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sognano quel Nord da cui arriva<br />
Sandra (se Sandra ha le fattezze<br />
di una ragazza!), il freddo dell’Europa<br />
dove si immaginano che<br />
per le strade vaghino solo Iggy<br />
Pop e David Bowie, e come tanti<br />
ragazzi di quegli anni proiettano<br />
le loro aspirazioni nella musica<br />
– grazie alla quale, ne sono certi,<br />
voleranno verso altri lidi. Ma il<br />
Sud e la campagna pugliese degli<br />
anni Ottanta non è così semplice<br />
da scavallare. E allora c’è un<br />
altro modo di sognare, grazie a<br />
Sandra: l’eroina.<br />
È interessante come in questo periodo<br />
sia tornato prepotente nella narrazione<br />
l’eroina. Penso ai romanzi di Nadia Terranova<br />
(Gli anni al contrario) e di Alessandro<br />
Bertante (Gli ultimi ragazzi del<br />
secolo), senza dimenticare Città in fiamme<br />
di Hallberg e la serie tv Vynil. Così,<br />
Oscar De Summa sembra inserirsi su<br />
questo solco, fare i conti con un fenomeno<br />
che è stato assai più determinante di<br />
quanto la letteratura e la storia sociologica<br />
abbiano raccontato finora. C’è una<br />
intera generazione (o anche due?) che è<br />
stata devastata dall’eroina o che da<br />
quella è stata dominata. Forse parecchie<br />
scelte politiche o determinazioni<br />
sociali si potrebbero spiegare con quanto<br />
successe tra la fine degli anni Settanta<br />
e l’inizio degli Ottanta. Eh sì, perché,<br />
come ricorda De Summa, è in quegli<br />
anni che in Puglia per esempio nasce<br />
la Sacra Corona Unita che rapida si<br />
espande per tutto il Salento. E cambiano<br />
i rapporti di forza, e l’autodistruzione<br />
di quella generazione porta alla fine<br />
definitiva del sogno rivoluzionario del<br />
decennio precedente.<br />
Tornando a Stasera sono in vena, si ha<br />
la sensazione di essere davanti a un<br />
testo o a una canzone di Tom Waits, un<br />
canto straziato ma mai disperatamente<br />
fine a se stesso. La ricerca di una salvezza,<br />
di un altrove, e di conseguenza la<br />
Oscar De Summa<br />
©Emanuela Pellegrino<br />
presa di coscienza di un’epoca vissuta<br />
tra muretti a secco e la rossa terra pugliese<br />
abbacinata dal sole, dove pianopiano<br />
la malavita costruiva la sua roccaforte.<br />
E alla fine, mentre tragedia e<br />
commedia si mescolano con sapienza,<br />
resta l’urlo disperato: io ci sono, sono<br />
qui.<br />
Seduto su quell’amplificatore, con solo<br />
un microfono davanti, De Summa narra<br />
(e canta) le vicende di questi ragazzi. Le<br />
loro aspirazioni, e vive con loro e in loro.<br />
Ne sentiamo le voci, ne vediamo i gesti,<br />
le espressioni, senza mai scadere nel<br />
macchiettistico; con sapiente equilibrio<br />
interpreta i personaggi che mette in<br />
scena.<br />
È su quell’equilibrio che fonde sapienza<br />
narrativa e attoriale. Ed ecco che non si<br />
è più davanti a un monologo o a un<br />
semplice teatro di narrazione. Si è davanti<br />
a una polifonia che accerchia, che<br />
crea dipendenza, che lascia lo spettatore<br />
a fissare l’amplificatore a spettacolo<br />
finito.<br />
FUOR ASSE<br />
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Teatro