si incontravano<br />
nella vista. Ma si intravedevano<br />
tutti i vespri, ognuno nelle loro barriere:<br />
lui dentro la sua, così come lei. Gli<br />
occhietti gli sfrigolavano, e le loro lingue<br />
stoppose pronunciavano sempre nuovi<br />
verbi. Erano lingue nere. Nessuna carne<br />
nelle glosse. Solo nuove narrazioni per<br />
nuove giornate. Maria gli faceva sibilare<br />
nei piccoli passaggi bui, della parete<br />
divisoria, fogli di carta. Epistole, nelle<br />
quali scriveva della natura, della melanconia<br />
sotterranea di lei, dei cieli sopra<br />
quello che sentivano di sopra greve,<br />
della sua oramai morta, grazie a lui,<br />
solitudine, della paura che tutto questo<br />
si disperdesse per la realtà. Lui ripassava<br />
sottili faville di rose che anneriva per<br />
indicargli che amava il nero e la notte e<br />
che tutt’e due gli ricordavano lei non appena<br />
si coricava per ritrovarla, carnosa,<br />
in sogno e nei petali che gli si incendiavano<br />
nel mondo onirico. Lei gli faceva<br />
spesso sentire il riso.<br />
Poi d’un tratto, in uno dei vespri, Maria<br />
avvicinò un mignolo per un foro del confessionale<br />
e lui l’intera mano che si<br />
seminò nella polpa del dito di lei. Era il<br />
momento essenziale perché lui si proponesse.<br />
E allora chiese:<br />
“Perché non vieni con me, Maria, così da<br />
mostrarci?”<br />
“Come posso, sei sposato con Dio.”<br />
“Posso rinunciarvi, posso murare dio,<br />
ora e sempre, per non farlo respirare in<br />
me. Ci inspirerai solo tu.”<br />
“Io non posso chiederti tanto…”<br />
“Fuggi insieme a me. Il tuo ossigeno mi<br />
basta. Pregherò solo te sino alla tomba<br />
della vita.”<br />
“Non puoi farmi felice. Seppur io abbia<br />
scelto di dimenticare dio a causa tua, tu<br />
stesso sei una sua costola che Lui rimarginerà<br />
fino a riaverti nel suo intero<br />
lutto finito.”<br />
“Ma io posseggo questo corpo, e desidero<br />
mescolarlo al tuo, Maria, per poi crearne<br />
un altro più piccolo, un figlio, un<br />
giorno, da te.”<br />
“Non pensarmi di carne. Fammi di ombra,<br />
m’hai toccato d’ombra, tutte queste<br />
sere, fammi cementificare nella tua<br />
ombra, nel tuo ricordo anch’esso, per<br />
certo, d’ombra.”<br />
“Non andare… ti prego. Rimarrò solo!”<br />
Si sentì il pavimento di legno del mobile<br />
rigurgitare quell’ultima corsa di lei verso<br />
il portone della cappella. Entrò il compatto<br />
lucore di un’ultima stella e, a portone<br />
chiuso, un buio terrificante. Salvatore,<br />
immobile nel confessionale, masticava<br />
i denti con i denti.<br />
Andò in sacrestia si denudò nel silenzio<br />
FUOR ASSE 54 Riflessi Metropolitani