Rivista "Agricoltura" Regione Piemonte - n.95 dicembre 2018
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Tre contesti in<br />
cui l’agricoltura<br />
può contribuire al<br />
raggiungimento<br />
di obiettivi di<br />
prevenzione e tutela<br />
della salute pubblica<br />
Contrasto all’antibiotico resistenza<br />
Da qualche anno è stato lanciato un allarme<br />
internazionale per il forte aumento<br />
di batteri che un tempo erano innocui e<br />
che oggi causano infezioni che non guariscono<br />
o guariscono a fatica con la maggior<br />
parte degli antibiotici disponibili.<br />
L’antibioticoresistenza ha una lunga catena<br />
di responsabilità, a partire dalla presentazione<br />
e dal commercio dei farmaci<br />
alla loro somministrazione inappropriata,<br />
alle insufficienti norme di igiene in<br />
strutture ospedaliere o socio assistenziali,<br />
all’uso improprio o all’abuso da parte<br />
dei pazienti, all’impiego in zootecnica e<br />
nell’alimentazione animale, allo spargimento<br />
di deiezioni animali non mature e<br />
quindi contenenti batteri multiresistenti.<br />
Il 70% degli antibiotici commercializzati<br />
in Italia entra negli allevamenti e la<br />
maggior parte di essi non viene utilizzato<br />
per curare animali che si sono ammalati<br />
ma per profilassi preventive di massa o<br />
come fattori di crescita.<br />
La principale via di somministrazione<br />
è quella alimentare (mangimi medicati<br />
e acqua da bere) e le conseguenze sono<br />
lo sviluppo di forme batteriche resistenti<br />
agli antibiotici.<br />
La scelta di medicalizzare gli allevamenti<br />
è sempre connessa all’incapacità<br />
o alla non volontà di agire sui fattori che<br />
predispongono alla malattia: insufficienti<br />
condizioni di sanità e di igiene dell’allevamento,<br />
carenze relative al benessere degli<br />
animali, gravi carenze organizzative.<br />
L’uso di antibiotici negli allevamenti può<br />
essere drasticamente ridotto eliminando<br />
i trattamenti di massa e per fare questo<br />
occorre migliorare la sanità di base degli<br />
animali, proteggerli con vaccini (quando<br />
disponibili), migliorare la biosicurezza<br />
nell’allevamento, curare il benessere degli<br />
animali allevati, usare in modo appropriato<br />
e per il periodo necessario l’antibiotico<br />
più adatto a curare gli animali (non l’’intero<br />
allevamento) per la specifica malattia<br />
diagnosticata dal veterinario.<br />
Gli allevatori devono essere consapevoli<br />
che la medicalizzazione degli allevamenti<br />
ha un costo elevato, che sta crescendo la<br />
sensibilità dei cittadini europei nei confronti<br />
della tutela del benessere animale e<br />
che il mercato si sta sempre più orientando<br />
verso prodotti “antibiotic free” (che non<br />
significa bando all’utilizzo degli antibiotici<br />
ma uso responsabile e limitato).<br />
Allevatori e mangimisti che usano antibiotici<br />
come “strumenti di produzione”<br />
devono sapere che, per loro, l’antibiotico<br />
resistenza può essere un problema ancor<br />
più grave perché sono fortemente esposti<br />
al rischio di contrarre infezioni ad<br />
opera di germi banali diventati resistenti<br />
nell’ambiente di lavoro.<br />
L’obiettivo di ridurre l’uso di antibiotici<br />
nell’allevamento degli animali è ambizioso<br />
ma non impossibile e gli allevatori<br />
possono contribuire in modo positivo e rilevante<br />
a contrastare l’antimicrobico resistenza<br />
con benefici per la loro salute, per il<br />
loro portafoglio e per la salute di tutti noi.<br />
38<br />
Agricoltura 95