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CC - Quanto c’è di vostro nei dischi che<br />
pubblicate, nel senso che corrispondono<br />
esattamente ai vostri gusti di ascoltatori,<br />
e quanto invece risponde a un’analisi<br />
razionale del tipo di progetto e di come<br />
potrebbe funzionare?<br />
EC - So che non ci crederà nessuno, ma<br />
quando scegliamo qualcuno su cui puntare<br />
raramente pensiamo a come potrebbe<br />
funzionare. Siamo molto istintivi<br />
in questo e infatti capita spesso anche<br />
di sbagliarsi.<br />
Capita di essere convinti che una cosa<br />
farà il botto semplicemente perché a noi<br />
piace da impazzire e poi restare di sasso<br />
se succede poco e niente.<br />
Io credo che nel 2016 non abbia più<br />
molto senso pensare all’etichetta discografica<br />
che ti costruisce addosso un immaginario<br />
e fa tutto il lavoro al posto<br />
tuo: c’è tanto di noi e dei nostri gusti<br />
nelle cose che pubblichiamo, ma il grosso<br />
è merito dei musicisti. 42 è un mezzo<br />
per divulgare musica e non un fine.<br />
CC - I vinili colorati, le edizioni limitate,<br />
le magliette eccetera: quanto conta tutto<br />
questo materiale di contorno rispetto<br />
alla musica e, per esempio, alla scelta di<br />
limitarsi a mettere invece un disco in<br />
download? Esiste una categoria di pubblico<br />
feticista da accontentare? Esiste<br />
un mercato discografico indipendente<br />
oppure c’è il pubblico dei live e, all’estremità<br />
opposta, la nicchia dei collezionisti?<br />
EC - Mi sorprende un po’ che tu chiami<br />
queste cose “contorno” mentre in qualche<br />
modo per me sono tutti elementi importanti<br />
perché avvicinano la musica<br />
alle persone e servono poi per creare<br />
e amplificare quell’immaginario di cui<br />
parlavamo prima. E alla fine è come dicevo<br />
prima: ogni disco ha la sua storia.<br />
Ci sono dischi che nascono per essere<br />
stampati su un supporto particolare e<br />
altri per cui il download e lo streaming<br />
diventa la faccenda principale. Tutto sta<br />
nel capire cosa vogliono e cosa piace<br />
quelli che la musica la ascoltano e la<br />
comprano.<br />
E io sono uno di loro, eh, Uno della peggiore<br />
specie: compratore compulsivo, e<br />
collezionista anche se non avvelenato<br />
(non sono uno da “prima stampa a tutti<br />
i costi” ma se un disco mi piace lo devo<br />
avere fisicamente).<br />
A me per esempio non piace eccedere<br />
con le edizioni limitate: di solito ci limitiamo<br />
a fare un vinile (se colorato o normale<br />
lo decidono le band), un cd e poi<br />
digitale. E chi vuole comprare compra<br />
quello che più lo aggrada, mentre mi<br />
sembra che ormai si tenda sempre di<br />
più a fare dieci versioni dello stesso<br />
disco per farlo comprare dieci volte dalla<br />
stessa persona. Ed è una visione che<br />
con condivido.<br />
Esistono tutte le cose che hai citato e<br />
credo che sia l’insieme di tutto questo a<br />
fare un minimo la differenza.<br />
Non ha più senso ragionare a compartimenti<br />
stagni.<br />
CC - Nel panorama dell’industria musicale<br />
italiana scegliete una cosa sola da<br />
cambiare e una che dovrebbe a vostro<br />
avviso rimanere immutata.<br />
EC - Trovo che sia un momento interessante<br />
e che stiano venendo fuori diverse<br />
cose che hanno potenziale e che posso-<br />
FUOR ASSE<br />
128 Fronte Indipendente