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Novembre

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Personaggi

Giuliano Vangi

Presentato a Pesaro il crocifisso del maestro toscano

per la cattedrale di Seuol

di Barbara Santoro

Alla soglia dei novant’anni Giuliano

Vangi continua a scolpire.

Una vita, la sua, tra il marmo e

il granito, tra Pietrasanta e il mondo,

tra sacro e profano. Ora un’altra grande

sfida per la cattedrale di Namyang,

a Seuol, progettata da Mario Botta, suo

grande amico che ha condiviso con lui

tante fatiche. Nato a Barberino nel Mugello

nel 1931, l’artista toscano ha manifestato

fin da bambino la passione

per la scultura. Il nonno, Paolo Pieraccini,

un carbonaio diventato ricco mercante,

gli mise in mano uno scalpello

Giuliano Vangi con il crocifisso realizzato per la cattedrale di Seuol (ph. courtesy www.cultura.ilfilo.net)

all’età di 5 anni, ed egli già allora riuscì

a scolpire un bassorilievo intorno

al camino di casa. Durante il periodo

della guerra, ha frequentato l’Accademia

di Belle Arti a Firenze e nel 1950

si è trasferito a Pesaro per insegnare

all’Istituto d’arte. È andato poi in Brasile,

a San Paolo, dove ha affiancato

per tre anni Carlos Blanc, famoso fabbro

e pittore dal quale ha imparato a lavorare

i metalli. Rientrato in Italia, si è

stabilito prima a Varese e poi di nuovo

a Pesaro. Oggi è un artista conosciuto

a livello mondiale e considerato fra

i più grandi scultori viventi. Ha un museo

personale in Giappone, a Mishima,

una collinetta sul monte Fuji vicina alla

città di Tokyo. Il grandioso crocifisso

realizzato dall’artista per la cattedrale

coreana è stato presentato alla stampa

lo scorso 3 ottobre a Pesaro. Eseguito

in legno intagliato e dipinto, è alto 3,60

metri ed ha il volto sereno di un uomo

che va oltre la morte e quindi verso la

resurrezione e la vita eterna. Le braccia

tese verso l’umanità, lo sguardo dolce,

la ferita del costato molto leggera; anche

il colore del corpo ha una tonalità

chiara che non ricorda quella di una

persona morta. Insieme al crocifisso,

Vangi ha disegnato anche le vetrate

con l’Annunciazione e l’Ultima Cena,

ciascuna di venti metri di lunghezza

per tre di altezza. Queste ultime sarà

possibile vederle davanti e dietro perché

i disegni sono stati trasferiti su vetro

attraverso un processo serigrafico.

Saranno rappresentati nell’Ultima Cena

anche l’architetto Botta, un nipote

che gli ha ispirato il volto del Cristo e

due personaggi coreani. Giuda l’ha voluto

raffigurare con una giacchetta in

testa, quasi a coprirsi dalla vergogna.

Un’opera monumentale con la quale

ancora una volta Vangi dimostra passione

e grande creatività, anche a dispetto

dell’età che avanza.

GIULIANO VANGI

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