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FuoriAsse #17

Officina della cultura

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Simone Weil<br />

Ma l’amor mio non muore<br />

INTERVISTA<br />

a Veronica Leffe<br />

e Pier Paolo Di Mino<br />

di Faith Aganmwonyi<br />

©Veronica Leffe<br />

Il progetto artistico Ma l’amor mio non muore, con testi di Pier Paolo di Mino e illustrazioni<br />

di Veronica Leffe, è prima di tutto una guida alla conoscenza di celebri<br />

figure femminili. In ordine cronologico, a ognuna di queste donne, è dedicato uno<br />

spazio in cui, brevemente, viene raccontata la loro storia. Il filo conduttore del racconto<br />

è l’amore che si manifesta nelle sue diverse forme, il tutto viene armonizzato<br />

da uno gioco narrativo che alterna il leggiadro al canzonatorio.<br />

Abbiamo qui l’occasione di confrontarci con gli autori, estrapolando i punti cardine<br />

del testo, per permetterci uno sguardo al racconto dalla loro prospettiva.<br />

FA - Che cosa vi ha portati all’elaborazione<br />

di questo progetto artistico, che<br />

unisce alla trama dei racconti le simboliche<br />

illustrazioni di donne della mitologia<br />

e della storia, raggruppate sotto<br />

l’unico filo conduttore dell’amore?<br />

PPDM: Il piacere di ragionare d’amore,<br />

che è uno dei primi, anzi forse il più primitivo,<br />

dei piaceri d’amore. Di questo,<br />

però, me ne sono reso conto del tutto<br />

soltanto strada facendo. All’inizio avevo<br />

pensato a un piccolo libro molto semplice<br />

e classico. Avevo pensato a una sorta<br />

di fanalino di coda da mettere in fondo a<br />

una tradizione letteraria per la quale il<br />

nesso fra parola, immagine e desiderio è<br />

l’oggetto primario di qualsiasi forma di<br />

letteratura; o (così si sarebbe espresso<br />

Robert Graves) l’unico e solo vero tema<br />

poetico. Secondo questa tradizione, la<br />

letteratura significa trarre da sé parole<br />

che evocano immagini, immagini da<br />

penetrare infinitamente e che, quindi,<br />

infinitamente evocano, o partoriscono,<br />

altre parole. L’immagine con cui ho rappresentato<br />

questa tradizione non è priva<br />

di connotati erotici, e, infatti, Graves<br />

direbbe che qui ho evocato un atto di<br />

amore, o tributato la mia venerazione<br />

alla grande Dea Bianca. Tuttavia, alla<br />

FUOR ASSE<br />

19<br />

Redazione Diffusa

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