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Occhio
critico
A cura di
Daniela Pronestì
Marta Sarti
Le stanze dei segreti
di Daniela Pronestì
Qualcosa di segreto si nasconde
nelle stanze che popolano i
collage di Marta Sarti. Ciascuna
diversa dalle altre, ciascuna
riccamente arredata con mobili d’antiquariato
o con oggetti dal design talmente
moderno da sembrare talvolta
avveniristico. Più che semplici stanze
di un ambiente domestico sono veri e
propri teatri in cui l’artista mette in scena
racconti ogni volta diversi e tutti attraversati
da un insondabile mistero. È
un significato che eccede la lettura didascalica
dell’immagine, rivelando connessioni
a dir poco originali tra figure e
oggetti, spazio e tempo. Occorre scrutarle
con attenzione, queste stanze dei
segreti, per capire che ogni cosa ha il
posto che le spetta, il posto necessario
a farla dialogare con ciò che sta intorno,
a mettere in relazione forme, colori e figure.
È così che le pieghe di una grande
tenda messa a sipario di una porta
richiamano le linee sinuose dei fianchi
di una donna vista di spalle, alla
cui sensualità sembrano riferirsi,
accentuandola, anche
il divano rosso a forma di labbra
in primo piano e subito accanto
una chaise longue a sua
volta rossa e dalle forme altrettanto
accattivanti. Ogni oggetto
in questa stanza è un
omaggio alla seduzione femminile
e all’enigma che questa
sottende, nell’equilibrio che
solo ad alcune donne riesce
fra grazia, eleganza e fascino.
Proseguendo in questa “caccia
al dettaglio”, alle tante argute
suggestioni che Marta Sarti
dissemina nei suoi collage come fossero
rebus, incontriamo un interno in cui
una tazza di tè ancora fumante sul tavolino
al centro della scena diventa indizio
di un’azione interrotta da qualcosa
– forse una telefonata o una visita improvvisa?
– che ha distolto la padrona
di casa da un momento di relax. La cosa
affascinante è che un particolare di per
sé poco influente scatena a tal punto la
curiosità dell’osservatore da spingerlo
a cercare di risolvere questo “enigma”
scrutando gli altri oggetti nella stanza.
Ma per quanto si concentri, per quan-
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MARTA SARTI