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Personaggi
Giuliano Vangi
Presentato a Pesaro il crocifisso del maestro toscano
per la cattedrale di Seuol
di Barbara Santoro
Alla soglia dei novant’anni Giuliano
Vangi continua a scolpire.
Una vita, la sua, tra il marmo e
il granito, tra Pietrasanta e il mondo,
tra sacro e profano. Ora un’altra grande
sfida per la cattedrale di Namyang,
a Seuol, progettata da Mario Botta, suo
grande amico che ha condiviso con lui
tante fatiche. Nato a Barberino nel Mugello
nel 1931, l’artista toscano ha manifestato
fin da bambino la passione
per la scultura. Il nonno, Paolo Pieraccini,
un carbonaio diventato ricco mercante,
gli mise in mano uno scalpello
Giuliano Vangi con il crocifisso realizzato per la cattedrale di Seuol (ph. courtesy www.cultura.ilfilo.net)
all’età di 5 anni, ed egli già allora riuscì
a scolpire un bassorilievo intorno
al camino di casa. Durante il periodo
della guerra, ha frequentato l’Accademia
di Belle Arti a Firenze e nel 1950
si è trasferito a Pesaro per insegnare
all’Istituto d’arte. È andato poi in Brasile,
a San Paolo, dove ha affiancato
per tre anni Carlos Blanc, famoso fabbro
e pittore dal quale ha imparato a lavorare
i metalli. Rientrato in Italia, si è
stabilito prima a Varese e poi di nuovo
a Pesaro. Oggi è un artista conosciuto
a livello mondiale e considerato fra
i più grandi scultori viventi. Ha un museo
personale in Giappone, a Mishima,
una collinetta sul monte Fuji vicina alla
città di Tokyo. Il grandioso crocifisso
realizzato dall’artista per la cattedrale
coreana è stato presentato alla stampa
lo scorso 3 ottobre a Pesaro. Eseguito
in legno intagliato e dipinto, è alto 3,60
metri ed ha il volto sereno di un uomo
che va oltre la morte e quindi verso la
resurrezione e la vita eterna. Le braccia
tese verso l’umanità, lo sguardo dolce,
la ferita del costato molto leggera; anche
il colore del corpo ha una tonalità
chiara che non ricorda quella di una
persona morta. Insieme al crocifisso,
Vangi ha disegnato anche le vetrate
con l’Annunciazione e l’Ultima Cena,
ciascuna di venti metri di lunghezza
per tre di altezza. Queste ultime sarà
possibile vederle davanti e dietro perché
i disegni sono stati trasferiti su vetro
attraverso un processo serigrafico.
Saranno rappresentati nell’Ultima Cena
anche l’architetto Botta, un nipote
che gli ha ispirato il volto del Cristo e
due personaggi coreani. Giuda l’ha voluto
raffigurare con una giacchetta in
testa, quasi a coprirsi dalla vergogna.
Un’opera monumentale con la quale
ancora una volta Vangi dimostra passione
e grande creatività, anche a dispetto
dell’età che avanza.
GIULIANO VANGI
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