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Novembre

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La voce

dei poeti

Giancarlo Bianchi

Le ragioni della poesia

di Giancarlo Bianchi / foto courtesy Carmelina Rotundo

Tutto il cosmo non è che un pensiero

proiettato del creatore.

Questa greve zolla di terra che

fluttua nello spazio è soltanto un sogno

di Dio, che ha fatto tutte le cose creandole

dalla sua mente. Negli atti del nono

congresso mondiale dei poeti, in occasione

di Firenze Capitale europea della

Cultura nel 1986, si afferma: «Dio prima

dell’uomo ha pensato il mondo come

poeta? La sua parola è creazione. L’universo

in questo caso non sarebbe che il

suo poema. Leggibile eternità/perennità

del leggibile/eternità del libro». Così come

l’uomo nella sua coscienza dà vita

ad un’opera d’arte spesso imitando Dio,

non vi è poesia se l’uomo non ha prima

immaginato in se stesso una forma

ed una bellezza. Nella poesia e nell’arte

in genere la cosa che più importa è una

sorta di energia, una forza che somiglia

piuttosto all’acqua che sgorga da una

sorgente sotterranea, una corrente che

solo lo spirito può dare. Senza Dio non

c’è arte. Il poeta conosce intimamente

la verità: il fremito di vita che pervade

tutta la creazione. Il primo artista e il più

grande è solo Dio. L’uomo tenta invano

attraverso il mito, la poesia e la favola

di spiegare quello che l’infinito crea.

Così scrive, nel volume Ad occhi aperti,

Marguerite Yourcenar: «Per me poeta

è qualcuno che è in contatto. Qualcuno

attraverso cui passa una corrente». Simile

ad un canto, riflesso di una melodia

infinita, vibra l’anima; viene in mente,

a questo proposito, che lo strumento

principe del poeta è la lira. Nell’introduzione

dell’allora sindaco di Firenze

Massimo Bogianckino al suddetto congresso

si legge: «Io ritengo giusta l’intuizione

di Gian Battista Vico. La parola

al suo nascere era l’espressione lirica

dell’animo commosso, d’avvenimenti

o di sentimenti. Quindi la sua natura,

la natura della parola, era schiettamente

musicale, lirico difatti è quel che è legato

alla lira, strumento musicale». Questa

segreta armonia delle sfere rimane il

vero mistero, i versi che ne scaturiscono

sono sorretti da questo “contatto”

e dunque da una “energia ritmico immaginativa”,

come ebbe a dire Vittorio

Vettori nella prefazione ad una mia raccolta

poetica dal titolo Bandiere pulite.

La teologa Anita Norcini Tosi chiama la

stessa energia “alchimia pericoretica”.

Nessuna migliore conclusione di quella

affidata ad alcuni versi di Eugenio

Montale: Il frullo che tu senti non è volo,

ma il commuoversi dell’eterno grembo:

vedi che si trasforma questo lembo

di terra solitario in un crogiuolo. A questi

versi fanno eco le parole di una mia

poesia tratta dal volume Come una monodia

(2006): Le radici della tua creazione,

simulacri di un trono d’oro, semi

e simboli, scrigni preziosi trasformano

il tempo in cose certe…la vita freme

senza tregua…e supera le parole, umane

come la vera poesia, come araba fenice

risorgendo dalla cenere.

Incontro di poesia alla Santissima Annunziata (2005): il quinto da sinistra è Giancarlo Bianchi, alla sua destra la teologa Anita Norcini Tosi

GIANCARLO BIANCHI

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