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FuoriAsse #17

Officina della cultura

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sognano quel Nord da cui arriva<br />

Sandra (se Sandra ha le fattezze<br />

di una ragazza!), il freddo dell’Europa<br />

dove si immaginano che<br />

per le strade vaghino solo Iggy<br />

Pop e David Bowie, e come tanti<br />

ragazzi di quegli anni proiettano<br />

le loro aspirazioni nella musica<br />

– grazie alla quale, ne sono certi,<br />

voleranno verso altri lidi. Ma il<br />

Sud e la campagna pugliese degli<br />

anni Ottanta non è così semplice<br />

da scavallare. E allora c’è un<br />

altro modo di sognare, grazie a<br />

Sandra: l’eroina.<br />

È interessante come in questo periodo<br />

sia tornato prepotente nella narrazione<br />

l’eroina. Penso ai romanzi di Nadia Terranova<br />

(Gli anni al contrario) e di Alessandro<br />

Bertante (Gli ultimi ragazzi del<br />

secolo), senza dimenticare Città in fiamme<br />

di Hallberg e la serie tv Vynil. Così,<br />

Oscar De Summa sembra inserirsi su<br />

questo solco, fare i conti con un fenomeno<br />

che è stato assai più determinante di<br />

quanto la letteratura e la storia sociologica<br />

abbiano raccontato finora. C’è una<br />

intera generazione (o anche due?) che è<br />

stata devastata dall’eroina o che da<br />

quella è stata dominata. Forse parecchie<br />

scelte politiche o determinazioni<br />

sociali si potrebbero spiegare con quanto<br />

successe tra la fine degli anni Settanta<br />

e l’inizio degli Ottanta. Eh sì, perché,<br />

come ricorda De Summa, è in quegli<br />

anni che in Puglia per esempio nasce<br />

la Sacra Corona Unita che rapida si<br />

espande per tutto il Salento. E cambiano<br />

i rapporti di forza, e l’autodistruzione<br />

di quella generazione porta alla fine<br />

definitiva del sogno rivoluzionario del<br />

decennio precedente.<br />

Tornando a Stasera sono in vena, si ha<br />

la sensazione di essere davanti a un<br />

testo o a una canzone di Tom Waits, un<br />

canto straziato ma mai disperatamente<br />

fine a se stesso. La ricerca di una salvezza,<br />

di un altrove, e di conseguenza la<br />

Oscar De Summa<br />

©Emanuela Pellegrino<br />

presa di coscienza di un’epoca vissuta<br />

tra muretti a secco e la rossa terra pugliese<br />

abbacinata dal sole, dove pianopiano<br />

la malavita costruiva la sua roccaforte.<br />

E alla fine, mentre tragedia e<br />

commedia si mescolano con sapienza,<br />

resta l’urlo disperato: io ci sono, sono<br />

qui.<br />

Seduto su quell’amplificatore, con solo<br />

un microfono davanti, De Summa narra<br />

(e canta) le vicende di questi ragazzi. Le<br />

loro aspirazioni, e vive con loro e in loro.<br />

Ne sentiamo le voci, ne vediamo i gesti,<br />

le espressioni, senza mai scadere nel<br />

macchiettistico; con sapiente equilibrio<br />

interpreta i personaggi che mette in<br />

scena.<br />

È su quell’equilibrio che fonde sapienza<br />

narrativa e attoriale. Ed ecco che non si<br />

è più davanti a un monologo o a un<br />

semplice teatro di narrazione. Si è davanti<br />

a una polifonia che accerchia, che<br />

crea dipendenza, che lascia lo spettatore<br />

a fissare l’amplificatore a spettacolo<br />

finito.<br />

FUOR ASSE<br />

115<br />

Teatro

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