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Novembre

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I libri del

Mese

A spasso per gli anni ’50

L’armarcord tra cronaca e ironia di Paola Pisani Paganelli

di Erika Bresci

Il morso che Pisani Paganelli dà alla

sua piccola madeleine ha il profumo

di storia nostrana, e il recupero

memoriale prodotto dalle personali incursioni

negli anni che la videro protagonista

in crescita si fa in tutto il libro

ricordo corale di un decennio italiano assai

particolare. Un decennio di transizione,

ancora ben saldo sulle radici della

triplice D di “Dio – Disciplina – Dovere”,

ma che vede all’orizzonte il riverbero di

un’inquietudine pronta a esplodere alla

fine del successivo, presagita dai palpiti

della “rivoluzione” canora di Modugno e

accelerata dal soffio di novità portate dal

“ciclone USA”. Così, a una società che riconosce

ancora nella famiglia quel nocciolo

etico dello stato hegeliano (e che

ha nella civiltà contadina la sua concreta

rappresentazione, «un sistema autarchico,

primitivo, blindato in ritualità arcaiche»),

si affianca il progredire dei tempi,

individuato negli oggetti, soprattutto,

che lo hanno caratterizzato: dalla bicicletta

ai primi scooter e alle automobili

dai nomi evocativi – Mosquito, Vespa,

Lambretta, Topolino –, dalle prime trasmissioni

TV – Lascia o raddoppia, Carosello,

il Musichiere, fino poi alla stagione

del varietà e al Festival di Sanremo – alla

corsa settimanale alle edicole, dai fatti

locali di cronaca nera agli eventi capaci

di scuotere la nazione – come l’alluvione

del Polesine e l’Anno Santo del 1950.

Oggetti che, grazie a un gioco lessicale

pregevolissimo e serio presente in tutto

il racconto, diventano personificazione

dell’epoca, agiscono insieme ai protagonisti

e ci conversano. Tra «cibi rampanti

che spandevano profumi assassini» e

«discorsi pettoruti» si è accompagnati

per mano in questa passeggiata senza

una meta precisa – a spasso, infatti

–, che procede per dissolvenze e primi

piani, capace di rendere un affresco vivo

e partecipato di quegli anni, di quella

«generazione depositata dalla seconda

guerra mondiale» che ha lavorato bene –

secondo l’autrice – perché ha saputo, tra

luci e ombre, traghettare le nuove generazioni

verso la maturazione e l’affrancamento

dal passato buio appena lasciato

alle spalle. Le parole e le immagini, lavorate

di bulino, hanno la forza di sassi

lanciati nello stagno e si allargano a significati

e suggestioni sensoriali inaspettate,

capaci di toccare le corde più intime

di tre diverse generazioni: quella che ha

vissuto direttamente gli anni ’50, quella

che sulle ginocchia dei nonni ha potuto

ascoltare dal vivo le loro “storie minime”,

quella dei giovani di oggi, “ipercinetici,

atemporali, bulimici di tecnologia

estrema”, ai quali manca quell’oralità

concreta e immaginifica e cui soprattutto

sembra rivolto il libro. Scrivere per fissare

la memoria, quindi, perché i protagonisti

non scivolino via ingoiati nelle fauci

di un progresso ingordo e cieco, perché

valori essenziali come il sentirsi partecipi

della comunità, lavorare per essa e in essa

riconoscersi possano rappresentare

le linee guida sulle quali incardinare il futuro.

Questo, a mio avviso, il senso proprio

del camminare attento tra amarcord

nostalgico e cronaca puntuale, a tratti

ironica e pungente, che Pisani Paganelli

intende condividere con i suoi lettori.

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PAOLA PISANI PAGANELLI

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